La percezione di pericoli esterni per alcune persone può essere maggiore rispetto ad altre, fino a risultare anche eccessiva. In questi casi si parla di ipervigilanza, che si manifesta con sintomi fisici, ma anche emotivi, psicologici e comportamentali.

Le cause e i fattori scatenanti sono di diversa natura, e riguardano in particolare condizioni relative alla salute mentale, a stati di stress o disturbi psicologici. Vediamo di cosa si tratta, come riconoscerla e imparare a gestirla.

Cos’è e come si definisce l’ipervigilanza

L’ipervigilanza è uno stato mentale di ipersensibilità e maggiore attenzione agli stimoli esterni. La maggiore vigilanza è rivolta all’ambiente circostante, a tutto ciò che accade intorno a noi, incluse le azioni e ai comportamenti delle altre persone, che sono percepiti come dei pericoli in agguato.

Secondo quanto si legge sul sito dell’Istituto di Sanità Superiore, che riporta la definizione dell’American Psychiatric Association (APA),

le persone si comportano come se fossero costantemente minacciate dal trauma. Reagiscono in modo violento e improvviso, non riescono a concentrarsi, hanno problemi di memoria e si sentono costantemente in pericolo.

Tra i fattori principali dell’ipervigilanza infatti la medicina ritrova il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), e ritiene che questo stato di allerta continua ed eccessiva sia dovuta a un trauma accaduto in un passato più o meno lontano. La maggior parte dei pericoli, o meglio, degli stimoli che il cervello di una persona ipervigile percepisce come pericoli, sono in realtà innocui, o addirittura inventati.

Vivere con l’ipervigilanza non è semplice, può portare a problemi e avere un effetto negativo sulla vita sociale e personale di chi ne soffre, ed è pertanto importante conoscere le cause e sapere come guarire.

Le cause e i fattori scatenanti

I fattori che possono portare all’ipervigilanza sono tanti, e di diverso tipo. La principale causa di ipervigilanza è un trauma passato: chi vive degli eventi traumatici può sviluppare maggiore vigilanza come meccanismo di sopravvivenza e di difesa per i pericoli futuri.

Un altro fattore scatenante è l’ansia, chi ne soffre in maniera particolarmente accentuata può manifestare comportamenti ipervigili, la paura irrazionale verso potenziali pericoli. L’ansia interna viene proiettata verso gli stimoli esterni, visti come pericoli che non si possono controllare o gestire.

Dal momento che queste sono le cause principali, l’ipervigilanza può manifestarsi in persone con condizioni psicologiche come la schizofrenia, i disturbi ossessivo-compulsivi (DOC), o, come dicevamo in precedenza, il PTSD, ma anche situazioni di stress prolungato o cronico. In quest’ultimo caso, una persona diventa ipervigile per proteggersi dai pericoli, che sono rappresentati dalle fonti di stress.

La psicologia ha rilevato una correlazione tra l’ipervigilanza e le città: chi vive in ambienti urbani o molto popolati può percepire maggiormente fattori di pericolo.

Esistono infine alcuni trigger comuni:

  • claustrofobia,
  • situazione di paura,
  • presenza di rumori forti e improvvisi, come urla o scoppi,
  • situazione in cui si prova senso di abbandono,
  • momenti di disagio emotivo,
  • dolori,
  • situazioni che portano a ricordare il trauma passato.

Le tipologie di ipervigilanza

L’ipervigilanza è una condizione che può causare problemi e difficoltà nella vita di tutti i giorni. Vivere in maniera ipervigile significa manifestare alcuni o tutti i sintomi che vedremo nel prossimo paragrafo, di tipo fisico ed emotivo. Anche se con l’ipervigilanza si intendono tutti i comportamenti legati a una maggiore attenzione e allerta verso i potenziali pericoli esterni, si possono dividere, a seconda delle manifestazioni, alcune tipologie di ipervigilanza.

Ipervigilanza sociale

Quando l’ipervigilanza riguarda soprattutto la sfera emotiva, si può definire di tipo sociale. Le risposte di una persona ipervigile sociale sono più che altro reazioni agli stimoli di altre persone. Si tratta di una maggiore suscettibilità a ciò che viene detto dagli altri. Chi soffre di questo disturbo teme fortemente il giudizio altrui, non riesce a gestire correttamente le critiche, e interpreta in maniera negativa commenti e risposte degli altri rivolti a se stesso.

Ipervigilanza notturna

L’ipervigilanza può anche manifestarsi in maniera più evidente e problematica di notte. Lo stato di allerta infatti cresce solitamente nei momenti di maggiore vulnerabilità, e il sonno rappresenta il momento in cui bisogna lasciar andare i pensieri, rilassarsi, e si è quindi il più vulnerabili possibile. Alcune persone fanno estrema fatica a prendere sonno e a mantenerlo, fino a soffrire di insonnia o attacchi di panico notturni.

Alcuni comportamenti di ipervigilanza notturna sono controllare più volte i pericoli della casa, che le porte e le finestre siano chiuse, che non sia entrato nessuno, che ci sia l’allarme di sicurezza. Oppure dormire con le luci accese. Inoltre, chi soffre di ipervigilanza notturna fa molta fatica a prendere sonno, per via di pensieri negativi e ansia crescente nel momento di addormentarsi, e a mantenerlo. Qualsiasi piccolo cambiamento dell’ambiente circostante lo fa svegliare.

Ipervigilanza relazionale

Esistono anche conseguenze dell’ipervigilanza a livello relazionale. Una persona ipervigile rischia di diventare un vero e proprio scienziato o detective all’interno del apporto con un partner. Analizzando costantemente le reazioni dell’altro, chiedendo in continuazione se va tutto bene, e controllando il proprio comportamento per evitare di sbagliare.

Tutto ciò è dovuto, come negli altri casi di ipervigilanza, al forte timore del giudizio degli altri, di non essere un peso o un fastidio. Questo però può diventare pericoloso all’interno di una relazione, portando al fallimento del rapporto o a continui litigi, specialmente se subentra la paranoia, che porta a mettere in dubbio e in discussione qualsiasi minima cosa.

I sintomi e i segnali

ipervigilanza
Fonte: iStock

I sintomi dell’ipervigilanza sono molteplici, se presi singolarmente possono essere scambiati per altri disturbi. Possiamo dividere i segnali in sintomi fisici, psicologici, emotivi e comportamentali.

Sintomi fisici

I sintomi a livello fisico sono legati allo stato di ansia cronica e allerta continua. Sono tutti segnali che possono essere confusi, se non legati agli altri sintomi emotivi e psicologici, con quelli relativi al disturbo d’ansia. Ritroviamo infatti:

  • sudorazione
  • battito cardiaco accelerato,
  • respiro veloce,
  • affannamento,
  • affaticamento e spossatezza.

Sintomi mentali ed emotivi

I maggiori sintomi dell’ipervigilanza riguardano aspetti psicologici ed emotivi. Si possono manifestare sbalzi d’umore, anche significativi, nervosismo, chiusura in se stessi, emozioni esagerate, di cui non si comprende la causa. Anche disturbi del sonno sono correlati all’ipervigilanza, non riuscire a riposare o a prendere sonno, o soffrire di insonnia.

L’ipervigilanza è spesso accompagnata dalla paranoia, uno stato mentale che porta chi ne soffre a razionalizzare e giustificare la pausa stessa e l’aumento dell’attenzione verso i pericoli. Talvolta l’ansia con i suoi sintomi arriva a livelli molto eccessivi, fino a causare veri e propri attacchi di panico, più o meno forti. Nei casi più gravi l’ipervigilanza è una condizione che può portare anche a disturbi depressivi, se non trattata nel modo corretto.

Sintomi comportamentali

I sintomi di tipo comportamentale fanno riferimento a tutte le reazioni che l’ipervigilanza fa avere a chi ne soffre, rispetto a stimoli di tipo visivo e uditivo. Sono riflessi nervosi e istintivi all’ambiente circostante, come ad esempio a rumori improvvisi e forti. Oppure a livello emotivo-nervoso, come l’atteggiamento o una risposta di una persona, che vengono interpretati da un ipervigile come maleducati, inopportuni o sbagliati.

Altri comportamenti tipici di chi soffre di ipervigilanza e paranoia associata sono il sentirsi giudicati negativamente, provare disagio al centro dell’attenzione, guardarsi costantemente intorno e alle spalle, per timore di essere osservati o che un pericolo li possa colpire senza che possano prevederlo.

I rimedi contro l’ipervigilanza

L’ipervigilanza è una condizione che può provocare, come abbiamo visto, diverse conseguenze negative, ed è importante imparare a gestire i sintomi e trovare rimedio. Il consiglio principale per chi soffre o teme di soffrire di un disturbo simile, e vuole comprendere di cosa si tratta, è rivolgersi a un professionista. La terapia cognitivo comportamentale sembra essere la più efficace per diversi problemi legati all’ansia, all’insonnia e anche all’ipervigilanza.

In alternativa, il terapeuta può proporre anche la terapia dell’esposizione, quando la causa di ipervigilanza è un disturbo da stress post-traumatico. Esistono diverse tipologie di terapie, che solamente un medico o psicologo possono decidere di mettere in auto per aiutare il paziente. In alcuni casi, è possibile anche la terapia farmacologica per gestire i sintomi più gravi.

Si possono provare in autonomia tecniche di rilassamento e respirazione, che aiutano a ridurre lo stress e placare l’ansia. Oltre a un lavoro di mindfulness, ovvero arrivare a essere consapevoli dei propri pensieri e reazioni, per riconoscere quali stimoli scatenano l’ipervigilanza e come fare quindi a gestirla. In generale, tutti i rimedi per gestire lo stress e l’ansia, come l’esercizio fisico, la programmazione delle attività, esercizi che aiutano a prendere il controllo delle proprie emozioni, evitare i social o i luoghi affollati, possono essere efficaci.

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