Dopo il ricovero in ospedale a causa di ulcere che gli hanno causato un’emorragia interna, Fedez ha rilasciato un’intervista al Corriere della sera in cui, parlando dei problemi di salute avuti, ha spiegato anche di stare attraversando un periodo di depressione acuta in seguito alla diagnosi di tumore al pancreas ricevuta più di un anno fa.

Ho avuto una depressione acuta sfociata in un attacco ipomaniacale – ha spiegato il rapper, riferendosi alle cure a base di antidepressivi e all’effetto rebound di cui è stato vittima una volta smessa l’assunzione dei farmaci a causa degli effetti collaterali – Quando si deve affrontare uno stato depressivo, e la tua mente si è abituata a un sostegno farmacologico, se non ha più quel farmaco lo stato depressivo si acuisce.

Fedez ha anche aggiunto di essere attualmente in cura da uno psicoterapeuta, e di utilizzare, fra le varie terapie, la stimolazione magnetica transcranica, termine che è quindi diventato molto di attualità e su cui le persone hanno iniziato a fare domande. Abbiamo per questo cercato di capire meglio cos’è, e di approfondire il tema.

Cos’è la stimolazione magnetica transcranica

La stimolazione magnetica transcranica (TMS, dall’inglese Transcranial Magnetic Stimulation) è una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva, indolore e altamente versatile, che può essere applicata come trattamento in numerosi disturbi psichiatrici e neurologici.

Introdotta nel 1985 e in seguito approvata dai maggiori enti mondiali in ambito sanitario e farmaceutico, come la Food and Drug Administration americana, a oggi la TMS viene rienuto un trattamento di routine per molti disturbi, ed è inserita nelle principali linee guida internazionali per il trattamento di varie problematiche, fra cui rientrano la depressione, il disturbo ossessivo compulsivo, le dipendenze, ma è ritenuta un trattamento terapeutico efficace, secondo gli studi più recenti, anche per la riabilitazione post ictus, i disturbi cognitivi, l’acufene, le malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, la sclerosi multipla, la fibromialgia.

Come funziona la stimolazione transcranica

La stimolazione transcranica magnetica impiega campi magnetici – per intenderci gli stessi prodotti da una normale risonanza magnetica – per attivare o inibire precise regioni cerebrali, così da modulare i circuiti neuronali stimolati, in modo da ristabilire il funzionamento elettrico e chimico normale delle cellule neuronali che generalmente vengono alterate dalla presenza di un disturbo.

La TMS si basa sul principio dell’induzione elettromagnetica, ovvero c’è corrente elettrica che passa attraverso la bobina posizionata sulla testa del paziente, generando un campo magnetico che, a sua volta, induce una corrente capace di modificare l’attività neuronale una volta raggiunta la corteccia cerebrale.

Se qualcuno può pensare di paragonarla anche solo minimamente all’elettroshock, la risposta è no, le cose non hanno niente a che fare fra loro: mentre il primo ha il compito di “resettare” il sistema nervoso basandosi sulla somministrazione di una scarica elettrica che può indurre convulsioni, la TMS modula, in maniera non invasiva e indolore un circuito cerebrale specifico, tanto da non richiedere ospedalizzazione e da non produrre effetti collaterali; in sostanza, può essere svolta all’interno di uno studio medico, con il paziente che rimane cosciente per tutta la durata della seduta.

L’utilizzo della stimolazione transcranica magnetica a scopo terapeutico è stato approvato per la prima volta dalla FDA nel 2008, dapprima nel trattamento della depressione, e successivamente, nel 2018, per il disturbo ossessivo compulsivo. Ad oggi viene considerato un trattamento valido dall’American Psychiatric Association (APA), dalla National Institute for Health and Care Excellence (NICE) inglese, ed è approvata con marchio CE in Europa per il disturbo ossessivo-compulsivo, le dipendenze da sostanze psicoattive – cocaina, alcol, gioco d’azzardo, Internet e dipendenze sessuali – e per ridurre i sintomi dell’ansia in comorbilità con la depressione.

Ci sono anche altri tipi di stimolazione transcranica che vengono utilizzati: in primis, la Stimolazione Transcranica a Corrente Continua (tDCS), in cui corrente elettrica di bassa intensità viene applicata costantemente attraverso due elettrodi posti sulla testa per passare attraverso il tessuto cerebrale e in modo da influenzare l’attività neuronale. La tDCS è stata studiata per il trattamento di vari disturbi neuropsichiatrici e per migliorare le prestazioni cognitive.

C’è poi la Stimolazione Transcranica Alternata (tACS), che impiega una corrente alternata a frequenze specifiche per influenzare l’attività cerebrale, in modo da sincronizzare l’attività neuronale con la frequenza della corrente applicata. La tACS è stata studiata per la modulazione delle onde cerebrali e per scopi di ricerca.

Per quanto riguarda la TMS, invece, in ambito clinico viene generalmente impiegata la Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS) che rilascia una serie di impulsi ripetuti, a intervalli di tempo regolari e programmabili, in modo del tutto personalizzato rispetto al singolo paziente per cui viene usata, cosa che la rende un ottimo strumento di cura.

Quando si effettua e quando è indicata

La stimolazione magnetica transcranica è indicata, come abbiamo visto, nel trattamento di disturbi neuropsichiatrici, come la depressione resistente al trattamento, per alcuni problemi cognitivi o neurologici.

Può inoltre essere indicata come esame diagnostico per determinare l’ubicazione di specifiche funzioni cerebrali in pazienti con lesioni cerebrali o patologie neurologiche, oppure per scopi di modulazione dell’attività cerebrale in situazioni come il miglioramento delle prestazioni cognitive o la gestione del dolore cronico.

Benefici della stimolazione magnetica transcranica

La stimolazione magnetica transcranica apporta benefici nei campi che abbiamo già accennato nei paragrafi precedenti; è quindi indicata per:

  • Trattamento della depressione: uno dei benefici più riconosciuti della TMS è il suo utilizzo nel trattamento della depressione, in particolare per i casi di depressione resistente al trattamento, in cui i pazienti non rispondono adeguatamente a terapie farmacologiche. La TMS può ridurre i sintomi depressivi e migliorare la qualità della vita.
  • Trattamento dei disturbi d’ansia: la TMS è stata studiata come possibile terapia complementare per disturbi d’ansia, tra cui il disturbo d’ansia generalizzata (DAG), il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
  • Trattamento dei disturbi neuropsichiatrici: la TMS è stata esaminata come opzione terapeutica per una serie di altri disturbi neuropsichiatrici, come la schizofrenia, il disturbo bipolare e l’emicrania cronica.
  • Modulazione del dolore cronico: la TMS è stata utilizzata per la gestione del dolore cronico, inclusi il dolore neuropatico e il dolore da emicrania. La stimolazione magnetica può influenzare le vie neurali coinvolte nella percezione del dolore e ridurre il disagio.
  • Riabilitazione post-ictus: la TMS è stata utilizzata nella riabilitazione post-ictus per migliorare la funzione motoria e la plasticità cerebrale nei pazienti colpiti da ictus.
  • Potenziale miglioramento delle prestazioni cognitive: la TMS è stata esaminata come mezzo per migliorare le prestazioni cognitive in alcune circostanze. Ad esempio, può essere studiata per migliorare l’attenzione, la memoria o altre funzioni cognitive specifiche.

I costi e dove si effettua

Una seduta di stimolazione magnetica transcranica costa, facendo una media, circa 100 euro, e in Italia è meno costoso che in altri Paesi; tuttavia, si ritiene che un ciclo completo sia composto da circa 15-20 sedute. La TMS si effettua, come detto, in centri medici e ospedali che dispongono di apparecchiature TMS e di personale addestrato per somministrare la TMS (questi servizi sono generalmente disponibili in strutture di salute mentale e neurologia), oppure in centri specializzati in neuromodulazione.

Prima di sottoporsi alla TMS, è essenziale consultare uno specialista medico o psichiatra che possa valutare la necessità e l’appropriatezza della procedura, che possa anche indirizzare il paziente a una struttura o un centro adeguato in base alle sue esigenze cliniche.

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