Quali effetti ha l'emergenza coronavirus sulla nostra mente? La psicologa risponde

La quarantena, l’isolamento forzato, la distanza sociale, l’assenza di rapporti fisici, la diminuzione dello spazio vitale non sono solo elementi formali, ma si tramutano in sintomi psicologici. Conoscerli ci aiuta a tenerli a bada.

L’emergenza coronavirus da “epidemia”, che affliggeva quindi solo una zona localizzata tanto distante da noi come quella orientale, è diventato poi anche un problema nostro fino a essere definito “pandemia” data la velocità con cui si è diffuso in tante altre aree del mondo.

È sicuramente un problema sociale ma è con le conseguenze individuali che ci si trova a fare i conti tutti i giorni.
La quarantena, l’isolamento forzato, la distanza sociale, l’assenza di rapporti fisici, la diminuzione dello spazio vitale non sono solo elementi formali, ma si tramutano in sintomi psicologici. Negarli, li rafforza e li peggiora. Accettarli e dargli un nome, li guarisce.
E allora vediamo insieme i sintomi che possono presentarsi in questa situazione al limite dell’incredibile che ci troviamo tutti a vivere.

I sintomi più comuni in quarantena

Tra i sintomi più comuni c’è sicuramente un livello di ansia e preoccupazione eccessivo, più del solito, che sembra non ci abbandoni mai e cresca la sera tardi e la mattina presto, accompagnato dalla sensazione di non riuscire a controllarlo.

Ma anche: tensione (sia fisica che mentale), nervosismo, irritabilità e irrequietezza, possiamo notare le mani che tremano, una pulsazione in un occhio o un tic ripetuto.
Si ha difficoltà a occupare le giornate, ma si è pervasi anche da un senso di affaticamento che spinge a stare più a lungo sul letto e sul divano.

Ci si può anche impegnare a guardare un film e a leggere un libro, ma ci si trova poi con la mente altrove, a guardare assorti fuori dalla finestra: mandiamo indietro il film, rileggiamo le ultime righe ma niente, concentrazione e memorizzazione pari a zero.

Disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o si dorme troppo), disturbi dell’alimentazione (mancanza o eccesso di appetito), disturbi gastrici (difficoltà a digerire, mal di stomaco, nausea, gastrite), difficoltà respiratorie (affanno o sensazione di soffocamento), tachicardia, vertigini, eccessiva sudorazione, dolore al petto, brividi o vampate, formicolii o torpori agli arti, paura di perdere il controllo, di morire o che possa accadere qualcosa di brutto da un momento all’altro.

Sintomi che possono spaventare perché a tutti può essere capitato di stare a casa per un certo periodo, ma forse nessuno si è soffermato sulle reazioni che la propria mente mostra di conseguenza, soprattutto se si è obbligati a stare a casa in una situazione di emergenza mondiale.

Conosciamo il nemico per vincerlo

Come l’arte della guerra ci insegna, dobbiamo conoscere il nemico per vincerlo: i sintomi ora elencati sono tipici dei disturbi d’ansia e di panico.
Non siamo strani noi, fa parte della natura umana!

L’ansia in realtà è indispensabile per la vita stessa, è un meccanismo di difesa che mostra ancora una volta quanto è perfetto il corpo umano: ci avverte di un pericolo, ci mette in allerta e ci obbliga a reagire. E il Covid-19 è un virus invisibile e insidioso, che si propaga con facilità e velocità e che può voler dire terapia intensiva e morte.

Provare ansia e angoscia per la pandemia, alimentate anche da tutte le misure di sicurezza imposte dal Governo, è quindi una reazione SANA.
Diventa INSANA e patologica quando i comportamenti e atteggiamenti che mettiamo in atto per rispondere allo stimolo ansioso non permettono di controllarlo e condizionano negativamente la nostra vita.

La mia ansia è sana o patologica?

Provare un certo livello di ansia in questo momento è sano e lo è per svariati motivi:

  • Il coronavirus rappresenta un pericolo evidente e riconosciuto a livello mondiale;
  • Negli ultimi quarant’anni, e forse più, non si è mai stati coinvolti in una mobilitazione di massa simile, rappresenta quindi una situazione sconosciuta ai più;
  • Gli ospedali sono al collasso e diventa difficile e rischioso anche richiedere e ottenere un intervento di pronto soccorso per qualsiasi altra patologia;
  • Le istituzioni hanno imposto delle regole restrittive a tutti gli italiani, su tutto il territorio nazionale;
  • Tutte le persone attorno a noi (sia familiari che conoscenti) mostrano paura e preoccupazione.

Queste ragioni, e tutte le altre non incluse nell’elenco, rendono la situazione così surreale e provocano un sano sentimento di preoccupazione e angoscia.
Le reazioni spontanee diventano quindi quelle a protezione e tutela della “specie” e quindi: conoscere il virus, informarsi sugli effetti e sul rischio di contagio, aggiornarsi sulla situazione a livello sociale, utilizzare tutte le misure e munirsi di tutti gli strumenti atti a evitare il contagio (distanza di sicurezza, mascherine, guanti, igienizzanti, ridurre gli spostamenti…).

Diventa invece patologica quando, nonostante questi accorgimenti, il livello di ansia rimane talmente alto da condizionare la nostra quotidianità, i nostri rapporti familiari, sociali, lavorativi e amicali e da occupare, con pensieri intrusivi e ossessivi, la nostra attività mentale per la maggior parte della giornata.

Che fare?

Se un’attenta autoanalisi ti porta a concludere che il tuo livello di ansia è eccessivo, parlane con qualcuno o rivolgiti ad uno psicologo.
Puoi scrivermi (Cristinacolantuono@gmail.com) oppure entrare in contatto con tanti altri servizi creati ad hoc per questa emergenza.
Sottovalutare o trascurare questo stato può portare a peggiorare i sintomi ancor più a livello somatico e quindi a mostrare disturbi fisici anche gravi. Se non ascolti il tuo disagio mentale, sarà il tuo corpo a inviarti un messaggio ancora più forte.

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