Cos'è la mentalizzazione e perché mentalizzare è importante
La mentalizzazione consente di comprendere meglio sé stessi e gli altri migliorando le relazioni interpersonali e il proprio stato emotivo.
La mentalizzazione consente di comprendere meglio sé stessi e gli altri migliorando le relazioni interpersonali e il proprio stato emotivo.
Ecco quali sono le sue caratteristiche e perché è un’abilità da coltivare.
Mentalizzazione è un termine che si riferisce al processo cognitivo attraverso il quale le persone cercano di comprendere il proprio stato mentale e quello degli altri al fine di interpretare e rispondere in modo adeguato alle situazioni sociali. Si tratta della capacità di attribuire significato alle azioni, ai pensieri e alle emozioni degli altri oltre che ai propri.
La mentalizzazione è caratterizzata da 4 aspetti fondamentali:
Il concetto di mentalizzazione vede la luce all’interno della letteratura psicoanalitica alla fine degli anni ’60 ma si diversifica all’inizio degli anni ’90 quando Simon Baron-Cohen, Chris Frith e altri lo applicarono ai deficit neurobiologici nell’autismo e nella schizofrenia.
All’interno di questo contesto Peter Fonagy e Anthony Bateman si distinsero per aver applicato la mentalizzazione alla psicopatologia dello sviluppo nel campo delle relazioni di attaccamento del bambino alle sue figure di riferimento.
I due ricercatori hanno descritto la mentalizzazione come una componente fondamentale dello sviluppo di una personalità sana che si ottiene attraverso l’attaccamento sicuro del bambino al genitore. Questo concetto ha trovato particolare applicazione nella comprensione e nel trattamento del disturbo borderline della personalità (BPD) sviluppato dai due ricercatori, i quali hanno riscontrato la ridotta capacità da parte chi soffre di questo disturbo di regolare la propria sfera emotiva e gestire l’impulsività, soprattutto nel contesto delle interazioni interpersonali e una conseguente incapacità di mentalizzare dovuta a uno scarso attaccamento alle figure genitoriali nei primi anni di vita.
La mentalizzazione si sviluppa principalmente durante l’infanzia grazie all’esperienza relazionale con le figure di attaccamento, chiamate caregiver, ovvero le persone che sono responsabili della cura e della protezione del bambino.
In particolare, lo sviluppo della mentalizzazione è influenzato dalla qualità dell’attaccamento e dalle interazioni che il bambino ha con queste figure di riferimento in quanto se il bambino si sente protetto e accudito riuscirà a sperimentare emozioni positive come la fiducia e la serenità.
La presenza di un ambiente emotivamente sicuro è fondamentale per lui, favorisce lo sviluppo della mentalizzazione del bambino che si trova nelle condizioni di esplorare il mondo e di interagire con gli altri in modo aperto e curioso, sperimentando le emozioni e le relazioni in modo regolato e funzionale.
La capacità di mentalizzare permette ai bambini di sviluppare un senso di identità, un concetto di sé stabile. Questo migliora la comprensione dei propri sentimenti e delle proprie motivazioni e di quelle degli altri. Questa comprensione si traduce in una maggiore consapevolezza sociale e situazionale aiutando i bambini a imparare ad adattarsi in modo flessibile a situazioni diverse, in modo da raggiungere al meglio i propri obiettivi in tali situazioni.
Per Peter Fonagy e Anthony Bateman sono cruciali due aspetti, la comprensione approfondita dell’esperienza dei bambini da parte dei caregiver e il feedback che i bambini ricevono su tale esperienza. Se la figura di attaccamento non è in grado di riflettere sullo stato d’animo del bambino, quest’ultimo non riceve le istruzioni necessarie per sviluppare la mentalizzazione, quindi succede che sperimentando emozioni negative come l’ansia e la paura portino il bambino a sviluppare strategie di regolazione emotiva disfunzionali, come la negazione o la repressione delle emozioni, che possono interferire con lo sviluppo della mentalizzazione.
Durante l’adolescenza, lo sviluppo della mentalizzazione continua in quanto può essere influenzato dalla qualità delle relazioni con i pari, ovvero gli amici e i coetanei che permettono ai giovani di sperimentare diverse prospettive e di sviluppare una maggiore comprensione delle emozioni e dei pensieri degli altri.
Ma anche l’esperienza di vita adulta può influenzare il livello di sviluppo della mentalizzazione, poiché ciò che accade e le relazioni continuano a plasmare la capacità di comprendere gli stati mentali propri e degli altri.
Mentalizzare è importante per diverse ragioni, ecco alcuni motivi per i quali è essenziale sviluppare questa abilità:
Il deficit di mentalizzazione può avere conseguenze significative sulla qualità della vita e sulle relazioni interpersonali.
Chi mostra un deficit di mentalizzazione può avere difficoltà a comprendere i propri stati mentali, a regolare le proprie emozioni e a comprendere gli stati mentali degli altri. Questo può portare a conflitti interpersonali, a situazioni di isolamento sociale e a problemi di salute mentale. Il deficit di mentalizzazione porta anche problemi di comunicazione e comprensione reciproca e di gestione delle emozioni in modo appropriato: la persona potrebbe essere quindi incline a reazioni impulsive o a una maggiore sensibilità allo stress, il che può portare a problemi di salute mentale come l’ansia o la depressione.
Inoltre, chi non ha sviluppato la mentalizzazione può avere difficoltà a comprendere se stesso, il che può portare a una carenza di autostima e di senso di autoefficacia che si manifestano nella convinzione di essere incapaci di costruire relazioni profonde, significative con gli altri.
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
Cosa ne pensi?