Nei primi giorni di gennaio quattro diplomatici statunitensi, tre a Ginevra e uno a Parigi, hanno accusato malesseri che a molti hanno fatto immediatamente pensare alla cosiddetta sindrome dell’Avana, di cui si parlò moltissimo nel 2016.

Come segnalato dal Wall Street Journal, i quattro nuovi casi si sono andati ad aggiungere ai circa 200 che già in precedenza avevano coinvolto il personale diplomatico USA a Cuba, in Cina, in Sud America e in altre città europee; sono subito scattate le indagini, come spiegato dal segretario di Stato Antony Blinken, per capire cosa possa aver provocato i malesseri, visto che fra le varie ipotesi figura anche la possibilità di un attacco nemico.

Come detto non è la prima volta che vengono segnalati episodi del genere: sei anni fa lo stesso tipo di malesseri venne indicato con il nome di sindrome dell’Avana.

Cos’è la sindrome dell’Avana?

Con questa definizione si intende appunto una tipologia di malesseri che, nel 2016, vennero segnalati dal personale dell’ambasciata statunitense collocata presso la capitale cubana, e poi in Canada, a Guangzhou, Berlino e Vienna, fra le altre. La notizia trapelò però solo nell’inverno del 2017, quando i malesseri vennero dichiarati da altri membri del corpo diplomatico USA e, tra il 2016 e il 2018, ben ventisei membri della rappresentanza statunitense risultarono colpiti dalla presunta sindrome.

I casi citati hanno rischiato di far esplodere una vera e propria bomba fra potenze a livello mondiale, con il pericolo concreto di riportare il mondo al periodo della Guerra Fredda, con l’invasione della Baia dei Porci e la crisi missilistica. Solo che questa volta la partita, come sostenuto da parte del mondo scientifico americano, si sarebbe giocata su un altro piano.

Secondo questo articolo, infatti,

La commissione ha trovato questi casi abbastanza preoccupanti, in parte a causa del ruolo plausibile dell’energia a radiofrequenza pulsata diretta come meccanismo, ma anche per la significativa sofferenza e debilitazione che si è verificata in alcuni di questi individui.

Si parla quindi di un vero e proprio attacco a radiofrequenza pulsata. Ma quanto c’è di vero in tutto ciò e quanto, invece, non è frutto di semplice suggestione?

I sintomi della sindrome dell’Avana

Di sicuro ci sono i sintomi, riferiti da tutte le persone che hanno accusato la sindrome dell’Avana, soprattutto:

Gli individui che hanno dichiarato di esserne affetti hanno specificato di aver sentito, prima della comparsa dei sintomi, una specie di ronzio di durata variabile tra i 20 secondi e i 30 minuti, oppure una leggera pressione o vibrazione sulla testa o una sensazione simile a quando si viaggia in macchina tenendo il finestrino semiaperto. È curioso però che le persone vicine ai diretti interessati non abbiano invece avvertito nulla.

Ci sarebbe, dopo questi primi sintomi, una seconda fase, in cui si svilupperebbero disturbi a medio e lungo termine, anche di tipo cognitivo e a carico degli organi sensoriali. Alcuni diplomatici, ad esempio, dopo il malessere hanno iniziato a portare apparecchi acustici e sono stati impossibilitati a lavorare.

Le cause della sindrome dell’Avana

Come detto, permane tuttora un fitto mistero sulle cause che portano all’insorgere della sindrome dell’Avana; ma c’è chi sostiene, come la United States Intelligence Community o parte dei membri del governo americano, che potrebbero essere coinvolti i servizi segreti russi, nemici storici degli USA, che utilizzerebbero armi a microonde per provocare gli attacchi.

Sindrome dell’avana e il futuro delle “neuro-armi”

Ma ci troviamo davvero di fronte a una nuova generazione di armi, le cosiddette neuro-armi?

Di certo sappiamo che nella primavera del 2017 l’FBI avviò un’indagine, mandando alcuni agenti a L’Avana, ma nel resoconto finale venne dichiarato che non erano state trovate prove che corroborassero l’ipotesi dell’utilizzo di armi soniche. Furono effettuate anche alcune risonanze magnetiche sui diplomatici affetti dalla sindrome, da parte di un gruppo di ricerca dell’Università della Pennsylvania, che evidenziarono un ridotto volume della sostanza bianca a livello regionale, una ridotta integrità del cervelletto e delle funzioni uditive e visuo-spaziali, tutte compatibili con un trauma cranico.

Dall’altro lato c’è invece uno studio condotto dalla National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, commissionato dal Dipartimento di Stato e pubblicato nel dicembre del 2020, che ha affermato che l’origine del fenomeno fosse da attribuire all’utilizzo di un’arma ad energia pulsata, tecnologia che sarebbe stata ampio oggetto di studio in Russia.

Le armi, secondo questa ipotesi, sarebbero di proprietà proprio della Russia, della Cina, ma anche degli stessi Stati Uniti, tutti Paesi che, nel recente passato, hanno ammesso di aver sperimentato con radiofrequenze pulsate e microonde.

Fra le teorie che spiegano la sindrome dell’Avana ci sarebbero anche l’esistenza di un particolare tipo di grillo presente solo nella capitale cubana, le cui frequenze sono state registrate in diversi studi condotti sull’isola caraibica, segnali a ultrasuoni di apparecchiature obsolete dell’esercito cubano, uso di particolari pesticidi, di gruppi di patogeni presenti nell’ambiente, ma nessuno ha mai escluso veramente anche l’idea di una colossale isteria di massa.

Certo il dipartimento di Difesa USA sta tuttora investigando sulla sindrome dell’Avana, anche perché, in mancanza di prove di alcun tipo, ovviamente nessuna accusa formale è mai stata mossa alla Russia.

Contro l’ipotesi di un attacco nemico sembra essere però arrivato un rapporto preliminare della CIA, che ha concluso che il misterioso malessere non sia per nulla legato ad attacchi deliberati, ma esclusivamente da fattori ambientali o medici.  A sostenerlo William J. Burns, il direttore del servizio di intelligence, che ha spiegato che la maggior parte dei circa mille casi di sindrome dell’Avana analizzati dalla CIA fossero legati proprio a motivi ambientali, a situazioni di stress elevato oppure a problemi medici che non erano stati diagnosticati in precedenza.

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