Sexsomnia, il disturbo di chi pratica sesso inconsapevole mentre dorme
Immaginate di fare sesso nel sonno e non ricordarlo al risveglio. È quello che accade a chi soffre di sexsomnia, una parasonnia che può diventare pericolosa.
Immaginate di fare sesso nel sonno e non ricordarlo al risveglio. È quello che accade a chi soffre di sexsomnia, una parasonnia che può diventare pericolosa.
“Sexsomnia” è un termine coniato dai ricercatori Shapiro, Trajanovic e Fedoroff dell’Università di Toronto che nel 2003 hanno partecipato a uno studio che aveva l’obiettivo di descrivere una nuova parasonnia caratterizzata da comportamenti erotici manifestati durante le fasi di sonno non-REM profondo. Nel 2014, è stata inserita nella Classificazione internazionale dei disturbi del sonno.
Nelle parasonnie dei sistemi fisiologici generalmente attivi durante il periodo di veglia si attivano in modo anomalo mentre si dorme. Nel caso della sexsomnia (conosciuta anche più semplicemente come sex sleep) vengono compiuti in modo automatico, quindi senza nessuna consapevolezza, atti sessuali che comprendono offese e autoerotismo ma anche veri e propri abusi e violenze sessuali.
La sexsomnia (che in italiano prende il nome di sessuosonnia o sonnambulismo sessuale), spiega la dottoressa Teresita Forlano, psicoterapeuta e sessuologa,
si verifica in genere durante le prime ore di sonno. I pazienti durante l’evento non hanno interazioni coscienti con l’ambiente circostante e anche se si risvegliano in genere non hanno alcun ricordo di ciò che è accaduto (“amnesia sessuale”). Le persone con sexsomnia sono affette frequentemente da altre parasonnie, quali il sonnambulismo, i risvegli confusionali, i terrori notturni.
Come è facile intuire, i sintomi sono legati al manifestarsi della parasonnia, quindi attività motoria sessualmente orientata come sospiri, movimenti ritmici del bacino, masturbazione, sesso orale, fino ad atti sessuali completi, talvolta fino a raggiungere l’orgasmo:
Il comportamento sessuale che si verifica durante il sonno è variabile. Negli ultimi anni sono state descritte varie forme di attività erotica, fino a rapporti sessuali fisiologici e veri e propri atti di violenza sessuale. In questi casi sono presenti contemporaneamente un’alterazione comportamentale del sonno REM, di sonnambulismo violento o non violento con comportamenti sessuali durante il sonno N-REM.
In molti casi, solo la presenza di un o una partner o di qualcuno vicino durante il sonno ha permesso ai pazienti di scoprire di essere affetti da questo disturbo: chi ne soffre, infatti, non ricorda cosa è accaduto durante gli attacchi e, pertanto, ignora il disturbo fino a che non si manifesta in presenza di qualcun altro.
Il primo caso di sex sleep a essere ripreso e documentato è quello di una donna di 61 anni che, presso il Centro di Medicina del Sonno dell’ospedale Molinette di Torino ha fatto autoerotismo per alcuni minuti durante un ricovero senza ricordare nulla al suo risveglio.
A livello clinico, sono disponibili una serie di strumenti diagnostici che vanno da indagini anamnestetiche – registri del sonno, le valutazioni cliniche, i questionari del sonno, le interviste psichiatriche strutturate – a test quali polisonnografia, l’actigrafia, l’elettroencefalogramma per il sonno e la veglia.
Come per molte parasonnie, non sono state individuate univocamente le cause scatenanti dello sleep sex, che potrebbe avere, tra le altre, componenti genetiche. Tra i fattori di rischio ci sono indubbiamente l’uso frequente di farmaci, alcool, droghe e lo stress, così come la presenza di altri disturbi del sonno: secondo uno studio più recente sempre a firma del Dott. Shapiro, l’80% dei pazienti affetti da altre parasonnie la presenterebbe.
Secondo la stessa ricerca, questo disturbo colpirebbe più gli uomini che le donne, anche se è stato osservato che uomini e donne manifestino questa parasonnia in modo diverso: i primi tendono a coinvolgere altre persone, mentre tra le seconde sono più frequenti gli atti di autoerotismo.
Rispetto ad altri disturbi del sonno, la sexsomnia è particolarmente insidiosa, sia per chi ne soffre che per chi gli o le sta vicino: il sex sleep, infatti, pone molti problemi a livello di consenso, non solo per chi può diventare vittima di un approccio non consensuale o di vere e proprie violenze da parte di una persona che ne è affetta, ma anche per gli stessi malati, che possono cercare contatti di tipo sessuale senza però volerlo e a cui potrebbero non acconsentire durante la veglia.
Nel primo caso, le conseguenze sono anche a livello legale: in più di un caso, infatti, persone affette da sexsomnia che avevano commesso violenze sessuali o molestie (persino su figli minori) sono state assolte poiché non essendoci consapevolezza, le azioni non vengono ritenute intenzionali e quindi gli imputati non sono ritenuti legalmente responsabili.
Nel secondo, la situazione è meno chiara, ma non per questo non meno problematica: se vero che è il soggetto a farsi parte attiva di un atto sessuale, può però esserci consenso senza consapevolezza?
Quanto questi due aspetti coesistano e influenzino profondamente le vite di queste persone e dei loro partner lo dimostrano meglio di ogni ragionamento le parole di un ragazzo affetto da sexsomnia:
Ho acquisito familiarità con la sensazione disincarnata di infilarmi i boxer al mattino e di sentirmi dire “la scorsa notte è stata una follia” senza assolutamente ricordare di aver mai partecipato a qualcosa di più selvaggio del russare. […] Cominciavo a temere di dormire accanto a qualcuno, soprattutto alla donna che amavo ma anche a includere una compagna di letto platonica in gita in montagna con i miei amici […]
Per non parlare della preoccupante realtà che nemmeno io avevo dato esattamente il consenso. Non mi sembrava giusto incolpare la mia partner, però. Era il mio disturbo, dopotutto. Alcuni aspetti di me lo stavano facendo accadere. E indipendentemente da chi rispondeva, cercava sempre di chiedermi prima se fossi sveglio. La parte più indicibile di quelle conversazioni era, ovviamente, immaginare la notte temuta in cui avrei potuto oltrepassare il limite. La notte in cui non era pronta per questa cosa di Jekyll e Hyde. La notte che avrebbe potuto cambiare così irrevocabilmente entrambe le nostre vite.
Una vera e propria cura per la sexsomnia non esiste: il trattamento deve essere adeguato al singolo caso e può prevedere sia un trattamento farmacologico che psicoterapia, in parallelo a un cambiamento degli stili di vita e all’eliminazione di tutti i fattori di rischio che possono scatenare il sex sleep.
La psicoterapia, in particolare, può essere fondamentale sia per controllare il disturbo che per gestirne le conseguenze, come sensi di colpa, vergogna e problemi relazionali; in questo caso, anche il o la partner dovrebbe prendervi parte, così da superare le possibili implicazioni a livello di coppia.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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