La mentalizzazione è una capacità essenziale per comprendere sé stessi e gli altri riuscendo a coltivare relazioni interpersonali sane e significative.

Ecco quali sono le sue caratteristiche e perché è un’abilità da coltivare.

Cos’è la mentalizzazione e cosa significa

Mentalizzazione è un termine che si riferisce al processo cognitivo attraverso il quale le persone cercano di comprendere il proprio stato mentale e quello degli altri al fine di interpretare e rispondere in modo adeguato alle situazioni sociali. Si tratta della capacità di attribuire significato alle azioni, ai pensieri e alle emozioni degli altri oltre che ai propri.

La mentalizzazione è caratterizzata da 4 aspetti fondamentali:

  • Riflessione sui propri stati mentali: riflettere sui propri stati mentali è fondamentale per la mentalizzazione. Si tratta di un processo di auto-osservazione che permette di prendere consapevolezza delle proprie emozioni, pensieri e motivazioni. Ad esempio, se una persona si sente triste, la capacità di riflettere sui propri stati mentali le permetterà di comprendere perché si sente così e di trovare eventuali soluzioni per affrontare la situazione.
  • Riflessione sugli stati mentali degli altri: questa è un’altra caratteristica fondamentale della mentalizzazione, si tratta della capacità di comprendere le emozioni, i pensieri e i desideri degli altri anche quando questi non sono espressi in modo esplicito: se una persona ha un’amica che sembra triste, la capacità di riflettere sui suoi stati mentali le permetterà di comprendere che potrebbe essere stressata per il lavoro o per problemi personali anche se non ne ha parlato direttamente.
  • Distinguere tra le proprie emozioni e quelle degli altri: questo permette di evitare di attribuire alle persone gli stessi stati mentali che si stanno vivendo, con un esempio concreto se una persona si sente arrabbiata la capacità di distinguere tra le proprie emozioni e quelle degli altri le permetterà di evitare di pensare che l’amica sia arrabbiata con lei solo perché lei stessa si sente così.
  • Comprendere il contesto: comprendere le situazioni in cui ci si trova ed essere in grado di interpretare correttamente i comportamenti degli altri all’interno di ciascun contesto è un altro aspetto caratterizzante la mentalizzazione: una persona che sembra nervosa durante un colloquio di lavoro potrebbe esprimere in questo modo la preoccupazione per la buona riuscita dell’incontro.

Il concetto di mentalizzazione vede la luce all’interno della letteratura psicoanalitica alla fine degli anni ’60 ma si diversifica all’inizio degli anni ’90 quando Simon Baron-Cohen, Chris Frith e altri lo applicarono ai deficit neurobiologici nell’autismo e nella schizofrenia.

All’interno di questo contesto Peter Fonagy e Anthony Bateman si distinsero per aver applicato la mentalizzazione alla psicopatologia dello sviluppo nel campo delle relazioni di attaccamento del bambino alle sue figure di riferimento.

Lo sviluppo della mentalizzazione

I due ricercatori hanno descritto la mentalizzazione come una componente fondamentale dello sviluppo di una personalità sana che si ottiene attraverso l’attaccamento sicuro del bambino al genitore. Questo concetto ha trovato particolare applicazione nella comprensione e nel trattamento del disturbo borderline della personalità (BPD) sviluppato dai due ricercatori, i quali hanno riscontrato la ridotta capacità da parte chi soffre di questo disturbo di regolare la propria sfera emotiva e gestire l’impulsività, soprattutto nel contesto delle interazioni interpersonali e una conseguente incapacità di mentalizzare dovuta a uno scarso attaccamento alle figure genitoriali nei primi anni di vita.

La mentalizzazione si sviluppa principalmente durante l’infanzia grazie all’esperienza relazionale con le figure di attaccamento, chiamate caregiver, ovvero le persone che sono responsabili della cura e della protezione del bambino.

In particolare, lo sviluppo della mentalizzazione è influenzato dalla qualità dell’attaccamento e dalle interazioni che il bambino ha con queste figure di riferimento in quanto se il bambino si sente protetto e accudito riuscirà a sperimentare emozioni positive come la fiducia e la serenità.

La presenza di un ambiente emotivamente sicuro è fondamentale per lui, favorisce lo sviluppo della mentalizzazione del bambino che si trova nelle condizioni di esplorare il mondo e di interagire con gli altri in modo aperto e curioso, sperimentando le emozioni e le relazioni in modo regolato e funzionale.

La capacità di mentalizzare permette ai bambini di sviluppare un senso di identità, un concetto di sé stabile. Questo migliora la comprensione dei propri sentimenti e delle proprie motivazioni e di quelle degli altri. Questa comprensione si traduce in una maggiore consapevolezza sociale e situazionale aiutando i bambini a imparare ad adattarsi in modo flessibile a situazioni diverse, in modo da raggiungere al meglio i propri obiettivi in tali situazioni.

Per Peter Fonagy e Anthony Bateman sono cruciali due aspetti, la  comprensione approfondita dell’esperienza dei bambini da parte dei caregiver e il feedback che i bambini ricevono su tale esperienza. Se la figura di attaccamento non è in grado di riflettere sullo stato d’animo del bambino, quest’ultimo non riceve le istruzioni necessarie per sviluppare la mentalizzazione, quindi succede che sperimentando emozioni negative come l’ansia e la paura portino il bambino a sviluppare strategie di regolazione emotiva disfunzionali, come la negazione o la repressione delle emozioni, che possono interferire con lo sviluppo della mentalizzazione.

Durante l’adolescenza, lo sviluppo della mentalizzazione continua in quanto può essere influenzato dalla qualità delle relazioni con i pari, ovvero gli amici e i coetanei che permettono ai giovani di sperimentare diverse prospettive e di sviluppare una maggiore comprensione delle emozioni e dei pensieri degli altri.

Ma anche l’esperienza di vita adulta può influenzare il livello di sviluppo della mentalizzazione, poiché ciò che accade e le relazioni continuano a plasmare la capacità di comprendere gli stati mentali propri e degli altri.

Perché mentalizzare è importante

Mentalizzare è importante per diverse ragioni, ecco alcuni motivi per i quali è essenziale sviluppare questa abilità:

  1. Migliora le relazioni interpersonali: la capacità di comprendere gli stati mentali propri e degli altri favorisce la creazione di relazioni interpersonali sane e funzionali all’insegna dell’empatia e della collaborazione.
  2. Favorisce la regolazione emotiva: mentalizzare aiuta anche a regolare le proprie emozioni consentendo di gestire gli impulsi emotivi in modo appropriato. Se si è arrabbiati con il capo, la capacità di mentalizzare permetterà di comprendere la situazione e di trovare un modo per esprimere il proprio punto di vista senza agire impulsivamente e in modo aggressivo.
  3. Permette di comprendere meglio sé stessi: la capacità di mentalizzare consente di comprendere meglio i propri stati mentali, le proprie emozioni e i propri comportamenti trovando anche delle strategie per gestirli al meglio.
  4. Favorisce la resilienza: mentalizzare aiuta anche a sviluppare una maggiore resilienza, ovvero la capacità di affrontare le sfide e le difficoltà della vita: se una persona ha subito una delusione sentimentale, la capacità di mentalizzare le permetterà di elaborare le proprie emozioni trovando un modo per superare il dolore.
  5. Aiuta a risolvere i conflitti: oltre ad aiutare a risolvere i conflitti, questa capacità consente di evitare situazioni di tensione, comprendendo gli stati d’animo dell’altro.
  6. Favorisce la comunicazione efficace: se una persona vuole esprimere le proprie emozioni, la capacità di mentalizzare le permetterà di trovare le parole giuste per far capire all’altro ciò che sta provando.
  7. Promuove l’empatia: Se una persona capisce il punto di vista di un amico, mettendosi nei suoi panni, potrà mostrarsi più comprensiva e solidale.
  8. Favorisce il benessere mentale: mentalizzare favorisce il benessere mentale e aiuta a prevenire disturbi emotivi e psicologici. Ad esempio, se una persona riesce a comprendere le cause della propria ansia, potrà trovare strategie per gestirla e prevenire eventuali complicazioni.

Le conseguenze di un deficit di mentalizzazione

Il deficit di mentalizzazione può avere conseguenze significative sulla qualità della vita e sulle relazioni interpersonali.

Chi mostra un deficit di mentalizzazione può avere difficoltà a comprendere i propri stati mentali, a regolare le proprie emozioni e a comprendere gli stati mentali degli altri. Questo può portare a conflitti interpersonali, a situazioni di isolamento sociale e a problemi di salute mentale. Il deficit di mentalizzazione porta anche problemi di comunicazione e comprensione reciproca e di gestione delle emozioni in modo appropriato: la persona potrebbe essere quindi incline a reazioni impulsive o a una maggiore sensibilità allo stress, il che può portare a problemi di salute mentale come l’ansia o la depressione.

Inoltre, chi non ha sviluppato la mentalizzazione può avere difficoltà a comprendere se stesso, il che può portare a una carenza di autostima e di senso di autoefficacia che si manifestano nella convinzione di essere incapaci di costruire relazioni profonde, significative con gli altri.

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