Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, sono arrivati anche i primi malanni di stagione e in quest’anno particolare è normale che il sospetto che si tratti di Covid-19 faccia preoccupare molte persone. Così il New York Times ha voluto fare chiarezza, distinguendo i sintomi dell’influenza da quelli causati dal coronavirus.

Ciò può aiutare in particolare i genitori apprensivi che fronteggiano già da ora i primi raffreddori stagionali. Le autorità sono orientate a consigliare il vaccino antinfluenzale oggi più che mai: poter escludere l’influenza nelle diagnosi aiuterebbe moltissimo il sistema sanitario che, come per la prima ondata di coronavirus, potrebbe rischiare un collasso qualora la curva dei contagi sia troppo ripida.

Innanzitutto è importante distinguere tra un raffreddore (anche molto forte) e l’influenza. L’influenza ha sintomi peggiori di un raffreddore e comporta febbre, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, naso intasato, starnuti e tosse e nei bambini anche vomito e diarrea. La complicanza più diffusa di un’influenza è inoltre la polmonite, con le tipiche difficoltà respiratorie, i dolori al petto e alla schiena. Il coronavirus presenta tutti questi sintomi in comune con l’influenza, ma ne presenta anche degli altri che ci possono indurre a capire di averlo prima ancora di effettuare il tampone.

Quando si ha il Covid-19 si può riscontrare febbre alta con brividi, tosse secca e affaticamento, ma anche completa perdita del gusto e soprattutto dell’olfatto: chi ha il coronavirus non riesce a percepire neppure odori forti come la cipolla e il caffè. Non capita a tutti però, capita solo all’87% delle persone che hanno contratto il virus.

A volte si possono riscontrare anche arrossamento degli occhi o vesciche sulle dita di mani e piedi, molto simili ai geloni invernali. E ancora, ciò che contraddistingue il coronavirus, nei casi più gravi, sono gravi difficoltà respiratorie, dolore al petto, congestione delle labbra e del volto, confusione e incoerenza, perdita di conoscenza. E talvolta si formano dei coaguli di sangue, che possono comportare gravi problemi a cuore, cervello e polmoni. Basti pensare che i medici temono per i postumi della malattia anche tra gli asintomatici o in chi ha riscontrato solo sintomi lievi.

Anche per questa ragione, non bisogna tralasciare un dettaglio tutt’altro che trascurabile: a volte, con il coronavirus, le persone sviluppano la polmonite senza accorgersene, perché le sacche d’aria nei polmoni sono tanto danneggiate da non causare accumulo di anidride carbonica. Negli Stati Uniti, i medici hanno consigliato di acquistare un dispositivo da dito che misura i livelli di ossigeno nel sangue: se il livello scende sotto il 92%, viene contattato immediatamente l’ospedale. Per quanto riguarda i bambini, l’apparenza indica che i più piccoli superino meglio il coronavirus rispetto all’influenza, ma non è esattamente così. I sintomi per i bambini sono gli stessi che per gli adulti, oltre a una sindrome infiammatoria multisistemica, che si ritiene sia causata dalla risposta immunitaria, ma questa è abbastanza rara.

Bisogna ricordare inoltre che i sintomi del coronavirus possono iniziare da un tempo minimo di 2 giorni a uno massimo di 2 settimane dall’esposizione. La maggior parte delle persone però sviluppa i sintomi entro 5-7 giorni dall’esposizione. Si è però contagiosi anche da prima, per questo è fondamentale il tracciamento e la successiva quarantena delle persone che sono state a contatto con qualcuno che è stato contagiato. Ricordiamo inoltre che la diagnosi non può e non deve avvenire in base ai sintomi: ci sono dei test da effettuare e il più efficace in questo momento è il test del tampone.

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