L’alcolismo è una delle dipendenze più pericolose al mondo. Accade perché gli “oggetti” di altre dipendenze – ma non di tutte – sono ad esempio illegali in gran parte del pianeta e questo li rende quanto meno più difficili da reperire. L’alcol è invece a portata di mano per moltissime persone. Lo teniamo in casa da offrire, lo troviamo al bar o al pub la sera oppure all’ora dell’aperitivo, è disponibile al supermercato, talvolta con costi davvero bassi.

Ma bisogna precisare una serie di questioni, in particolare: cosa significa il fenomeno dal punto di vista femminile?

Alcolismo in Italia: alcuni dati

Secondo l’Istat, sta calando lievemente il consumo di alcol in Italia nel complesso. Nel 2017 è calato moltissimo il consumo tra i giovanissimi del segmento 11-17 anni – anche in forza di leggi che hanno reso illegale la vendita di alcolici ai minori, nei bar ma anche nei supermercati. In quella fascia si è passati infatti da 34,6% dei maschi nel 2007 al 21,7% nel 2017. Nello stesso arco temporale, le femmine passano dal 25,3 al 14,6%. Tra i 18 e i 24 anni cala lievemente il consumo di alcol tra gli uomini (dall’80,2 al 78,2%) mentre cresce in maniera analoga quello delle donne (dal 62,5 al 64,3%). Per tutte le altre fasce, il calo è lieve ma costante. Tra le donne, peraltro, sale vistosamente il consumo di superalcolici, a discapito di vino e birra, con l’eccezione della fascia dei giovanissimi in cui tutte queste sostanze sono in calo.

La Fondazione Veronesi ha reso noti i risultati di una ricerca tedesca che ha coinvolto 153 persone colpite dall’alcolismo tra i 18 e i 64 anni, ricostruendone le vicissitudini e pubblicando tutto su Alcoholism: Clinical and Experimental Research. È risultato che il tasso di mortalità degli uomini alcolisti era dell’1,9% in più rispetto agli uomini non alcolisti e che quello delle donne alcoliste era del 4,6% in più delle donne non alcoliste.

Nel Regno Unito, per fare un confronto, stando a quanto riporta la Bbc, il tasso di mortalità per cirrosi è aumentato del 57% nelle donne di età compresa tra i 45 e i 64 anni nel quindicennio 2000-2015, contro l’aumento del corrispettivo maschile che è 21%. Nella fascia di età 25-44 per le donne l’aumento è stato del 18%, contro la diminuzione del 10% dei coetanei maschi. Intanto sono invece in aumento, per tutte le età, le visite di donne adulte al pronto soccorso per sovradosaggio di alcolici.

Alcolismo, le cause della dipendenza

Le cause dell’alcolismo sono un po’ diverse oggi da quelle del passato. Certo, può accadere che qualcuno si rifugi nell’alcol come in altre sostanze per solitudine o malessere interiore, cercando nella bottiglia quello che non riesce a trovare nella realtà. A questo si devono aggiungere ragioni culturali, predisposizione ereditaria – è possibile che il figlio di un alcolista reagisca in modo diverso all’alcol rispetto al figlio di un non alcolista – e il moltiplicarsi di occasioni sociali per le quali bottiglia e bicchiere diventano una sorta di “lubrificante”

I sintomi dell’alcolismo: come riconoscerlo

Innanzitutto, l’alcolismo è legato al consumo di alcol. La prima domanda da porsi se si sospetta di essere un alcolista è: quante volte bevo a settimana? E in un giorno? E soprattutto quanti bicchieri? Cosa bevo, privilegio i superalcolici? Bevo solo in compagnia? Le risposte a queste domande danno quasi tutte un’input scontata sul fenomeno, tranne l’ultima. Perché proprio a causa del proliferare delle occasioni sociali per bere, anche bere in compagnia può essere un sintomo dell’alcolismo, tutto dipende da quanto ed è legato al quando.

Conseguenze e danni dell’alcolismo

Facciamo prima a dire quali non siano le conseguenze dell’alcolismo, dato che si tratta di una dipendenza che danneggia l’organismo nella sua interezza: il cervello, il cuore e la circolazione sanguigna e, va da sé, il fegato per esempio. L’alcolismo può causare paranoia e disturbi alimentari, può causare l’insorgenza di epatite, la gastrite e alcuni tipi di tumori, tra cui quello allo stomaco e quello al fegato.

Alcolismo: terapia e come smettere di bere

La psicoterapia è fondamentale per smettere di bere – anche per andare alla radice, capire cioè come la dipendenza sia iniziata – ma è importante avere anche un supporto di altro tipo. In Italia esistono diverse sezioni degli AA – gli Alcolisti Anonimi – che offrono aiuto a 360 gradi. Basta andare sul loro sito per scoprire quale sia la sezione più vicina a voi, magari iniziando a comprendere se avete davvero una dipendenza. Quello, in effetti, è il primo passo: capire di avere un problema. Secondo la Fondazione Veronesi, 2-3 bicchieri di vino al giorno sono il massimo che un uomo può “gestire”, mentre la quantità per le donne è 1-2 bicchieri.

Alcolismo, perché fa più male alle donne

Nelle donne, gli effetti nocivi dell’alcol sono più amplificati, per via di ragioni genetiche, come riportato da ScienzeNotizie. Nell’uomo ci sarebbe una maggiore quantità di enzimi che degradano l’alcol, che di conseguenza agirebbe sul cervello della donna, provocando ansia, depressione, attacchi di panico, emicranie, sonnolenza, blackout. Pare che l’alcol influenzi anche gli estrogeni, alterando così il ciclo mestruale. Un quadro preciso è stato dato sul sito della Fondazione Veronesi dal professor Luigi Gallimberti dell’Università di Padova:

La stessa quantità d’alcool risulta molto più tossica e devastante nelle femmine. Se diamo un bicchiere di vino al giorno per un mese a un uomo e a una donna, vedremo che lui avrà sempre la stessa alcolemia mentre lei presenterà diverse variazioni di alcool nel sangue a seconda del ciclo estro-progestinico. […] Recenti studi hanno addirittura evidenziato casi di cirrosi alcoliche in ragazze di 18-20 anni.

Alcolismo: perché le donne iniziano a bere?

Come accennavamo in precedenza, le donne possono iniziare a bere per una molteplicità di ragioni: la solitudine, lo stress, l’abitudine. Quest’ultima influenza particolarmente la fascia delle donne giovani, per le quali l’alcol degli happy hour finisce per diventare un’abitudine. Naturalmente non vogliamo demonizzare queste occasioni per uscire e stare insieme alle amiche: l’alcolismo è solo una questione di misura, non necessariamente di frequenza. Un calice di prosecco al giorno o due-tre volte alla settimana non ha mai ucciso nessuno. Secondo Cufrad comunque, l’alcolismo femminile presenta cause esclusivamente di natura psicologica – si parla perfino del rifiuto dei ruoli maschilisti-tradizionali della donna e del senso di colpa che esso comporta.

Alcolismo: perché per le donne è più difficile uscirne?

L’alcolismo delle donne è criptico, nascosto. Il fenomeno sconta la differenza di genere nel senso comune, per cui per una donna bere diventa motivo di imbarazzo come minimo. Lo spiega chiaramente in un convegno la dottoressa Giovanna Buffa di Alia (Associazione per lo studio e il trattamento del disagio psichico femminile), come si può ascoltare in questo video:

Gli uomini bevono in modo plateale, hanno un atteggiamento nei confronti dell’alcol che non è un atteggiamento di vergogna. Le donne bevono in altro modo e sempre di più. Soprattutto a livelli sociali piuttosto alti hanno una tendenza a fare dell’alcol un uso spesso di tipo sociale. Lo fanno in modo più mascherato rispetto agli uomini.

Alcol, come agisce sul cervello femminile

C’è un fatto: ci sono ragioni biologiche per cui l’alcol agisce in modo diverso su uomini e donne. Certo, per molto tempo i drink alcolici, dai cocktail allo champagne, sono stati accompagnati da diversi retaggi maschilisti: una donna o una ragazza che beveva era immaginata come caratterizzata da disinvolti costumi sessuali o quanto meno volgare, anche se le cose hanno iniziato a cambiare fin dagli anni ’20. Bere diventò all’epoca un mezzo per esprimere la propria emancipazione: non a caso, quando pensiamo a Josephine Baker o a Zelda Fitzgerald, due proto-femministe in modi molto differenti, le immaginiamo con una coppa di champagne in una mano. Ma quanto ci costa un’emancipazione che oggi sarebbe solo superficiale e dannosa?

Come riporta ancora la Bbc, secondo la scienza, le donne producono più basse quantità di un enzima che prende il nome di alcol deidrogenasi (Adh), che viene rilasciato nel fegato e scompone l’alcol nel corpo. Intanto il grasso trattiene l’alcol, mentre l’acqua lo aiuta a disperdersi. È a causa quindi del livello naturalmente più alto di grasso corporeo che le donne hanno una risposta molto più drammatica degli uomini, psicologicamente parlando, alle bevande alcoliche.

Quella vulnerabilità – spiega Dawn Sugarman, docente di psicologia alla Harvard Medical School – è il motivo per cui vediamo un aumento dei problemi medici nelle donne con disturbi dell’alcool, rispetto agli uomini.

Ma c’è dell’altro. E cioè che le donne tendono a diventare dipendenti dagli alcolici più velocemente degli uomini. Negli ultimi decenni – dagli anni ’90 a oggi – diversi studi hanno contribuito a fornire un quadro completo della differenza degli effetti dei drink su uomini e donne: i maschi sviluppano la dipendenza prima nella vita, ma le donne ci mettono meno tempo a svilupparla, esattamente come le malattie del fegato, del cuore e dei nervi.

Alcol e donne: gli studi sono recenti

In precedenza questi test venivano effettuato solo dagli uomini, perché gli scienziati, eliminando un genere, cercavano di eliminare molte variabili dalle loro ricerche, variabili che li avrebbero potuti portare fuori traccia a loro avviso. E di persone non binarie neanche a parlarne. Almeno fino a che il National Institutes of Health degli Stati Uniti non ha richiesto che le donne e le minoranze fossero incluse nelle ricerche cliniche.

Tra le altre ricerche interessanti – talvolta approntate da pioniere come la professoressa di psichiatria Sharon Wilsnack della School of Medicine and Heath Sciences dell’università del North Dakota – ci sono ad esempio quelle che hanno stabilito gli abusi sessuali da bambine come causa dell’alcolismo nelle donne divenute adulte. In questi ultimi 20 anni, sono state inoltre effettuate scansioni cerebrali delle persone colpite da dipendenza da alcolici: in questi esami, è stato mostrato come il cervello femminile fosse più sensibile all’alcol rispetto al cervello maschile. Le aree dell’apparato cerebrale che hanno a che vedere con la motivazione risultano infatti meno danneggiate nelle donne con quella determinata dipendenza.

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