Le donne da moltissimi anni ricorrono alle lavande vaginali per le più disparate ragioni, tutti unite, però, da un comune denominatore: l’idea che una pulizia approfondita e accurata dell’interno della vagina garantisse la massima igiene intima. Si fanno per pulirsi dal sangue dopo le mestruazioni, per eliminare i cattivi odori, o per togliere le tracce residue di sperma dopo un rapporto sessuale.

Sebbene la sua popolarità sia andata scemando nel tempo, mentre un tempo era un metodo naturale estremamente diffuso per pulire le parti intime femminili, la sua diffusione è ancora piuttosto vasta, tanto che alcune stime riportano che, ancora oggi, circa il 40% delle donne con un’età compresa tra i 15 e i 44 anni pratichi una lavanda vaginale regolare, con una frequenza che spazia da una volta alla settimana (per le più adulte) a una al giorno (per le ragazze in fase adolescenziale). Il problema, però, è capire non soltanto se come metodo sia efficace, ma soprattutto se sia sicuro, o se possa comportare pericoli ben più gravi.

La lavanda vaginale è sicura?

lavanda vaginale
Fonte: web

La lavanda vaginale usa acqua o diverse miscele di fluidi, e la maggior parte delle lavande vaginale preconfezionate sono costituite soprattutto da acqua, aceto, bicarbonato di sodio o iodio, prodotti che sono facilmente reperibili in una qualsiasi drogheria, per chi volesse azzardare una lavanda vaginale casalinga; sono confezionati in bottiglie spray proprio perché spruzzano il prodotto nella vagina attraverso un tubo, o un ugello. Ma se vi chiedete se le lavande vaginali siano sicure, sappiate che la gran parte dei dottori raccomandi alle donne di stare alla larga da questo metodo. Questo perché la lavanda, in realtà, può alterare il delicato equilibrio della flora della vagina, ovvero gli organismi che vivono naturalmente nella vagina stessa, e l’acidità che caratterizza una vagina sana.

Nella vagina esistono batteri buoni e cattivi, e il loro equilibrio determina il mantenimento di un ambiente acido; va da sé che modifiche inopportune all’assetto di questi batteri (ad esempio ci può essere un aumento di batteri cattivi) potrebbe portare a infezioni importanti, come la vaginosi batterica. Se invece l’infezione fosse già in corso, le lavande possono spingere i batteri fino all’utero, alle tube di Falloppio e alle ovaie.

Esistono anche vari studi che dimostrano che le donne che praticano regolarmente lavande vaginali sono più soggette a problematiche di vario tipo, a differenza di quelle che non hanno questa abitudine. A volte le controindicazioni riguardano solo piccoli malesseri, altre volte può trattarsi di irritazioni, vaginosi batterica, malattia infiammatorie pelviche e – cosa assai più grave – malattie sessualmente trasmissibili. È infatti del tutto infondata l’idea per cui le lavande possano prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, perché, naturalmente, non garantiscono la protezione di un metodo contraccettivo quale, ad esempio, il preservativo.

La vagina, inoltre, ha una grandissima capacità di pulirsi autonomamente, grazie alla costante produzione di mucose, che servono appunto a lavar via sangue, sperma e le normali perdite vaginali. Se proprio si vuole effettuare una pulizia accurata, è consigliabile lavare l’esterno della vagina con acqua tiepida e saponi neutri, evitando tamponi profumati, le polveri tipo talco e i prodotti per l’igiene intima che potrebbero anch’essi provocare fastidiose infezioni.

Le lavande vaginali aumentano il rischio di tumore?

Veniamo adesso al quesito più importante: tra le tante controindicazioni delle lavande vaginali, la più grave concerne la possibilità di sviluppare con maggiore frequenza il cancro ovarico effettuando delle lavande. I dati, in effetti, non sono confortanti: secondo un recente studio statunitense, riportato da quotidianosanita.it, le donne che fanno uso di lavande vaginali hanno un rischio quasi doppio di sviluppare il cancro ovarico rispetto alle donne che non le utilizzano; non solo, i ricercatori hanno rilevato anche un’associazione tra lavande e cancro alla cervice, riduzione della fertilità, HIV e le altre malattie sessualmente trasmissibili.

Il cancro ovarico è conosciuto come “il killer silenzioso” perché spesso asintomatico fino allo stadio avanzato; solo negli Stati Uniti, dove è stata effettuata la ricerca, sarebbero circa 20 mila le donne cui è stato diagnosticato il cancro ovarico, 14.500 circa quelle che ogni anno muoiono per questo, secondo quanto emerge dai rapporti dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Fermo restando i rischi, e il divieto generale di usare le lavande vaginali, esistono anche circostanze in cui a prescriverle è il ginecologo, ed è l’unico caso in cui vanno fatte.

Istruzioni per la lavanda vaginale (anche fatta in casa)

lavanda vaginale istruzioni
Fonte: web

In caso di candida, ad esempio, il ginecologo può decidere di prescrivere una (o una serie) di lavande vaginali; in questa ipotesi, ogni donna può scegliere se affidarsi ai prodotti disponibili in farmacia oppure se preparare una lavanda vaginale fatta in casa. Nel primo caso bisogna controllare tutte le soluzioni disponibili in farmacia e scegliere quella che sembra più adatta, evitando detergenti profumati o colorati, che aumentano le possibilità di irritazione. Se invece si opta per una preparazione casalinga, si può usare dell’aceto, o del bicarbonato, da spruzzare. In un modo o nell’altro, la lavanda vaginali ha le sue istruzioni da seguire.

Se optate per una lavanda commerciale, di solito è previsto l’uso di un litro d’acqua per prepararla; se invece è fatta in casa, occorre mescolare una parte di aceto con tre di acqua, in modo da ottenere circa 500 ml di liquido. Dopodiché, in entrambi i casi, si deve versare il contenuto in una bottiglia con becco a spruzzo, e, una volta entrate in doccia (per evitare di sporcare in giro per il bagno) si deve inserire la punta in vagina e premere finché il prodotto non è terminato. Terminata l’operazione si deve lavare anche la parte esterna della vagina con il classico sapone neutro.

Ripetiamo, le lavande vaginali devono essere fatte solo se è il medico a prescriverle; altrimenti, evitatele.

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