Dopo il video in cui Kate Middleton ha rivelato che si sta sottoponendo a “chemioterapia preventiva” per un cancro all’addome, in molte e molti si sono chiesti in cosa consista questo tipo di trattamento.

Vediamo insieme in quali casi può essere somministrata, quanto è efficace e i possibili effetti collaterali.

Cosa si intende per chemioterapia preventiva?

La chemioterapia preventiva – conosciuta anche come terapia adiuvante – è un trattamento di follow-up che può essere raccomandato dai medici per eliminare tutte le cellule tumorali, anche quelle che non possono essere rilevate e che potrebbero non essere state distrutte con il trattamento primario del cancro (che di solito consiste nella rimozione chirurgica del tumore), riducendo così le possibilità di una recidiva.

La chemioterapia preventiva funziona anche grazie alla rimozione di sostanze, come gli ormoni, che potrebbero incoraggiare la crescita di un tipo specifico di cancro.

Il termine “preventiva” rischia di creare confusione perché questo tipo di trattamento non viene utilizzato per prevenire il cancro nelle persone che non sono ad alto rischio o che non sono state diagnosticate e trattate per la malattia, ma per ridurre il rischio di recidiva in persone che hanno già sviluppato un tumore.

L’uso di farmaci o altre sostanze naturali o sintetiche per contribuire a ridurre il rischio di una persona ad alto rischio – ad esempio quelle con una forte storia familiare di cancro, una condizione precancerosa o che hanno avuto un tumore – di sviluppare il cancro si chiama invece chemioprevenzione.

Si tratta, spiega il sito della Fondazione Veronesi, di una strategia terapeutica che consiste nel prevenire e contrastare l’insorgenza e lo sviluppo di tumori tramite l’assunzione di farmaci, sostanze naturali o alimenti in grado di rallentare il processo di cancerogenesi. Per questo,

l’uso del termine chemio-prevenzione è improprio e fuorviante, in quanto richiama all’utilizzo di farmaci chemioterapici, e sarebbe più opportuno parlare di “terapia preventiva”, proprio per indicare una cura, che può essere costituita da farmaci, ma anche da oligoelementi, sali minerali e vitamine, che viene assunta da persone sane con lo scopo di evitare lo sviluppo di un cancro.

In quali casi si somministra

La chemioterapia preventiva viene utilizzata soprattutto nei casi di cancro al seno, all’intestino (colon) e ai polmoni, contro i quali si è dimostrata più efficace, ma può essere raccomandata anche per altre forme della malattia.

Ad esempio, la chemioterapia adiuvante viene spesso utilizzata dopo l’intervento chirurgico per il cancro epiteliale dell’ovaio, la forma più comune di cancro ovarico, a causa del rischio di recidiva della malattia. In base al tipo di cancro, allo stadio della malattia e ad altre proprietà del tumore, i medici valutano se la somministrazione della terapia adiuvante può essere indicata.

Gli effetti collaterali della chemioterapia preventiva

Come la chemioterapia “tradizionale”, anche quella preventiva ha degli effetti collaterali che dipendono dal fatto che i farmaci non attaccano esclusivamente le cellule tumorali, ma anche tutte quelle che si riproducono rapidamente: capelli, midollo osseo, pelle e rivestimento del sistema digestivo. In questo caso, però, si tratta di un danno che è temporaneo e i cui effetti tendono a scomparire una volta terminato il trattamento.

Gli effetti collaterali dipendono in gran parte dal tipo di farmaco somministrato. In generale, possono essere presenti stanchezza, nausea, vomito, diarrea, ulcere in bocca, un aumento del rischio di contrarre infezioni e perdita di appetito. Alcuni farmaci talvolta somministrati durante la chemioterapia possono attaccare altri organi, ad esempio provocando intorpidimento delle mani e dei piedi.

I pazienti possono sperimentare anche il cosiddetto “chemo brain” (tradotto in italiano con “cervello da chemio”, “chemio-cervello” o “nebbia da chemioterapia”) ovvero quei problemi di confusione del pensiero e di memoria che chi affetto da cancro può avere prima, durante o dopo il trattamento. I sintomi includono comportamento o pensiero disorganizzato, confusione, perdita di memoria e difficoltà di concentrazione, attenzione, apprendimento e capacità di prendere di decisioni.

Le complicazioni non dipendono solo dai farmaci, ma anche dalla tipologia di paziente: i giovani, infatti, tendenzialmente tollerano il trattamento meglio dei pazienti più anziani.

Quanto dura e quante volte può essere ripetuta

La durata del trattamento può variare, ma tendenzialmente un ciclo di chemioterapia preventiva dura dai tre ai sei mesi, anche se in casi specifici la somministrazione può durare anche anni. Molto dipende dal tipo e dello stadio del cancro, sulla base dell’analisi del materiale rimosso durante l’intervento chirurgico.

Anche il numero di cicli di terapia viene valutato in base alle informazioni ottenute in questa fase: se il tumore è a uno stadio iniziale, è possibile che la chemioterapia sia più efficace e possa essere sufficiente un solo ciclo. Diversamente, potrebbe essere necessario ripetere la terapia adiuvante.

Gli effetti psicologici e il sostegno

Le persone che si sottopongono a chemioterapia preventiva sono pazienti che hanno sviluppato un cancro ora rimosso e che si sottopongono al trattamento per minimizzare il rischio che si ripresenti. Per questo, a livello psicologico si tratta di una fase estremamente delicata e di grande vulnerabilità.

Non solo: chi intraprende una strategia terapeutica di questo tipo ha gli stessi effetti collaterali, sia a livello fisico che psicologico, di chi si sottopone a una chemioterapia tradizionale, pertanto potrebbe aver bisogno di un supporto specializzato, sia da parte di un professionista che di gruppi o associazioni di altri pazienti oncologici.

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