Un controllo che le donne possono fare in autonomia a casa è l’autopalpazione del seno. Un gesto semplice, una volta imparato cosa sentire e vedere, che può salvare dall’insorgenza o peggioramento del tumore. Tutte le donne dovrebbero iniziare a farla fin da giovani, per conoscere al meglio il proprio seno e riconoscere subito cambiamenti nella forma e nella pelle.

Ovviamente l’autopalpazione non può essere l’unico controllo, che deve essere accompagnato periodicamente da esami medici. In ogni caso rappresenta il primo importante passaggio per scoprire se c’è qualcosa che non va, e ricorrere tempestivamente a una diagnosi precoce. Vediamo come e quando fare l’autopalpazione del seno.

Perché l’autopalpazione del seno è indispensabile

L’autopalpazione del seno può davvero fare la differenza in una donna, perché permette prima di tutto di imparare a conoscere in modo autonomo il proprio seno e il proprio corpo. Di conseguenza, risulta più facile notare con il tatto o con la vista dei cambiamenti. Che possono essere non solo noduli, ma anche arrossamenti della pelle o modifiche del capezzolo.

Secondo i dati riportati dalla Fondazione AIOM ogni anno sono diagnosticati 53.500 nuovi casi, di cui una piccola percentuale di uomini, di cancro al seno, il più frequente nelle donne in tutte le fasce di età. Grazie a campagne di promozione sempre più efficaci, di progressi nella medicina e di prevenzione con diagnosi precoce, i numeri di mortalità calano sempre di più. Tuttavia, rimane fondamentale, data l’alta incidenza di casi, l’autopalpazione.

Quando fare l’autopalpazione del seno?

autopalpazione seno
Fonte: Web

Secondo la medicina, ogni donna dovrebbe effettuare l’autopalpazione del seno a partire dai 20 anni di età almeno una volta al mese. Più precisamente, è consigliato il periodo tra il 7°e il 14° giorno del ciclo mestruale. Per non confondersi, e per chi ha il ciclo irregolare, si può scegliere un giorno fisso circa una settimana dopo la fine delle mestruazioni.

Questo perché gli ormoni possono dare cambiamenti fisiologici alla mammella, da considerare normali. I cambiamenti sono più visibili invece quando il seno è meno in tensione, evitando così falsi allarmi. In menopausa o gravidanza invece è indifferente il giorno in cui si effettua. Molte volte modificazioni non solo della mammella ma anche della pelle o secrezioni da parte del capezzolo sono ben visibili.

Altre volte non ci sono segni particolari della malattia. L’autopalpazione del seno quindi non può bastare da sola, è fondamentale abbinare regolari visite senologiche dal medico ed esami più precisi, specialmente l’ecografia mammaria, consigliata a partire dai 30 anni e la mammografia dopo i 40 anni, prima in caso di familiarità o alterazioni.

Come fare l’autopalpazione del seno

Affinché abbia efficacia, è necessario imparare bene come fare l’autopalpazione del seno. Il controllo va fatto in due fasi: l’osservazione e la palpazione vera e propria. Si tratta di una pratica semplice e che non richiede troppo tempo, ma che va fatta con attenzione, e in modo costante. Solo così si può imparare a conoscere bene l’aspetto del proprio seno, come cambia nel tempo e riconoscere i segnali fisiologici da quelli allarmanti.

Osservazione

La prima fase è molto importante, perché consiste nell’osservare attentamente le mammelle, aiutando a notare già dei cambiamenti nella forma del seno e del capezzolo ed eventuali cambiamenti della pelle. Si effettua davanti allo specchio, prima con le braccia rilassate sui fianchi, di fronte e di lato. Poi con le braccia alzate sopra la testa, e infine premendo le braccia davanti alla fronte contraendo i muscoli pettorali.

Come abbiamo detto, le modificazioni possono riguardare non solo la mammella, ma anche i capezzoli che ad esempio possono secernere del liquido, che deve allarmare, oppure subire retrazione, ossia quando appare rientrante invece che sporgente.

Palpazione

La seconda fase consiste nella palpazione, ossia toccare con movimenti specifici, ma semplici, entrambi i seni. Serve a notare con il tatto delle modificazioni, dei rigonfiamenti, che spesso risultano indolori e non sarebbero visibili in altro modo. Per farla bisogna iniziare in posizione eretta e si piega il braccio del lato della mammella da esaminare dietro la nuca. Con tre dita dell’altra mano, indice, medio e anulare, si fanno dei movimenti aumentando di volta in volta la pressione.

Prima in maniera circolare in senso orario, poi dal basso verso l’alto e infine dall’esterno verso il capezzolo in senso radiale. In questo modo bisogna fare attenzione a cogliere eventuali noduli o indurimenti del tessuto mammario. Successivamente si passa alla palpazione della zona circostante, da una parte fino allo sterno e dall’altra fino al cavo ascellare. Le stesse azioni sono da ripetere poi in posizione supina, sempre con il braccio piegato dietro la testa.

L’ultimo passaggio consiste nel controllo del capezzolo: si stringe tra indice e pollice e si schiaccia leggermente, per vedere se ci sono fuoriuscite di liquido che può essere siero o sangue. Per controllare il colore dell’eventuale secrezione, ci si può aiutare con un fazzoletto, anche per ripulire la zona in caso di perdite. Se si nota qualcosa di strano non necessariamente significa che ci sia qualcosa che non va, ma è indispensabile approfondire con un esame medico.

Cosa fare se c’è qualcosa di strano?

A cosa bisogna quindi stare attente esattamente durante l’autopalpazione del seno?

  • modifiche nella forma e nella dimensione di una o entrambe le mammelle;
  • uno o più noduli, che spesso sono naturali, ma possono essere di origine maligna;
  • ispessimenti o protuberanze nel seno e nel cavo ascellare;
  • perdite di qualche liquido dal capezzolo o variazioni dello stesso in contorno, dimensione, posizione o retrazione;
  • raggrinzamenti, rilievi o avvallamenti della cute, infiammazioni o eruzioni anche dell’areola;
  • dolore ingiustificato o sensazioni strane al seno e all’ascella.

In tutti questi casi, l’autopalpazione ha riportato un riscontro preliminare che qualcosa non va. Di conseguenza è fondamentale rivolgersi al medico per approfondire la diagnosi. In molti casi non c’è niente di cui preoccuparsi, perché questi segnali non rappresentano necessariamente una malattia. È necessario quindi eseguire esami specifici sotto controllo medico, solitamente l’ecografia mammaria o la mammografia per iniziare, in modo da comprendere meglio le cause dei cambiamenti del seno, della pelle o del cavo ascellare.

Tutti i sintomi che abbiamo visto sono utili perché fungono da campanelli d’allarme per spingere a farsi controllare dal medico. Senza l’autopalpazione, anche i casi in cui si tratta effettivamente di segnali che precedono un tumore al seno non sarebbero percepibili finché non è troppo tardi. I sintomi dolorosi infatti spesso compaiono quando lo stadio della malattia è più avanzato.

L’autopalpazione del seno non è quindi l’unico controllo, ma è il primo importante passaggio per la prevenzione e la diagnosi precoce, che salva ogni anno la vita di molte donne.

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