Che impatto ha lo stigma sulle persone con malattia mentale?
Lo stigma che accompagna la malattia mentale è duro a morire, ma superarlo è necessario per assicurare dignità, rispetto e parità alle persone che ne soffrono.
Lo stigma che accompagna la malattia mentale è duro a morire, ma superarlo è necessario per assicurare dignità, rispetto e parità alle persone che ne soffrono.
Gli effetti di questi pregiudizi sulle persone che ne soffrono sono drammaticamente concreti e non solo non permettono di vivere liberamente e con dignità, ma possono incidere sulle possibilità di recupero e guarigione.
Alla malattia mentale si accompagnano spesso pregiudizi e discriminazione, che implicano spesso stereotipi diffusi basati su convinzioni errate.
Le persone con malattie mentali possono essere descritte come più violente del resto della società. Una persona con ansia può essere etichettata come codarda. Alle persone depresse può essere detto di “tirarsi su”. Le persone che convivono con la schizofrenia sono erroneamente descritte come “personalità divise“. Questi sono tutti esempi di stigma nei confronti delle persone con malattie mentali.
Anche quando una persona con una malattia mentale viene derisa o chiamata debole per aver cercato aiuto – come è accaduto ad esempio a Marco Bellavia davanti alle telecamere del GFVip – siamo in presenza di uno stigma.
Lo stigma può provenire dalla società, dai datori di lavoro, dai media e persino dai nostri amici e familiari. A volte, lo stigma arriva da noi stessi. Per questo, parlare di “stigma” al singolare non è corretto: gli esperti, infatti, ne individuano almeno 3 tipi:
Secondo la Mental Health Foundation, nove persone su dieci con problemi di salute mentale affermano che lo stigma e la discriminazione hanno un effetto negativo sulle loro vite. Lo stigma, però, non colpisce direttamente solo loro, ma anche le persone care che le supportano, compresi i loro familiari.
Come spesso accade, anche lo stigma nei confronti della malattia mentale nasce da una mancanza di comprensione dovuta a ignoranza e disinformazione che alimentano atteggiamenti o convinzioni negative basate sul pregiudizio.
Come spiega lo studio Stigma of Mental Illness-1: Clinical reflections,
Lo stigma è stato esacerbato nel XIX secolo dalla separazione del sistema di trattamento della salute mentale dalla corrente principale dell’assistenza sanitaria. Tuttavia, lo stigma ha origine da molteplici fonti, che funzionano in modo sinergico e hanno serie implicazioni sulla vita di un individuo. Crediamo che possa avere origine da fonti personali, sociali e familiari, e dalla natura della malattia stessa. Diversi studi mostrano che lo stigma di solito deriva dalla mancanza di consapevolezza, mancanza di istruzione, mancanza di percezione e dalla natura e dalle complicazioni della malattia mentale, ad esempio comportamenti strani e violenza.
Questo non significa che lo stigma sia una caratteristica delle persone ignoranti: anche alcuni professionisti della salute mentale, infatti, hanno convinzioni negative sulle persone di cui si prendono cura.
Un ruolo fondamentale nel rafforzare e diffondere lo stigma è giocato dai media: se una parte dei media associa la malattia mentale alla violenza, ciò promuove il mito che tutte le persone con una malattia mentale siano pericolose (quando gli studi mostrano che sono invece le persone con malattie mentali ad avere maggiori probabilità di essere vittime rispetto ad autori di violenza). I media possono alimentare il pregiudizio in diversi modi:
Secondo lo studio citato, inoltre, «una delle principali fonti di stigma è riconosciuta come proveniente da fonti pubbliche come i datori di lavoro».
Lo stigma della malattia mentale non è pericoloso solo perché può far sentire “diverse” le persone che ne sono affette e alimentare il pregiudizio e gli stereotipi. Ci sono molti altri effetti della discriminazione, molto più concreti. Tra questi possiamo trovare, ad esempio:
Non solo: secondo un’ampia review degli studi sul tema, anche l’autostigma ha effetti molto pericolosi, che possono includere negativamente sulla guarigione tra le persone con diagnosi di gravi malattie mentali:
Dati confermati anche da uno studio del 2017, che ha coinvolto più di 200 persone con malattie mentali per un periodo di due anni e ha rilevato che un maggiore autostigma era associato a un minor tasso di guarigione dalla malattia mentale dopo uno e due anni.
Gli effetti dello stigma sono così pervasivi, ha spiegato un editoriale su The Lancet, che possono influenzare anche la percezione del fenomeno stesso, influenzando negativamente l’entusiasmo politico, la raccolta e la disponibilità di fondi di beneficenza, oltre che il sostegno ai servizi locali e il finanziamento della ricerca per la salute mentale rispetto ad altre condizioni di salute.
In alcune comunità razziali ed etniche, lo stigma può essere un grosso ostacolo per le persone che accedono ai servizi di salute mentale. In alcune culture asiatiche, ad esempio, cercare un aiuto professionale per le malattie mentali può essere visto come in contrasto con i valori culturali che insistono sull’idea di famiglia forte, moderazione emotiva ed evitamento della “vergogna”.
La sola presenza della malattia mentale, però, in alcune culture è sufficiente perché le persone affette vengano rifiutate dalla famiglia: è il caso dell’India, in cui secondo dati del The Indian Express quasi 6.000 persone sono state abbandonate dal 2016 al 2021, una condizione che colpisce in modo particolare le donne.
Superare lo stigma mentale è necessario non solo per assicurare una vita dignitosa e pari condizioni alle persone che ne soffrono, rompendo lo schema di effetti perversi che derivano dalla discriminazione, ma anche per rendere più facile ed efficace l’accesso alle cure.
Rompere la visione stereotipata della malattia mentale, inoltre, potrebbe aiutare molte persone a cercare aiuto senza avere paura di subire pregiudizi.
Un’azione sempre più fondamentale in un momento come quello che stiamo vivendo: a una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza del benessere mentale, infatti, si aggiungono gli effetti di due anni di pandemia che, secondo The Lancet, hanno portato a un aumento dei casi depressione del 27,6% e dei casi di ansia del 25,6%.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
Cosa ne pensi?