Quando pensiamo all’ipnosi, complice anche la cultura cinematografica sul tema, pensiamo quasi sempre a maghi che usano pendoli per “addormentare” le persone guidandole poi, con la sola voce, a compiere azioni o movimenti, oppure per far riafforare in loro ricordi nascosti nel subconscio.

In realtà, se è vero che durante la fase di trance ipnotica la persona vive alcuni cambiamenti spontanei nel modo usuale di pensare, comportarsi, o sentire, è altrettanto vero che questa tecnica ha vere e proprie applicazioni in ambito terapeutico, con benefici notevoli che possono aiutare chi vi si sottopone a superare alcune difficoltà.

L’ipnoterapia è quindi l’applicazione terapeutica dell’ipnosi, che si fonda su due caratteristiche principali: chi cade in trance sospende il proprio modo solito di “ragionare sulle cose” per avere una maggiore creatività ed elasticità, che contribuiscono a rompere la rigidità del sintomo lamentato. Il soggetto ipnotico instaura con l’ipnoterapeuta una relazione molto intensa, e non è un caso se la tecnica serva a curare sintomi psicologici quali ansia, depressione, problemi alimentari, problemi sessuali, tabagismo.

Una precisazione sul termine: alcuni preferiscono usare la definizione ipnositerapia per parlare dell’applicazione in campo terapeutico dell’ipnosi, in quanto il termine “ipnoterapia” rimanderebbe esclusivamente alla terapia del sonno.

Tipologie di ipnoterapia

Esistono vari tipi di ipnosi e, quindi, di applicazioni terapeutiche.

Ipnosi regressiva

Parliamo di una delle più famose tecniche sperimentali, grazie a cui è possibile andare alla radice dei conflitti che scuotono il paziente, andando a ritroso nel tempo e recuperando informazioni assimilabili a esistenze precedente. Non tutti, però, possono farla: il 20% dei pazienti risulta infatti non idoneo.

Ipnosi Erikcsoniana

Porta il nome di Milton Hyland Erickson, famoso psichiatra fondatore dell’ipnosi moderna, per cui l’ipnosi è una naturale condizione che si verifica spontaneamente nei diversi momenti della quotidianità. Il suo approccio è quindi creativo, basato su metodi naturalistici, e contraddistinto da un particolare stile comunicativo associato ad una “situazione comunicativa relazionale”.

Il processo dell’ipnosi Ericksoniana è distinto in tre fasi, come l’autore stesso spiega:

  • La preparazione: qui il paziente e il terapeuta si conoscono, al fine di formare un rapporto solido basato su fiducia e rispetto. Il medico raccoglie quindi informazioni sulle esperienze e conoscenze del paziente, indagandone le strutture mentali e i sistemi di riferimento.
    Aspettative positive del paziente aiutano a condurre a una modifica di queste strutture più facilmente.
  • La trance terapeutica: gli schemi del paziente vengono momentaneamente alterati per aumentare la sua ricettività rispetto ad altri modelli di funzionamento mentale. Qui si verificano catalessi, immobilità corporea, chiusura degli occhi, rilassamento dei lineamenti facciali, mancanza o assenza dei riflessi.
  • Valutazione e ratifica del cambiamento terapeutico ottenuto: il terapeuta indica al paziente quali sono le alterazioni del funzionamento sensoriale e percettivo, portando quest’ultimo a essere consapevole dei cambiamenti indotti dalla terapia.

Autoipnosi

L’autoipnosi viene, come suggerisce la parola, autoindotta, e viene eseguita concentrandosi su una singola idea, parola o immagine. Un suo acceso sostenitore, il dottor Herbert Benson, nel libro Relaxation Response sottolinea proprio come lo stato di rilassamento basato sulla concentrazione su un sola idea porti allo stato autoindotto di trance. Lo stesso Benson suggerisce come riuscire nella tecnica, in sette passaggi:

  1. scegliere l’oggetto della concentrazione;
  2. sedersi a occhi chiusi in un luogo tranquillo;
  3. rilassare i muscoli e concentrarsi sul respiro;
  4. pensare in silenzio all’oggetto scelto;
  5. continuare così per 10/20 minuti;
  6. se si distoglie l’attenzione dall’oggetto scelto, riportare il pensiero su di esso;
  7. una volta terminato il tempo prefissato, riaprire gli occhi.

I benefici dell’ipnoterapia

Qualunque sia la tipologia di ipnoterapia scelta, la sua efficacia per diverse problematiche, soprattutto a carattere psicologico, è ormai praticamente indiscussa.

I risultati più sorprendenti si hanno rispetto al trattamento di dipendenze e insonnia, ma non solo: l’ipnoterapia può facilitare il dimagrimento o l’abbandono di alcune abitudini come il tabagismo o l’onicofagia (l’abitudine di mangiarsi le unghie).

Eliminando l’angoscia, può alleviare la percezione del dolore fisico, calmare la mente e intervenire sulle fobie; proprio perché agente sull’autostima del soggetto, ha un ruolo nella risoluzione dei disturbi dell’alimentazione, o nel liberare il paziente dalle difficoltà nel costruire rapporti sociali.

Un altro ruolo fondamentale è quello di riportare alla luce i traumi emotivi – soprattutto con l’ipnosi regressiva – ripristinando il benessere mentale. La testimonianza contenuta in questo articolo, inoltre, sottolinea come l’ipnoterapia sia fondamentale anche per superare problemi di ansia e attacchi di panico.

Le controindicazioni e gli effetti collaterali dell’ipnoterapia

Le tecniche ipnotiche sono numerose, come visto, e, per quanto non presentino in generale controindicazioni, ci sono comunque casi in cui sarebbe meglio evitarla; ad esempio, se si soffre di ipertensione, malattie cardiache o ipertiroidismo, perché le forti emozioni scaturite dalla terapia potrebbero peggiorare la situazione; meglio evitare la terapia anche su soggetti schizofrenici, che rischiano di essere ulteriormente danneggiate, o su bambini e adolescenti, la cui personalità è in fase di sviluppo.

Per entrare in trance al meglio è bene optare per un luogo silenzioso, con luci soffuse e una temperatura non superiore ai 20°, meglio se dopo i pasti, momento in cui si può godere di una maggiore concentrazione.

Le applicazioni dell’ipnoterapia

Gli ambiti di applicazione dell’ipnoterapia sono molteplici, come abbiamo visto; prima di tutto, quello psicologico, per curare ansia, disturbi dell’umore, depressioni, disturbi alimentari o sessuali, dipendenze o dolori cronici, e persino la balbuzie.

C’è poi un ambito medico, in cui l’ipnoterapia entra in gioco sui disturbi dermatologici, cardiovascolari, dell’apparato digerente, ma anche in merito a cure palliative e terapia del dolore.

Infine, c’è un’applicazione che si basa sulla creatività personale, nell’ipnosipedia, ovvero l’impiego dell’ipnosi nell’apprendimento, ad esempio, oppure nello sport, al fine di migliorare le prestazioni atletiche.

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