Prurito intimo, bruciore, secrezioni: molte donne e ragazze li sperimentano, ma spesso sono fonte di imbarazzo e, per questo, non vengono adeguatamente trattati. Riconoscere i sintomi della vaginite, però, è importante per capire quali sono le cause e intervenire per curarla.

Cos’è la vaginite?

La vaginite è l’infiammazione della vagina – e talvolta della vulva (si parla in questo caso di vulvovaginite) – che si presenta con prurito, eritema, bruciore e perdite vaginali, talvolta maleodoranti.

È processo cosiddetto “flogistico” (comunemente detto “infiammatorio”) che può avere un’origine infettiva ma che può essere legato anche ad alterazioni ormonali o traumi.

Vaginite: le cause

Le cause della vaginite possono essere diverse, ma la tre più frequenti si trovano:

Le cause possono variare in base all’età. Nelle bambine e nelle ragazze, infatti, è spesso di origine infettiva, anche se in alcuni casi i componenti chimici dei prodotti per l’igiene possono provocare irritazione, così come corpi estranei (come la carta igienica).

Nelle donne in età fertile, è generalmente di natura infettiva, mentre è più rara quella di tipo infiammatorio: nella maggior parte dei casi di tratta di vaginite batterica, da candida (micotica) o da Trichomonas, che viene trasmessa sessualmente.

Alcuni fattori possono predisporre a un’eccessiva proliferazione dei batteri patogeni vaginali che sono all’origine della vaginite:

  • Un pH vaginale alcalino (che può essere dovuto a sangue mestruale, sperma o riduzione dei Lactobacillus sp naturalmente presenti);
  • Scarsa igiene personale;
  • Irrigazioni o lavande frequenti;
  • Corpi estranei (carta igienica, tamponi).

Dopo la menopausa, queste tipologie sono meno frequenti, ma la diminuzione degli estrogeni può causare l’assottigliamento della vagina e, conseguentemente, aumentare la suscettibilità alla vaginite infiammatoria. Questa può essere anche una conseguenza anche di trattamenti (come ovariectomia, irradiazione pelvica, alcuni farmaci per la chemioterapia), che causano un calo di estrogeni.

Nelle donne di ogni età, invece, sono presenti dei fattori di rischio che possono aumentare l’incidenza delle vaginiti batteriche, come la presenza di fistole tra l’intestino e l’apparato genitale, o irradiazione pelvica o tumori, che indeboliscono il tessuto compromettendo le normali difese.

Anche prodotti chimici, cosmetici o corpi estranei possono rappresentare un fattore di rischio, spiega il Manuale MSD:

La vulvite non infettiva rappresenta fino al 30% dei casi di vulvovaginite. Può derivare da reazioni di ipersensibilità o irritazione dovute a spray igienici o profumi, assorbenti, detersivi di lavanderia, candeggina, ammorbidenti dei tessuti, colori dei tessuti, fibre sintetiche, additivi per l’acqua da bagno, carta igienica, o, occasionalmente, spermicidi, creme o lubrificanti vaginali, preservativi in lattice, anelli vaginali contraccettivi o diaframmi.

I sintomi della vaginite

Come abbiamo visto, la vaginite si presenta con sintomi riconoscibili che, sebbene varino a seconda della tipologia, sono in larga parte sovrapponibili: prurito, bruciore, eritema, dolore o lieve sanguinamento, perdite vaginali e, in casi più rari, disuria o dispareunia.

In particolare, le secrezioni da vaginite sono facilmente distinguibili dalle normali secrezioni vaginali (inodori e non irritanti, dal colore biancastro e dalla consistenza mucoide): in presenza di infiammazione vaginale, infatti, le perdite sono maggiori e maleodoranti.

Le tipologie di vaginite

È possibile individuare diverse tipologie di vaginite a seconda delle diverse cause che ne sono all’origine e, talvolta, della zona colpita (si parla infatti di vaginite esterna o vulvovaginite quando ad essere colpita è la vulva).

Nel caso di un’infezione da funghi si parla, ad esempio, di vaginite micotica: generalmente si tratta di candida albicans, che riesce a proliferare in seguito a squilibri nell’equilibrio della flora vaginale. Questa vaginite non deve essere confusa con quella batterica (in cui i lactobacilli si riducono e gli anaerobi crescono in eccesso) o con quella da parassiti, tipicamente causata da un protozoo chiamato Trichomonas vaginalis.

Si parla invece di vaginite atrofica quando l’infiammazione della vagina è causata da cambiamenti ormonali – come il calo degli estrogeni nella postmenopausa o a seguito di alcuni trattamenti – e di vaginite non infettiva nei casi in cui a scatenare la vaginite siano prodotti o corpi estranei.

Un caso particolare è quello della vaginite attinica, dovuta alla radioterapia effettuata per la cura di alcuni tumori.

Vaginite: come curarla?

Per curare con successo l’infiammazione della vagina è necessario comprenderne le cause, così da individuare il trattamento farmacologico più adeguato (antibiotico, antimicotico od ormonale) o le abitudini da eliminare per rimuovere i fattori che causano l’infiammazione.

In presenza di sintomi è quindi necessario effettuare una visita ginecologica: sarà lo specialista a indicare eventuali esami di approfondimento e la cura specifica.

In generale, è possibile osservare alcuni accorgimenti che permettono di ridurre il rischio di contrarre la vaginite, come evitare irrigazioni troppo frequenti, preferire la doccia al bagno, pulirsi sempre da davanti verso dietro, evitare i detergenti troppo aggressivi e i vestiti troppo stretti e utilizzare il preservativo.

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