"Che diritto ho di stare male?": la depressione raccontata da una lettrice

'Che motivo avevo di stare così male? Solo chi affronta un lutto o chi ha perso il lavoro può cadere in depressione (era quello che pensavo)...': questa è la testimonianza vera e preziosa di una nostra lettrice, che ci ha raccontato la sua storia di ansia e depressione.

IMPORTANTE: La testimonianza che segue è reale e ci è stata inviata da una persona della community di Roba da Donne a supporto del progetto MBNY Brave Togheter, per la consapevolezza sulla salute mentale.
Laddove richiesto la testimonianza è protetta da anonimato e sono stati modificati eventuali dati sensibili per impedire il riconoscimento della persona.

È difficile parlare della mia ansia e della mia depressione perché non riesco a trovare delle parole giuste per descriverla.
È iniziato tutto l’anno scorso, verso settembre/ottobre. Ho cominciato a sentirmi vuota e triste, così di punta in bianco. Poi mi sentivo oppressa, come se ci fosse qualcosa che mi stava schiacciando. Non capivo cosa fosse e non capivo bene cosa fosse a causarmi questo stato d’animo.

Ne parlavo con i miei amici e mi rispondevano che era solo un periodo no e che sarebbe passato. Dopo qualche giorno questa sensazione si attenua. Passa un mese e ritorna, più forte di prima. Stavolta scoppio a piangere senza motivo e la mia mente si riempie di pensieri negativi che mi auto sabotano. Ne parlo di nuovo con i miei amici e mi dicono che passerà, è solo un periodo no. Cercano di farmi ridere e da una parte ci riesco, solo che dopo ritorno a stare male. Passa una settimana e questa sensazione si attenua di nuovo.

Man mano che i mesi passano, inizio a sentirmi così sempre più spesso. Non riesco più ad uscire da casa. Perdo la voglia di fare tutto, anche di fare le cose che mi piacciono. Mi confido con una mia amica e mi dice che secondo lei soffro di depressione e ansia. Io non do peso alle sue parole, che motivo avevo di stare così male? Solo chi affronta un lutto o chi ha perso il lavoro può cadere in depressione (era quello che pensavo).

Passano altri mesi e comincio a stare male tutti i giorni. La sensazione di vuoto si intensifica, comincio ad avere problemi nel linguaggio e non esco più come prima, ho problemi a dormire. L’ansia e l’oppressione non se ne vanno. Cerco di capire il motivo, cerco di cercare un motivo per cui sto così male ma non lo trovo. Cerco di distrarmi, di fare qualcosa ma niente. La mia amica continua a dirmi che non è normale stare così male per così tanti mesi e io finalmente comincio ad ascoltarla. Tutto comincia a peggiorare ma almeno ho una amica che mi capisce, che mi dice che anche lei ci sta passando. Mi dà un po’ di forza.

Rifiuto tutte le uscite con i miei amici mentre i pensieri continuano a buttarmi giù. Nella mia mente penso che non vale più la pena vivere. Volevo morire ma ero troppo codarda (e lo sono tuttora) per fare qualcosa. Poi il pensiero dei miei famigliari mi ha fermata. I miei amici cominciano a seccarsi perché non esco mai con loro, perché rifiuto tutte le uscite. Non riesco più a studiare, né a suonare. Ho cominciato ad isolarmi sempre più fin quando a lavoro ho avuto uno scoppio di pianto. I miei colleghi hanno cercato di farmi ridere. Torno a casa e ne parlo con mia madre. I giorni a venire sono stati molto brutti.

Non riuscivo a spegnere i pensieri della mia mente: mi diceva che non valevo niente, che non ero una buona amica, che ero brutta e grassa; che non aveva senso vivere e a nessuno interessava di me. La tristezza e l’ansia aumentavano sempre di più e non riuscivo a vedere più niente di positivo.

Poi ho preso il Covid.
Nel frattempo avevo prenotato una visita dalla psicologa del consultorio. Quei giorni a casa sono stati tremendi. Non riuscivo ad alzarmi dal letto e a fare qualcosa. Parlo con la psicologa del servizio Covid e un po’ mi aiuta. Esco dal Covid e inizia il mio percorso con la psicologa. In tutto questo ho dimenticato di dire che quando uscivo con i miei amici era come se non fossi presente. Non riuscivo a ridere alle loro battute, non riuscivo a parlare e interagire. Volevo solo tornarmene a casa. Dopo un mese dall’inizio del mio percorso dalla psicologa, ho avuto il mio primo attacco di panico. Mia sorella me lo fa notare. Io non capivo se era un attacco di panico o un attacco d’ansia.  Ne parlo con la psicologa e mi dice che effettivamente era un attacco di panico.

Man mano vedo che le cose cominciano ad andare meglio. Parlo sempre con la mia amica e e continuiamo ad aiutarci a vicenda. Sapere cosa ho, mi ha aiutata. Capire anche i motivi che ci sono dietro mi ha aiutata molto. Ora sto meglio? Non so neanch’io come sto. So solo che non riesco più ad andare in posti affollati e questo mi fa sentire debole. Ci sono periodi (come questo) in cui piango sempre. Ci sono stati dei periodi in cui sono stata meglio e ora ho paura di stare di nuovo male come stavo all’inizio. Rispetto a prima, c’è più consapevolezza, so più o meno cosa mi succede (prima non riuscivo a capire neanche che emozioni provavo). Parlarne mi fa stare meglio ma a volte non basta.

Non sei sola/o!

Se soffri di ansia, depressione, sei vittima di bullismo o cyber bullismo, hai pensieri suicidi e non sai a chi chiedere aiuto, queste informazioni sono per te.

Fondazione Carolina ha creato RE.TE. (Rescue Team)
Un servizio di pronto intervento

Progetto Re.Te. risponde alle crescenti richieste di supporto tramite un approccio a 360 gradi nell’ambito di situazioni più o meno emergenziali di pericolo online, ad esempio: cyberbullismo, diffusione materiale pedo-pornografico, adescamento minori online, sexting.
Si tratta di un’equipe interdisciplinare che abbraccia competenze in ambito educativo, psicologico, legale e comunicativo.

Come contattare Re.Te.?

Via mail: rescueteam@fondazionecarolina.org
Via App 1Safe, la App di sicurezza partecipata

Vuoi saperne di più sul Progetto MBNY Brave Togheter
e sulle attività di Fondazione Carolina?

Guarda il live su Roba da Donne con Muriel e ascolta la preziosa testimonianza di questa meravigliosa donna che, come tanti e tante di noi, condivide la tua stessa lotta!

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!
  • A passo di ansia