Ci sono malattie che riguardano spesso esigue fasce di popolazione, ma non per questo non ci riguardano: è importante continuarne a parlare, perché, sebbene la statistica sembra non colpirci, queste malattie possono interessare chiunque. Ed è altrettanto importante imparare a riconoscere i campanelli d’allarme, per rivolgersi subito a un medico che possa aiutare a giungere a una diagnosi e a un trattamento corretto.

Una di queste malattie, spesso sottovalutata perché ai suoi esordi è in alcuni casi asintomatica, è rappresentata dalle cisti di Tarlov.

Cosa sono le cisti di Tarlov?

Le cisti di Tarlov, dette anche cisti perineurali – si legge su Osservatorio Malattie Rare – sono sacche piene di liquido cerebrospinale che si formano in corrispondenza della colonna vertebrale, soprattutto a livello della zona sacrale, e che possono provocare una progressiva radicolopatia, ossia la disfunzione della radice di un nervo causata dalla sua compressione.

Rare Disease spiega che quando questa malattia – descritta per la prima volta nella letteratura scientifica nel 1938 – colpisce, si può essere affetti da più di una cisti e che queste possono avere varie dimensioni.

Anche i sintomi cambiano da persona a persona, in base alle dimensioni e alla posizione della cisti sul proprio corpo. A volte sono asintomatiche, ma possono crescere e causare sintomi come dolore nell’area dei nervi colpiti, intorpidimento, incontinenza, impotenza e debolezza.

Le cisti di Tarlov colpiscono più le donne che gli uomini, anche se l’effettiva incidenza della malattia non è nota: si stima che ne sia colpito tra il 4,6 e il 9% dell’intera popolazione adulta mondiale.

Le cause delle cisti di Tarlov

Cisti di Tarlov
Fonte: Pixabay

Non ci conosce la causa delle cisti di Tarlov. Rare Disease parla di teorie, di ipotesi, per cui occorrono degli studi appositi, tuttavia la malattia potrebbe essere provocata da:

  • un processo infiammatorio legato alla radice dei nervi;
  • un trauma;
  • un problema di comunicazione congenito tra lo spazio in cui si trova il liquido cerebrospinale e l’area dei nervi interessati;
  • alcuni sforzi (come per esempio il sollevamento di carichi pesanti);
  • disturbi del tessuto connettivo.

Cisti di Tarlov: i sintomi

Laddove la malattia non è asintomatica ci sono invece dei sintomi ben precisi, come spiega ancora Rare Disease, ovvero:

  • dolore cronico nella regione lombo-sacrale (che può espandersi alle gambe e peggiorare quando si cammina);
  • dolore alla schiena, al collo, alle braccia e alle mani (che peggiora quando si starnutisce o si tossisce);
  • dolore alla vulva, ai testicoli, al retto e all’addome;
  • mal di testa cronico;
  • visione offuscata;
  • ipertensione agli occhi;
  • vertigini.

Le conseguenze delle cisti di Tarlov

Cisti di Tarlov
Fonte: Pixabay

La cisti di Tarlov, come commenta l’Osservatorio Malattie Rare, può essere fortemente invalidante, tanto più che è una patologia degenerativa dalla quale non si può guarire completamente.

Dato che la malattia colpisce i nervi, si possono verificare problemi con le funzioni neurologiche come perdita dei riflessi, della sensibilità, minzione dolorosa o incontinenza, oltre che impotenza, bruciore e formicolio.

Cisti di Tarlov: trattamento ed esercizi

Non esiste una vera e propria terapia che consente di guarire dalla malattia, ma di solito si interviene sul sintomo per alleviarlo e migliorare la qualità della vita del paziente. Come spiega Rare Disease, di solito possono essere prescritti antinfiammatori non steroidei contro l’infiammazione dei nervi, ma ci si può servire di una stimolazione nervosa elettrica transcutanea in cui impulsi elettrici vengono trasmessi attraverso la pelle per controllare il dolore.

Altre volte si drena dalla cisti il liquido cerebrospinale attraverso aspirazione, ma naturalmente è un gatto che si morde la coda, perché il liquido può tornare in breve a riempire la cisti. Una soluzione lievemente diversa comporta il drenaggio con il successivo riempimento della cisti con diversa sostanza, come grasso o colla di fibrina, che è minimamente invasiva e permette di sigillare la cisti, impedendole di riempirsi di nuovo.

Se nessuna di queste soluzioni dovesse funzionare, si opterà per la rimozione chirurgica, che però non può essere effettuata da tutti e dipende da variabili come progressione della malattia, età del paziente, salute generale.

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