Belonefobia, un nome che se per tanti risulta sconosciuto, per molte persone rappresenta una condizione reale e quotidiana di malessere interiore. Una vera e propria fobia e che, in quanto tale, limita la vita di chi ne soffre procurando sensazioni di disagio, panico e ansia.

Un timore irrazionale e persistente che riguarda degli oggetti ben precisi e, di conseguenze, tutte le possibili situazioni in cui gli stessi possono essere utilizzati e/o presenti.

Parliamo di aghi, spilli, coltelli e più in generale di tutto ciò che è appuntito e che può causare ferite o sanguinamento.

Ma vediamo meglio di cosa si tratta, cos’è la belonefobia, come si manifesta e come si può superare.

Cos’è la belonefobia?

Come detto, la belonefobia (dal greco βελόνη, ago) non è altro che la paura di aghi, spilli, siringhe, coltelli, vetri, bisturi, ecc. Qualunque oggetto sufficientemente appuntito o affilato per produrre una ferita e, quindi, la perdita di sangue.

A seconda dell’oggetto che la determina può essere identificata con diversi nomi. La belonefobia, infatti, è conosciuta anche come:

  • aichmofobia o aicmofobia, quando la paura è rivolta soprattutto agli aghi;
  • tripanofobia ovvero la paura delle iniezioni, delle siringhe o delle punture;

ma anche:

  • enotofobia, la paura degli spilli;
  • vaccinofobia, l’ansia rivolta ai vaccini e all’atto stesso della vaccinazione.

Un timore verso tutto ciò che è acuminato o tagliente e che investe tra il 10 e il 20% delle persone. A questo proposito, essendo ufficialmente riconosciuto come un disturbo psichiatrico, la belonefobia compare nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), redatto dall’American Psychiatric Association.

Una fobia specifica, quindi, che oltre a manifestarsi nel momento in cui si entra in contatto o si pensa ad aghi e simili, si concretizza anche come un disagio reale e concreto solo alla vista di qualcuno che usa questi oggetti in modo autonomo. Come per esempio quando qualcuno maneggia un coltello in cucina.

Ma non solo. La belonefobia, infatti, può scatenarsi anche mentre si guarda un film o si ascolta un racconto reale o di fantasia. O anche solo sentendo un odore che riporta la mente a situazioni ospedaliere, come quello del disinfettante.

Ma da cosa dipende la belonefobia? Cos’è che la determina e perché alcune persone ne sono particolarmente soggette?

Cause e origini della belonefobia

Come per molte altre paure, la ricerca della causa scatenante e della sua origine non è sempre facile o univoca.
Nel caso specifico della belonefobia, per esempio, esistono diverse teorie che ne identificano lo sviluppo.

Teoria associativa

Una di queste, la più comune, attribuisce la sua “nascita” a esperienze traumatiche vissute da chi ne soffre o che si riferiscono a persone conosciute dal soggetto, generalmente intorno ai primi sei anni di vita, come:

  • l’aver assistito durante l’infanzia a reazioni di avversione o rifiuto verso una puntura o un vaccino, da parte di un familiare;
  • l’aver subito dolore nel corso di una procedura medica.

Teoria genetica

Secondo questa teoria, la belonefobia potrebbe anche derivare da una predisposizione genetica, ovvero la ripetizione di comportamenti simili che si tramandano all’interno della famiglia, nelle diverse generazioni.

Teoria evolutiva

Un’altra ipotesi associa la belonefobia all’evoluzione, partendo dal presupposto che la stessa abbia base biologica ereditaria. Secondo questa teoria i modelli visivi che provocano sintomi come la paura per gli aghi sono molto simili a quelli legati a oggetti contundenti o armi da fuoco.

Come suggerito in uno studio del dott. James G. Hamilton (autore di un articolo sulla fobia degli aghi), infatti, per chi soffre di questo disturbo tenersi lontano da questo genere di pericoli assicura una probabilità di vita più lunga, un tempo come oggi.

Ma non solo. Altre ipotesi riguardo l’origine di questa fobia sono legate a:

  • un’ipersensibilità al dolore (iperalgesia) che rende insopportabile la penetrazione di un ago nella pelle;
  • una cattiva educazione in cui questo tipo di oggetti sono stati mal utilizzati come costrizione emotiva e fisica (teoria della repressione).

Tutte possibili cause che, insieme o singolarmente, determinano l’insorgere di questa paura irrazionale verso tutto ciò che è appuntito o tagliente, sfociando in tutta una serie di disturbi e sintomi molto impattanti per chi li subisce.

Come si manifesta la belonefobia?

Ovviamente la sintomatologia legata alla belonefobia può variare da persona a persona (esattamente come capita in tutte le diverse fobie o patologie da cui si può esser affetti).

In linea generale, però, chi soffre di questo di questo disturbo può imbattersi in sensazioni che variano dal forte disagio, anche solo alla vista di strumenti appuntititi, alla repulsione, dal senso profondo di angoscia e ansia fino a veri e propri attacchi di panico nei casi più gravi.

Questi sono caratterizzati dall’accelerazione del battito cardiaco, la mancanza di respiro, nausea e sudorazione fredda.

Ma non solo. Altri sintomi che si possono manifestare nei soggetti affetti da belonefobia sono:

  • brividi e pelle d’oca;
  • pruriti diffusi in tutto il corpo;
  • illusioni ottiche e percezione distorta della realtà;
  • vertigini e senso di svenimento;
  • secchezza delle fauci;
  • tremori;
  • affanno;
  • confusione mentale;
  • pianto.

Questi sintomi possono manifestarsi alla vista di particolari oggetti o situazioni ma, nei casi più gravi, anche solo al pensiero degli stessi. Causando di fatto un impedimento non da poco nella vita delle persone che li vivono.

Chi ne soffre, infatti, non si limita a evitare possibili situazioni di “pericolo” ma andrà a eliminare dalla sua vita tutte quelle condizioni che possono alterare il proprio stato di tranquillità. Escludendo così anche aspetti fondamentali come:

  • il recarsi dal medico;
  • effettuare esami del sangue o controlli diagnostici;
  • curarsi con medicinali che implicano l’uso di siringhe (come nel caso del diabete o delle vaccinazioni).

Andando così a compromettere anche il proprio stato di salute fisico generale.

Ecco perché è importantissimo comprendere questa tipologia di fobia e cercare di risolverla. Come?

Belonefobia: come superarla

Con terapie specifiche e mirate. Esistono, infatti, diverse possibilità per superare la belonefobia e tutti gli effetti indesiderati a essa legati.

Dalla psicoterapia, all’utilizzo di farmaci, fino ad apposite tecniche di rilassamento. Il tutto volto alla razionalizzazione del problema e alla capacità di reagire, affrontarlo e, quindi, superarlo. Vediamo come.

Esposizione e Desensibilizzazione

Un metodo usato per fronteggiare questa fobia è quello di essere sottoposto a stimoli esterni, graduali e ripetuti nel tempo, che ne generano i sintomi ma in modo controllato. Questo per far si che il soggetto possa desensibilizzarsi di fronte agli oggetti legati alla sua paura e eliminarne le associazioni negative.

Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Durante queste sedute si cerca di lavorare sul significato che il paziente associa agli aghi e agli altri oggetti appuntiti. Il soggetto, quindi, verrà stimolato ad affrontare le situazioni di cui ha paura attraverso l’apprendimento di tecniche di autocontrollo a livello emotivo. In modo da circoscrivere e ridimensionare il proprio timore.

Farmaci

Nei casi più gravi di belonefobia il medico specializzato può prescrivere una terapia farmacologica, in modo particolare per sostenere il soggetto e alleviarne i sintomi, evitando che sfocino in situazioni di depressione o ansia. Solitamente i medicinali prescritti sono degli antidepressivi.

Tecniche di Rilassamento

In ultimo, alla psicoterapia possono essere associate delle specifiche tecniche di rilassamento come il training autogeno, lo yoga, particolari esercizi di respirazione. Tutti elementi che possono aiutare a gestire meglio gli stati di ansia e disagio legati alla paura.

Cosa importante per la lotta contro la belonefobia, quindi, è quello di affidarsi a un medico. Facendosi accompagnare sia nella terapia scelta per risolvere il problema sia in quelle circostanze in cui, volenti o nolenti, si deve affrontare la propria fobia faccia a faccia. Per esempio durante un prelievo.

In questo caso è fondamentale respirare profondamente, distogliere lo sguardo dalla siringa e, soprattutto, farsi aiutare e “sostenere” da un familiare o dallo stesso medico. In modo da essere rassicurati prima, durante e dopo l’esperienza stessa.

Ricordandosi sempre che la forza per superare qualunque paura esiste ed è dentro ognuno di noi. Consapevoli che, in attesa di trovarla e di riuscire a tirarla fuori, ci si può sempre affidare a chi si ha vicino. Imparando a fidarsi di chi ci vuole bene e, soprattutto, di se stessi.

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