Se c’è una cosa che differenzia l’uomo moderno dagli animali o dai nostri primissimi antenati, è la nostra incapacità (o comunque una capacità molto limitata) di orientarci al buio, tanto che questo può essere percepito come una vera e propria fonte di disagio in chi vi si trova. Una condizione che però, se da un lato riduce o annulla il senso della vista, dall’altro va ad amplificare tutti gli altri sensi, portando anche a una più ampia comprensione di sé, a un ascolto maggiore e a una maggior coscienza, anche grazie alla meditazione al buio.

Una pratica che, in effetti, non è per nulla nuova, ma che anzi ha origini antichissime. Basti pensare a personalità del calibro di Maometto o del Buddha, che proprio nell’oscurità di una grotta hanno ricevuto l’illuminazione. O come, ancora oggi, viene fatto con i bambini della Comunità colombiana dei Kogi, che vengono isolati in grotte fino all’età di nove anni per poter sviluppare le proprietà curative dentro di sè mettendosi in una più elevata connessione con il cosmo.

Una pratica che, quindi, nonostante possa sembrare strana o impossibile da sostenere, racchiude in sé moltissimi benefici e che vale la pena di essere scoperta.

Cos’è la meditazione al buio?

Per prima cosa, quindi, è bene capire esattamente di cosa stiamo parlando, ovvero di cos’è davvero la meditazione al buio o darkroom retreat. Si tratta di particolare tipologia di meditazione che permette di trascorrere da qualche ora a qualche giorno completamente al buio, provando l’esperienza unica e totalizzante di viaggiare dentro di sé, superando il disagio dell’oscurità per ritrovare una luce che arriva da dentro. Il tutto “sfruttando” le potenzialità del buio sul nostro cervello.

Una pratica che solitamente viene proposta su più giorni ma che, di fatto, è piuttosto impegnativa, tanto che può portare ad avere allucinazioni e una percezione alterata della realtà, arrivando spesso ad essere abbandonata da chi la sta provando. Ma anche una tipologia di meditazione che si può adattare alle esigenze e ai limiti personali, provando la meditazione al buio durante singole lezioni o sessioni. Come fosse una normale pratica di meditazione, sia guidata da un maestro che svolta in autonomia.

Come si medita al buio

La mancanza di luce, infatti, mette in moto alcuni cambiamenti all’interno del nostro cervello. Modifiche che portano effettivamente a una facilitazione delle esperienze trascendentali. Questo avviene come conseguenza dell’attivazione della ghiandola pineale, dell’ipotalamo e della ghiandola pituitaria.

Durante i primi giorni di darkroom retreat, infatti, il corpo produce melatonina, che altro non è che l’ormone del sonno. In questo stadio, quindi, il corpo e la mente si calmano in modo profondo. Al quinto giorno di buio, poi, la pinolina, un ormone neurotrasmettitore che è presente nella ghiandola pineale, permette di raggiungere degli stati di coscienza maggiori e molto elevati, dando anche origine ai sogni lucidi e acuendo i sensi.

Un percorso meditativo che si potrebbe definire estremo, al limite, che porta ad oltrepassare ciò che si conosce, a fare i conti con i lati più nascosti o tenuti a bada dalla coscienza, obbligando a osservarsi, aprirsi, rendersi vulnerabili, quasi come una resa. Fino a che ce la si fa.

Dalla meditazione al buio, infatti, si può uscire quando si vuole, ma non si esce mai come ci si è entrati.

I benefici del “darkroom retreat”

La meditazione al buio, infatti, porta con sé tantissimi benefici, tra cui:

  • un rilassamento profondo;
  • la rigenerazione del sistema nervoso;
  • una disconnessione dagli stati di ansia o dalle preoccupazioni;
  • una disintossicazione a livello corporeo e della mente;
  • una maggior percezione dei propri sensi;
  • la scoperta di ciò che è celato dal buio;
  • un aumento della creatività;
  • il superamento della paura dell’oscurità e persino di quella della morte;
  • la focalizzazione sul momento presente, liberandosi dal passato e senza pensieri verso il futuro;
  • un aumento della propria capacità di intuizione.

Oltre poi ai benefici che l’oscurità, implicita nella pratica della meditazione al buio, porta a livello della salute fisica, come:

  • l’interruzione dell’eccessiva secrezione del cortisolo come risposta agli stati di stress;
  • il miglioramento del metabolismo dei glucidi;
  • la riduzione del tasso di trigliceridi;
  • una maggior stimolazione del sistema immunitario
  • la neutralizzazione dei radicali liberi (svolgendo un’azione antiossidante e antietà);
  • la facilitazione della rigenerazione e della replicazione del DNA.

Tanti benefici a diversi livelli, sia fisici che mentali, che migliorano la salute del corpo e la vita sotto ogni punto  di vista. Purché si lasci da parte la luce per un po’, dando spazio alla luminosità che arriva da dentro.

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