Forse molti di noi hanno sentito o letto per la prima volta la parola “neurofeedback” quando Marco Mengoni, vincitore dell’edizione 2023 del Festival di Sanremo, ha spiegato di farne uso da diverso tempo per il proprio benessere mentale. Ma di cosa parliamo esattamente?
Prima di approfondire il tema è fondamentale fare una precisazione: non è corretto parlare del neurofeedback come di un’unica tecnica, esistono infatti diversi tipi di neurofeedback, supportati da differenti hardware, software e protocolli.

Alcuni sistemi, come il Neurofeedback con EEG e biofeedback, sono dispositivi medici e pertanto applicati esclusivamente in ambito sanitario da professionisti specificatamente formati (medici,psichiatri, psicologi, psicoterapeuti), mentre altri sistemi, come il Dynamical Neurofeedback®, sono classificati dall’FDA come General Wellness Device, e sono quindi dispositivi per il benessere spendibili anche
in ambiti non-sanitari.

Quale è il principio di base dei Neurofeedback?

Sebbene differenti, tutti questi sistemi hanno in comune il fatto di offrire informazioni (feedback) al cervello su come sta funzionando, e che questo possa poi diventare opportunità per un cambiamento, agendo a livelli diversi, con training diversi, modificando l’ampiezza, la frequenza o la coerenza delle onde cerebrali.
In alcuni casi questa azione avviene attraverso un lavoro attivo-volontario, educando il cervello a perseguire un certo obiettivo (come percepire degli specifici stati di attivazione corticale ed essere poi in grado di raggiungerli volontariamente), in altri invece attraverso un lavoro passivo, potremmo dire naturale-“ecologico” della mente stessa, lasciata libera di auto-regolarsi in risposta ai feedback ricevuti.

Quel che accomuna i diversi modelli sono i riscontri positivi che si rilevano nella gestione delle emozioni, dello stress, di disturbi psicosomatici, sulla consapevolezza, sulla disponibilità energetica e rispetto a un ritrovato equilibrio psicofisico.
Tutti i neurofeedback sono degli allenamenti-training per la mente e pertanto richiedono inizialmente sessioni a breve distanza e poi ripetizioni che saranno definite con il cliente in base alle sue necessità e ai risultati.

Cosa sono i Neurofeedback con EEG?

Questi tipi di Neurofeedback sono training-allenamenti mentali mediante i quali l’individuo, grazie al feedback immediato fornito dalla strumentazione utilizzata, impara a controllare/modificare la propria attività elettrica cerebrale e a correggere/normalizzare le alterazioni cerebrali e gli stati patologici ad essa associati. Sono utilizzati più spesso in ambiti sanitari, e sempre con personale sanitario adeguatamente formato.

Come funziona una seduta di Neurofeedback con EEG?

Il paziente viene fatto accomodare su una poltrona, davanti a un computer, e il trainer gli applica diversi sensori sul cuoio capelluto, in grado di rilevare l’attività cerebrale trasmettendola poi al computer. I feedback utilizzati in questi sistemi sono di vario tipo e vengono personalizzati tra filmati, immagini, grafici, musica, suoni, game.

Inizialmente viene misurata l’attività elettroencefalografica del paziente, per capire quali parametri possono essere modificati, e per personalizzare le sedute in base alla persona che ci si trova davanti. Per stabilire il protocollo più adeguato infatti è indispensabile conoscere in dettaglio la storia clinica del paziente. Spesso si registrano anche altri parametri fisiologici non-EEG (per esempio con biofeedback) come la conduttanza cutanea, la frequenza cardiaca e la respirazione.
Si passerà quindi alle sedute, la cui durata e frequenza saranno differenti tra le persone. Il training può essere definito un vero e proprio trattamento, è un processo per lo più graduale che richiede attenzione e un lavoro attivo e volontario, grazie al quale l’individuo apprende a modificare le onde EEG nella direzione desiderata, e si basa sui principi neurobiologici del condizionamento operante.

Quali sono i suoi benefici e chi può effettuare una seduta?

Molti studi e ricerche sul Neurofeedback hanno riscontrato che questa tecnica è piuttosto efficace nel trattamento di condizioni cliniche quali l’ADHD, l’epilessia, l’ansia, la depressione, la fibromialgia, ma anche verso i disturbi del sonno, la sindrome di Tourette, o i disturbi ossessivo-compulsivi, oltre che per cefalea ed emicrania. Seppur in fase sperimentale il neurofeedback sembra dare buone risposte anche per quanto riguarda la riabilitazione conseguente a ictus e traumi cranici, così come nei disturbi dello spettro autistico e nelle varie forme di Parkinson.

Dato quanto scritto poc’anzi, il Neurofeedback è estremamente utile per chiunque soffra di una delle patologie sopra descritte, seguito rigorosamente da personale sanitario preparato.

E gli altri Neurofeedback?

neurofeedback
Fonte: neuronet.it

Ci sono poi numerosi software e strumenti che trovano applicazione anche in altri ambiti: dal sanitario a quello della promozione del benessere, in contesti wellness e persino direttamente all’interno delle nostre case, come ci spiegano le neurotrainer Tania Furini e Valentina Madella.
Sono loro oggi che ci aiutano a scoprire e ad approfondire uno di questi dispositivi non-medici: il Dynamical Neurofeedback®.

Questo tipo di neurofeedback può essere definito ‘non-lineare’; in italiano sarebbe corretta la traduzione “Neurofeedback dinamicale”, un nuovo termine che mette l’accento sul fatto che in questo dispositivo il feedback serve come informazione per potenziare il dinamismo del cervello e la sua capacità di auto-regolarsi in modo più flessibile di fronte agli stress.

Eventi particolari, condizioni prolungate di sofferenza o fatica, così come il naturale processo di invecchiamento, rendono infatti rigido e meno performante il nostro funzionamento mentale, comportano disturbi del sonno, dell’attenzione e concentrazione, della memoria, incidono sull’umore ad esempio con irritabilità, ansia, avvilimento, con effetti negativi sullo stato psicofisico generale.

Il cervello però è un sistema dinamico, plastico e in continua evoluzione, in grado di apprendere e riorganizzarsi alla ricerca di equilibrio, utilizzando gli stimoli che riceve, a qualsiasi età.
Avvalendosi di queste caratteristiche intrinseche, questo software di neuro-training comunica con la mente “come se fosse davanti ad uno specchio”, le rimanda il proprio funzionamento e le permette così di auto-regolarsi.

In modo totalmente sicuro, piacevole ed ecologico allena l’attività cerebrale all’armonia e alla flessibilità e la mente ritrova il proprio equilibrio, realizza il proprio potenziale: di sessione in sessione migliorano infatti l’efficienza mentale, le competenze di gestione dello stress e le strategie di risoluzione dei problemi, la regolazione emotiva e la creatività“, dice Valentina Madella.

È un dispositivo dal facile utilizzo che non richiede una particolare preparazione nella sua applicazione, in USA e Canada, dove è stato sviluppato, l’uso domestico è molto diffuso, fa parte della quotidianità di tante famiglie che non perdono occasione per allenarsi ogni qualvolta lo desiderano.

Come funziona una sessione di Neurofeedback non-lineare

In una sessione con questo tipo di neurofeedback la persona viene fatta generalmente accomodare su una poltrona reclinabile e fornita di cuffie per la musica o auricolari, le vengono poi applicati dei sensori, al cuoio capelluto e alle orecchie, collegati ad un amplificatore di segnale collegato a sua volta al software del PC.

Quando lo proponiamo ai bambini – racconta Furini – a volte scelgono di stare in poltrona mentre si rilassano, altre volte preferiscono giocare con il genitore o il neurotrainer, i piccolissimi spesso si addormentano in braccio ai genitori“.

Non è richiesto alcuno sforzo consapevole, non c’è bisogno di controllare pensieri, emozioni, concentrarsi, pensare a qualcosa in particolare o eseguire un compito. È richiesto solamente di rimanere in silenzio e ascoltare la musica.
Durante il training, infatti, viene proposta una musica melodica per la durata di 33 minuti, in cui si in cui si presentano diverse brevi interruzioni: questi sono i feedback, ovvero i ‘rimandi’ che il cervello userà come informazioni sul proprio funzionamento e come stimolo per riorganizzarsi diversamente.

Il software, monitorando le onde cerebrali e adattandosi in modo specifico ad ogni singolo individuo, genera in momenti specifici le interruzioni e, di sessione in sessione, permette di ridurre l’ansia e le sue somatizzazioni, di riacquisire plasticità e migliorare in modo naturale, recuperando lucidità, energia e benessere generale.

Chi può effettuare una seduta con questi Neurofeedback?

Questo tipo di dispositivo, pur non essendo medico e non avendo lo scopo di curare patologie, è indicato per chi sta attraversando un periodo particolare della propria vita: chi sta affrontando grandi cambiamenti (gravidanza, trasferimenti, cambio di lavoro/casa, periodi intensi di studio, gare sportive), chi sta vivendo difficoltà e sofferenze psico-emotive (insicurezza, delusioni, separazioni, lutti), chi presenta effetti dello stress, dell’invecchiamento o disturbi come acufeni, cefalee e fibromialgia. Ma oltre a queste casistiche, è e rimane uno strumento valido per chiunque voglia incrementare il proprio benessere generale, e chiunque voglia funzionare in modo più efficace, flessibile e resiliente.

Il suo uso non comporta sforzi, né effetti collaterali, non ci sono restrizioni legate alla condizione psicofisica o all’età, tanto che è valido supporto alla crescita, nell’infanzia e nell’adolescenza.

Per le ragioni che abbiamo spiegato poc’anzi, il Neurofeedback non-lineare, pur non inserendosi nel rango delle tecniche di cura sanitarie, apporta comunque benefici anche a chi soffre di qualche patologia o sta attraversando una malattia. Sono, ad esempio, stati notati miglioramenti significativi in alcuni clienti con l’emicrania: ovviamente non risolve definitivamente l’emicrania, ma aiuta a ridurre la percezione del dolore, la frequenza e l’intensità delle crisi. Lo stesso vale per la fibromialgia, o per gli acufeni.

E per quanto riguarda, ad esempio, le persone con disturbi dello spettro autistico o con disturbi dell’apprendimento?

Lo usiamo molto, prima di tutto perché c’è quasi sempre una componente d’ansia, che con il training viene abbassata, e capire di poterla gestire è molto importante per la persona, permette di aumentare la propria capacità di concentrazione e di rispondere in modo più efficace alle mediazioni richieste dall’esterno.
Questo tipo di training è utile anche nei casi di dislessia o altri DSA, dove anche qui la componente d’ansia fa ‘lo sgambetto’ alle risorse cognitive che ci sono e riducendo quella, migliorano le prestazioni. Parliamo di alcune situazioni particolari…

Furini e Madella non son solo neurotrainer, ma anche psicologhe e psicoterapeute che utilizzano questo dispositivo nella loro pratica professionale, e ci spiegano questo loro particolare interesse per il Neurofeedback.

I neurofeedback con EEG hanno una lunga tradizione di ricerca e li troveremo sempre più spesso e nei centri per la riabilitazione sia, come anticipato, per patologie psicologiche e psichiatriche che di disturbi conseguente a ictus e traumi cranici. Sebbene in Italia siano presenti da oltre 30 anni, stanno avendo maggiore diffusione ora, forse più perché anni fa eravamo poco pronti ad avere fiducia in una tecnologia che utilizzasse le onde cerebrali con modalità promozionali sull’attività del cervello.

Eravamo forse troppo vicini ai trascorsi delle terapie con elettroshock negli ospedali psichiatrici. I sistemi di neurofeedback non c’entrano nulla con quei trattamenti, ma ci sono voluti tempo e ricerche per convincere i clinici e gli utenti.

Continua Furini:

Per quanto riguarda il Neurofeedback dinamicale, lo abbiamo scelto, come si può vedere anche attraverso il nostro sito, per la versatilità, la possibilità di potenziare il benessere in chiunque, non solo nei pazienti, ma semplicemente nelle persone che avessero bisogno o desiderio di migliorare la propria capacità di gestione degli stress.

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