Le piastrine (o trombociti) non sono vere e proprie cellule, ma piuttosto frammenti cellulari privi di nucleo che si trovano nel plasma – la parte liquida del sangue – prodotti dal midollo rosso delle ossa, che hanno il compito di intervenire nella coagulazione del sangue quando questo viene a contatto con l’aria. Quando la pelle si ferisce o si rompe, le piastrine si raggruppano, coagulandosi, per arrestare l’emorragia o il sanguinamento. Sono, sostanzialmente, le responsabili della formazione della “crosta” su una ferita.

Può capitare, tuttavia, che il corpo non produca o non abbia piastrine a sufficienza, e che perciò non abbia la capacità di formare i coaguli: in questo caso si parla di piastrine basse, piastrinopeniatrombocitopenia, una condizione che può variare da lieve a grave, in base alle cause da cui dipende la sua insorgenza.

I sintomi delle piastrine basse o piastrinopenia

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Fonte: web

La piastrinopenia può nascondere problematiche più o meno serie, ma anche essere collegata a un periodo particolare, come ad esempio quello della gravidanza, dove il disturbo può manifestarsi spesso, con casi più lievi, che non causano sintomi particolari. Ma ci sono anche condizioni più gravi, che possono arrivare a provocare emorragie fuori controllo. I sintomi che indicano presenza di piastrinopenia sono relativi alla minore coagulazione del sangue: potrebbero, ad esempio, essere visibili una difficile rimarginazione di tagli e ferite, la presenza di ematomi ricorrenti, sanguinamenti frequenti anche dalle mucose e versamenti all’interno della articolazioni. In generale potrebbero essere notati:

  • Ematomi rossi, viola o marroncini, la presenza di chiazze rosse sulla pelle di grandezza superiore a 1-2 centimetri, un patologia detta porpora;
  • Eruzione cutanea con piccoli sfoghi rossi o viola, condizione nota come petecchia;
  • Sanguinamento dal naso;
  • Sanguinamento delle gengive;
  • Sanguinamento da ferite per periodi prolungati;
  • Ciclo mestruale abbondante o metrorragia;
  • Sanguinamento dal retto;
  • Sangue in feci e urine;
  • Emorragia interna.
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Esempio di porpora (Fonte: medicinet.com)

Val la pena sottolineare, però, che la piastrinopenia può essere anche del tutto asintomatica, ovviamente nei casi di lievissima entità, ossia quando il livello delle piastrine non scende al di sotto delle 100mila unità per ogni milionesimo di litro di sangue. In un soggetto sano, infatti, in circolo per ogni milionesimo di litro di sangue ci sono tra le 150 mila e 300 mila piastrine, e si comincia a parlare di piastrinopenia se il numero scende sotto le 150 unità. Tuttavia, la patologia è classificabile in più o meno grave a seconda che il numero delle piastrine oscilli:

  • Tra 100000 e 150000 per millilitro di sangue: si parla di piastrinopenia lieve
  • Tra 50000 e 100000 per millilitro di sangue: si parla di piastrinopenia media
  • Tra 10000 e 50000 per millilitro di sangue: si parla di piastrinopenia severa
  • Se il numero di piastrine è inferiore a 10000 unità per millilitro di sangue si deve ricorrere a una trasfusione immediata.

Cause delle piastrine basse

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Fonte: web

Generalmente le cause delle piastrine basse vengono classificate in cinque gruppi:

  • Piastrinopenia per scarsa produzione megacariociti
  • Piastrinopenia per scarsa piastrinopoiesi
  • Piastrinopenia da aumento della distribuzione delle piastrine
  • Piastrinopenia da eccessivo utilizzo di piastrine
  • Piastrinopenia da sequestro dei trombociti durante il circolo sanguigno

Le cause che possono provocare la piastrinopenia sono diverse e legate a fattori estremamente vari, ad esempio legati a problemi al midollo spinale: in questo caso le piastrine basse possono dipendere da anemia emolitica, oppure da una condizione di leucocitosi o leucopenia (l’aumento dei globuli bianchi o al contrario la loro diminuzione all’interno del sangue), nei casi più gravi dalla leucemia, o dalla mielodisplasia.

Infezioni virali come epatite, infezioni da cytomegalovirus, malaria, mononucleosi e malattie esantematiche come rosolia, varicella e morbillo, chemioterapia, cirrosi e abuso di alcol possono intervenire altrettanto come fattori scatenanti della patologia, così come la carenza di ferro e di vitamina B12, fondamentale per la produzione delle piastrine.

Come curare le piastrine basse

Se il medico sospetta l’insorgenza della piastrinopenia, può sottoporre il paziente a un esame fisico, durante il quale controlla la presenza di eventuali lividi atipici o segni di petecchia e lo stato della milza, e si informa sulla storia familiare per ricostruire il quadro clinico. Naturalmente la cura per le piastrine basse dipende dalla gravità della patologia, tanto che, nei casi più gravi di trombocitopenia, il medico potrebbe fare eseguire esami di analisi del sangue, ultrasuoni per la milza, aspirato e biopsia del midollo osseo, prima di intervenire con trasfusioni di sangue o plasma, il cambiamento delle cure farmacologiche che possono causare una riduzione delle piastrine, l’apporto di steroidi, immunoglobulina, corticosteroidi, farmaci soppressori del sistema immunitario, con la splenectomia, o persino la rimozione chirurgica della milza.

Nei casi più lievi, invece, per trattare la piastrinopenia si utilizzano cortisone o farmaci immunosoppressori, anche se spesso capita di riuscire solo a tenere sotto controllo il problema, senza però risolverlo del tutto. Se la condizione del paziente è lieve ma da valutare, il medico potrà consigliare di:

  • Evitare sport di contatto.
  • Evitare attività ad alto rischio di sanguinamento.
  • Limitare il consumo di alcol.
  • Evitare l’assunzione di farmaci che limitano il numero delle piastrine, come aspirina e ibuprofene.

Anche mangiare bene e avere uno stile di vita equilibrato, naturalmente, può aiutare in caso di piastrine basse: è pertanto consigliabile bere molto, riposare le giuste ore, fare attività fisica moderata in maniera regolare, evitare l’assunzione di troppi zuccheri e grassi, privilegiando una dieta con molta frutta e verdura di stagione.

Piastrine basse in gravidanza

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Fonte: web

Come abbiamo detto, la piastrinopenia è una condizione tipica della gravidanza, che spesso può svilupparsi soprattutto nel terzo trimestre, in particolare tra ottavo e nono mese.

Al contrario delle piastrine alte, che possono rappresentare un problema, questa condizione, detta trombocitopenia gestazionale, non ha ripercussioni sul feto, non ne rallenta lo sviluppo e non provoca l’aborto; può però comportare l’impossibilità del parto naturale, e quindi la necessità di eseguire un parto cesareo, oltre all’impossibilità di poter fare l’epidurale prima di partorire, per avvertire meno dolore. Ovviamente la situazione deve essere costantemente monitorata e tenuta sotto controllo dal ginecologo, che all’occorrenza può richiedere anche il parere di un ematologo. Se il valore scende al di sotto delle 50mila unità, allora si fa ricorso di routine al taglio cesareo programmato.

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