Psicosi affettiva, gli abissi della mente che trasformano adolescenti e adulti
La psicosi affettiva è chiamata anche disturbo schizoaffettivo: è un disturbo complesso, tanto nella sua definizione quanto nel suo trattamento.
La psicosi affettiva è chiamata anche disturbo schizoaffettivo: è un disturbo complesso, tanto nella sua definizione quanto nel suo trattamento.
La psicosi affettiva interessa sia adulti che adolescenti. I soggetti che si trovano in questa condizione hanno bisogno sia di aiuto specialistico che della vicinanza dei propri cari, amici e familiari, che devono incoraggiare l’individuo a proseguire le cure, sostenendolo nel lungo processo di guarigione, per riprendere in mano la propria vita e migliorarne la qualità.
Altrettanto importante è che chi è vicino al soggetto mantenga contatti con il Servizio di Salute Mentale e informi tempestivamente lo psichiatra curante di ogni aggravamento dei sintomi, di un’eventuale sospensione nell’assunzione dei farmaci, dell’insorgenza di nuovi comportamenti pericolosi.
La psicosi affettiva è chiamata anche disturbo schizoaffettivo. Questo termine risale al 1933, quando Jacob Kasanin lo introdusse per indicare proprio la compresenza di sintomi schizofrenici e sintomi dei disturbi dell’umore.
Si tratta di una malattia psichiatrica cronica in cui il soggetto alterna periodi di depressione (tristezza, perdita di stimoli, sfiducia, demoralizzazione) o eccitamento (euforia, iperattività, irritabilità, sregolatezza) con periodi di maggiore benessere ed equilibrio. Oltre ai sintomi legati all’umore presenta anche episodi tipici della schizofrenia. La persona manifesta anche difficoltà a organizzare con chiarezza i propri pensieri, i propri sentimenti e il proprio comportamento e ha difficoltà a instaurare rapporti interpersonali.
Nello specifico c’è una precisa tempistica parallela alla sintomatologia. Secondo il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali IV) la diagnosi di disturbo schizoaffettivo viene fatta quando:
Nel DSM si fa una distinzione tra due tipi di malattia, a seconda del tipo di disturbo dell’umore che il soggetto manifesta:
I soggetti affetti da psicosi affettiva vivono un continuo stato d’animo altalenante, che oscilla in bilico tra sintomi severi, che peggiorano la qualità della vita perché incidono sulla sfera lavorativa, sentimentale, sociale, scolastica e miglioramento degli stessi.
I sintomi che hanno a che fare con l’alterazione della sfera dell’umore sono:
Invece i sintomi legati alla schizofrenia sono:
La diagnosi di psicosi affettiva è possibile attraverso un esame fisico ed esami strumentali, così da risalire a un’eventuale incidenza di sostanze stupefacenti (alcolici, cocaina, LSD) e da escludere altre patologie mediche (delirium, deficit cognitivo maggiore). Altrettanto necessaria è una valutazione psichiatrica. Osservare il comportamento del soggetto e analizzarne lo stato mentale permette allo specialista di rilevare pensieri suicidi, depressione, stati alterati dell’umore, allucinazioni.
La cura si stabilisce solo valutando attentamente la gravità dei fenomeni. Solitamente la terapia combina farmaci e psicoterapia; nei casi estremi si rende necessario il ricovero ospedaliero, per esempio se c’è rischio per l’incolumità del paziente. I farmaci da somministrare sono antipsicotici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore per ridurre i picchi di mania e depressione nel tipo bipolare.
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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