Vivere nel passato: un rischio per la salute mentale. 5 consigli per smettere
Riluttanza al cambiamento, ruminazione ed evitamento sono alcuni degli effetti negativi del vivere nel passato.
Riluttanza al cambiamento, ruminazione ed evitamento sono alcuni degli effetti negativi del vivere nel passato.
Vivere nel passato è uno stato mentale in cui un individuo è eccessivamente concentrato su eventi, ricordi o esperienze passate piuttosto che essere presente nel momento presente o pianificare il futuro. Questo può manifestarsi in vari modi e avere diverse implicazioni nella vita quotidiana.
Vivere nel passato comporta spesso una costante preoccupazione per i ricordi e un desiderio di tempi passati, tipicamente visti attraverso una lente che li idealizza come migliori rispetto al momento presente. Questa mentalità è caratterizzata da una riluttanza ad abbracciare il cambiamento, mostrando resistenza a nuove idee, abitudini o tecnologie a favore di ciò che era familiare e confortevole.
Questo orientamento può portare a difficoltà nel superare le relazioni o le esperienze precedenti, impedendo la formazione di nuove connessioni e il cogliere nuove opportunità.
Anche i processi decisionali sono influenzati in modo significativo dalle esperienze passate che possono portare a ripetere vecchi schemi o a perdere nuove opportunità. A ciò si accompagna un senso di nostalgia, in cui si prova nostalgia per un periodo precedente della vita, spesso romanzandolo.
Questo approccio è ulteriormente aggravato da un’attenzione ai rimpianti o agli errori del passato che favorisce sentimenti di tristezza, colpa o amarezza.
In un articolo redatto dai ricercatori dell’Istituto di Scienze comportamentali dell’Università di Pécz, in Ungheria, viene trattato il concetto di Time Perspective (TP) in psicologia, ovvero la prospettiva temporale:
La TP è il processo, spesso non consapevole, con cui i flussi continui di esperienze personali e sociali vengono assegnati a categorie temporali, o cornici temporali, che aiutano a dare ordine, coerenza e significato a quegli eventi.
Secondo questa teoria ci sono 5 diverse prospettive temporali che contribuiscono a memorizzare e ricordare gli eventi vissuti nel passato e influenzano le aspettative sugli eventi attuali o futuri: Passato-negativo, Passato-positivo, Presente-edonistico, Presente-fatalistico e Prospettive future.
Nello specifico, l’orientamento negativo al passato si concentra sui fallimenti e sulle frustrazioni subite in passato mentre l’orientamento positivo al passato può essere caratterizzato da una visione positiva degli eventi passati. Di particolare rilevanza è l’influenza che questi approcci hanno sulla persona, sulle sue esperienze emotive e il suo benessere generale anche in rapporto al suo futuro.
Inoltre, in uno studio del professor Maciej Stolarski e del professor Gerard Matthews, viene sottolineato come proprio le due prospettiva temporali legate al passato agiscano sull’affettività, sui sentimenti personali predicendo anche i tratti della personalità: il TP negativo del passato è risultato essere associato a depressione, ansia, all’impulsività e a una bassa autostima, essendo l’individuo focalizzato su esperienze associate a emozioni negative, dolorose o legate al rimpianto.
Ciò che muove il pensiero volto al passato, all’interno della prospettiva psicologica, è la nostalgia: essa può essere positiva (caratterizzata da ricordi felici e rosei del passato, spesso associata a sensazioni di calore, felicità e comfort) o negativa (caratterizzata da ricordi agrodolci o addirittura dolorosi del passato, spesso associata a tristezza e rimpianto). In un’intervista la psicologa e docente Krystine Batcho spiega cosa si intende con questo concetto:
[…] la nostalgia è un’esperienza emotiva che unifica. Un esempio di ciò è che aiuta a unire il nostro senso di chi siamo, il nostro sé, la nostra identità nel tempo. Perché nel corso del tempo cambiamo costantemente, cambiamo in modi incredibili. Non siamo più gli stessi di quando avevamo tre anni, per esempio. La nostalgia, motivandoci a ricordare il passato della nostra vita, ci aiuta a unirci al nostro io autentico, a ricordarci chi siamo stati e a confrontarlo con chi sentiamo di essere oggi.
Inoltre questa sensazione si suddivide in 3 diverse categorie che ne descrivono la natura:
L’attaccamento al passato può influenzare profondamente l’individuo, ecco quali sono le conseguenze più comuni sulla salute mentale:
Vivere nel passato spesso si manifesta come comportamento auto-sabotante, che è essenzialmente un modello di azioni che hanno un impatto negativo sulla vita di una persona, in particolare come risposta ai traumi del passato. Questi comportamenti iniziano tipicamente come meccanismi di coping per evitare o attenuare le sensazioni spiacevoli associate ai ricordi dolorosi.
Per esempio, per sfuggire a pensieri intrusivi o alla vulnerabilità emotiva, gli individui possono ricorrere all’automedicazione, a tattiche di evitamento o ad altre abitudini dannose. Questi schemi spesso portano a una serie di relazioni malsane, creando un ciclo tossico in cui si ricorre a comportamenti auto-sabotanti per schivare i fattori emotivi scatenanti.
Chi rimane saldamente ancorato al passato può cadere nella ruminazione, un fenomeno che l’educatrice alla salute mentale Tanya J. Peterson definisce come:
Un ciclo di preoccupazioni eccessive in cui si ritorna ripetutamente agli stessi pensieri negativi.
La ruminazione ha un impatto sulla salute mentale e intensifica i sintomi se già si soffre di depressione o ansia. Ciò che distingue una normale preoccupazione dal ruminare sul passato risiede nel fatto che nel primo caso ci si concentra sulle possibili soluzioni o lezioni che si possono trarre da quella situazione, mentre ruminare spinge la persona a concentrarsi esclusivamente sui lati negativi in modo continuo senza cercare una via di uscita.
L’evitamento si manifesta spesso con la procrastinazione, ovvero l’atto di ritardare o rimandare i compiti. La radice di questo comportamento è spesso legata all’ansia o al disagio associato alle responsabilità attuali che sembrano insormontabili rispetto alla familiarità e alla sicurezza delle esperienze passate. Come meccanismo di coping, le persone possono scegliere inconsciamente di soffermarsi sul passato, dove i risultati sono noti e immutabili, piuttosto che affrontare le incertezze del presente o del futuro.
Questo ciclo di evitamento e procrastinazione può portare a una stagnazione della crescita personale e allo sviluppo di sentimenti di colpa o di inadeguatezza, radicando ulteriormente l’individuo in uno schema che ostacola il progresso e la realizzazione personale.
L’attenzione volta al passato può rendere difficile l’adattamento alle nuove situazioni o ai cambiamenti della vita, provocando la sensazione di essere bloccati o incapaci di andare avanti affrontando il futuro con serenità. Ad alimentare questo senso di incompiutezza e stallo è anche lo stress cronico: se il pensiero verso gli avvenimenti passati della propria vita diventa persistente, costante si svilupperà una sensazione di stress che sembra non passare mai.
Vivere nel passato non rappresenta un limbo dal quale è inevitabile uscire, al contrario, se questo impedisce di vivere il presente serenamente, ecco come fare per cambiare approccio:
Provare nostalgia per il passato non è necessariamente sempre negativo, ecco in che modo può contribuire al proprio benessere:
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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