Vivere nel passato può essere confortevole per molte persone che provano la nostalgia dei vecchi tempi perché trovano sostegno e sicurezza nei ricordi che gli sono rimasti impressi. Tuttavia, questo attaccamento può avere anche conseguenze negative.

Cosa significa vivere nel passato?

Vivere nel passato è uno stato mentale in cui un individuo è eccessivamente concentrato su eventi, ricordi o esperienze passate piuttosto che essere presente nel momento presente o pianificare il futuro. Questo può manifestarsi in vari modi e avere diverse implicazioni nella vita quotidiana.

Vivere nel passato comporta spesso una costante preoccupazione per i ricordi e un desiderio di tempi passati, tipicamente visti attraverso una lente che li idealizza come migliori rispetto al momento presente. Questa mentalità è caratterizzata da una riluttanza ad abbracciare il cambiamento, mostrando resistenza a nuove idee, abitudini o tecnologie a favore di ciò che era familiare e confortevole.

Questo orientamento può portare a difficoltà nel superare le relazioni o le esperienze precedenti, impedendo la formazione di nuove connessioni e il cogliere nuove opportunità.

Anche i processi decisionali sono influenzati in modo significativo dalle esperienze passate che possono portare a ripetere vecchi schemi o a perdere nuove opportunità. A ciò si accompagna un senso di nostalgia, in cui si prova nostalgia per un periodo precedente della vita, spesso romanzandolo.

Questo approccio è ulteriormente aggravato da un’attenzione ai rimpianti o agli errori del passato che favorisce sentimenti di tristezza, colpa o amarezza.

Vivere nel passato e psicologia

In un articolo redatto dai ricercatori dell’Istituto di Scienze comportamentali dell’Università di Pécz, in Ungheria, viene trattato il concetto di Time Perspective (TP) in psicologia, ovvero la prospettiva temporale:

La TP è il processo, spesso non consapevole, con cui i flussi continui di esperienze personali e sociali vengono assegnati a categorie temporali, o cornici temporali, che aiutano a dare ordine, coerenza e significato a quegli eventi.

Secondo questa teoria ci sono 5 diverse prospettive temporali che contribuiscono a memorizzare e ricordare gli eventi vissuti nel passato e influenzano le aspettative sugli eventi attuali o futuri: Passato-negativo, Passato-positivo, Presente-edonistico, Presente-fatalistico e Prospettive future.

Nello specifico, l’orientamento negativo al passato si concentra sui fallimenti e sulle frustrazioni subite in passato mentre l’orientamento positivo al passato può essere caratterizzato da una visione positiva degli eventi passati. Di particolare rilevanza è l’influenza che questi approcci hanno sulla persona, sulle sue esperienze emotive e il suo benessere generale anche in rapporto al suo futuro.

Inoltre, in uno studio del professor Maciej Stolarski e del professor Gerard Matthews, viene sottolineato come proprio le due prospettiva temporali legate al passato agiscano sull’affettività, sui sentimenti personali predicendo anche i tratti della personalità: il TP negativo del passato è risultato essere associato a depressione, ansia, all’impulsività e a una bassa autostima, essendo l’individuo focalizzato su esperienze associate a emozioni negative, dolorose o legate al rimpianto.

Ciò che muove il pensiero volto al passato, all’interno della prospettiva psicologica, è la nostalgia: essa può essere positiva (caratterizzata da ricordi felici e rosei del passato, spesso associata a sensazioni di calore, felicità e comfort) o negativa (caratterizzata da ricordi agrodolci o addirittura dolorosi del passato, spesso associata a tristezza e rimpianto). In un’intervista la psicologa e docente Krystine Batcho spiega cosa si intende con questo concetto:

[…] la nostalgia è un’esperienza emotiva che unifica. Un esempio di ciò è che aiuta a unire il nostro senso di chi siamo, il nostro sé, la nostra identità nel tempo. Perché nel corso del tempo cambiamo costantemente, cambiamo in modi incredibili. Non siamo più gli stessi di quando avevamo tre anni, per esempio. La nostalgia, motivandoci a ricordare il passato della nostra vita, ci aiuta a unirci al nostro io autentico, a ricordarci chi siamo stati e a confrontarlo con chi sentiamo di essere oggi.

Inoltre questa sensazione si suddivide in 3 diverse categorie che ne descrivono la natura:

  • Personale: nostalgia legata ai ricordi di specifici eventi o persone del proprio vissuto.
  • Sociale: nostalgia basata sui ricordi di un tempo in cui la persona si sentiva più connessa agli altri.
  • Culturale: nostalgia riferita ai ricordi di quel tempo in cui la persona si sentiva particolarmente connessa con la propria cultura.

Le conseguenze sulla salute mentale

L’attaccamento al passato può influenzare profondamente l’individuo, ecco quali sono le conseguenze più comuni sulla salute mentale:

Comportamento auto-sabotante

Vivere nel passato spesso si manifesta come comportamento auto-sabotante, che è essenzialmente un modello di azioni che hanno un impatto negativo sulla vita di una persona, in particolare come risposta ai traumi del passato. Questi comportamenti iniziano tipicamente come meccanismi di coping per evitare o attenuare le sensazioni spiacevoli associate ai ricordi dolorosi.

Per esempio, per sfuggire a pensieri intrusivi o alla vulnerabilità emotiva, gli individui possono ricorrere all’automedicazione, a tattiche di evitamento o ad altre abitudini dannose. Questi schemi spesso portano a una serie di relazioni malsane, creando un ciclo tossico in cui si ricorre a comportamenti auto-sabotanti per schivare i fattori emotivi scatenanti.

Ruminazione

Chi rimane saldamente ancorato al passato può cadere nella ruminazione, un fenomeno che l’educatrice alla salute mentale Tanya J. Peterson definisce come:

Un ciclo di preoccupazioni eccessive in cui si ritorna ripetutamente agli stessi pensieri negativi.

La ruminazione ha un impatto sulla salute mentale e intensifica i sintomi se già si soffre di depressione o ansia. Ciò che distingue una normale preoccupazione dal ruminare sul passato risiede nel fatto che nel primo caso ci si concentra sulle possibili soluzioni o lezioni che si possono trarre da quella situazione, mentre ruminare spinge la persona a concentrarsi esclusivamente sui lati negativi in modo continuo senza cercare una via di uscita.

Evitamento e procrastinazione

L’evitamento si manifesta spesso con la procrastinazione, ovvero l’atto di ritardare o rimandare i compiti. La radice di questo comportamento è spesso legata all’ansia o al disagio associato alle responsabilità attuali che sembrano insormontabili rispetto alla familiarità e alla sicurezza delle esperienze passate. Come meccanismo di coping, le persone possono scegliere inconsciamente di soffermarsi sul passato, dove i risultati sono noti e immutabili, piuttosto che affrontare le incertezze del presente o del futuro.

Questo ciclo di evitamento e procrastinazione può portare a una stagnazione della crescita personale e allo sviluppo di sentimenti di colpa o di inadeguatezza, radicando ulteriormente l’individuo in uno schema che ostacola il progresso e la realizzazione personale.

Stress cronico e riluttanza verso i cambiamenti

L’attenzione volta al passato può rendere difficile l’adattamento alle nuove situazioni o ai cambiamenti della vita, provocando la sensazione di essere bloccati o incapaci di andare avanti affrontando il futuro con serenità. Ad alimentare questo senso di incompiutezza e stallo è anche lo stress cronico: se il pensiero verso gli avvenimenti passati della propria vita diventa persistente, costante si svilupperà una sensazione di stress che sembra non passare mai.

Come smettere di vivere nel passato?

Vivere nel passato non rappresenta un limbo dal quale è inevitabile uscire, al contrario, se questo impedisce di vivere il presente serenamente, ecco come fare per cambiare approccio:

  1. Praticare la mindfulness: La pratica della mindfulness consiste nel rimanere nel presente e calmare la mente quando si verificano eventi emotivi scatenanti. Questa presa di coscienza farà da apri pista per indagare sulle ragioni di un tale attaccamento al passato.
  2. Scrivere i propri pensieri: Fermarsi a riflettere sui motivi che spingono a concentrarsi più sul passato che sul presente e metterli nero su bianco mediante la scrittura, magari di un diario emotivo, è un altro step utile. Questo processo aiuta a mettere in ordine le idee analizzando il passato in modo oggettivo esprimendo e processando a pieno gli eventi.
  3. Accettare la finitezza del passato: Non si può cambiare il passato e rimanere bloccati in esso non fa altro che danneggiare il proprio potenziale nel presente. Accettare che il passato è finito permette di elaborare il lutto e di liberare il dolore che forse ci si porta dietro. È  sicuramente necessario essere onesti con sé stessi nell’accettarlo.
  4. Perdere la cognizione del tempo: Anche se potrebbe sembrare un paradosso, perdere la cognizione del tempo dedicandosi ad una determinata attività è un modo efficace per riconnettersi con il momento presente. Questo stato di totale assorbimento viene chiamato flow (flusso) e se ne può trarre il massimo beneficio solo se si è fissato un obiettivo che sia impegnativo ma non irraggiungibile, adeguato al proprio livello di abilità, non così difficile da causare stress ma nemmeno così facile da annoiare.
  5. Imparare dal passato: Trarre insegnamento dal passato, da eventi particolari che tengono la persona ancorata ai tempi che furono, consente di archiviare definitivamente quegli eventi sfruttando positivamente ciò di cui si è fatto tesoro per affrontare al meglio e con maggior slancio il futuro.

Quando la nostalgia può essere salutare?

Provare nostalgia per il passato non è necessariamente sempre negativo, ecco in che modo può contribuire al proprio benessere:

  • Favorisce il senso di sé: Ricordare il passato può aiutare a sentirsi legati a chi si era in passato, a chi si è nel presente e a chi si sarà in futuro, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cognition and Emotion. Spesso ripensare al proprio passato fa ricongiungere la persona con i propri valori e con ciò che conta veramente per lei.
  • Aumentare il tono dell’umore: La nostalgia può portare un effetto positivo nei momento in cui ci si sente giù di morale. Infatti, pensare ai momenti positivi che si ha vissuto aiuta ad alleviare momentaneamente i momenti di sconforto e tristezza.
  • Aiuta a rafforzare i legami con i propri cari: La nostalgia è un’emozione altamente sociale in grado di  mette in relazione la persona con gli altri. Ricordare con parenti e amici, guardare video casalinghi o foto del passato può aiutare a sentirsi più vicini e più connessi.
  • Rende più ottimisti: L’ottimismo è la capacità di pensare positivamente al futuro e ricordare i momenti che ci hanno fatto sentire coraggiosi, felici, di successo è una lente ottimistica attraverso cui vedere il futuro e avere quindi la spinta per affrontarlo senza paure e incertezze.
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