Durante un percorso di psicoterapia il paziente può mettere in atto involontariamente il meccanismo di transfert nei confronti del proprio terapeuta. La proiezione delle sue manifestazioni emotive si rivela una lente utile attraverso cui esaminare i processi mentali inconsci, i desideri e i traumi passati e la loro influenza sull’esperienza della persona.

Ecco quali sono i tipi più comuni di transfert e come questa dinamica viene gestita dallo specialista.

Cosa significa “transfert” in psicoterapia?

Il transfert, nella teoria psicoanalitica, è quando si proiettano sul terapeuta sentimenti relativi a qualcun altro. Un esempio classico è quando un paziente si innamora del proprio terapeuta, tuttavia, si possono trasferire anche sentimenti di rabbia, collera, sfiducia o dipendenza. Sebbene si tratti di un termine tipico del campo della salute mentale, è un fenomeno che può manifestarsi anche nella vita quotidiana quando il cervello cerca di comprendere un’esperienza attuale esaminando il presente attraverso il passato.

L’APA Dictionary definisce il transfert come:

[…] lo spostamento o la proiezione sull’analista di quei sentimenti e desideri inconsci originariamente rivolti a persone importanti, come i genitori, nell’infanzia del paziente. Si ritiene che questo processo porti il materiale represso in superficie, dove può essere riesaminato, studiato e lavorato per scoprire le fonti delle attuali difficoltà nevrotiche del paziente e per alleviarne gli effetti dannosi. Sebbene gli aspetti teorici del termine siano specifici della psicoanalisi, il transfert ha un ruolo riconosciuto in vari altri tipi di incontro terapeutico, tra cui il counseling e la psicoterapia dinamica a breve termine. Il significato più ampio del termine – una ripetizione inconscia di comportamenti precedenti e la loro proiezione su nuovi soggetti – è riconosciuto come applicabile a tutte le interazioni umane.

Quanti e quali tipi di transfert esistono?

Il transfert in psicologia può assumere diverse forme a seconda delle dinamiche individuali e delle relazioni coinvolte. Ecco quali sono i più comuni:

  1. Transfert positivo: In questo tipo di transfert il paziente proietta sentimenti positivi, come affetto, amore o ammirazione, sull’analista o sulla figura terapeutica. Ad esempio, un paziente potrebbe vedere il terapeuta come una figura genitoriale amorevole o come un modello positivo.
  2. Transfert negativo: Il transfert negativo implica la proiezione di sentimenti negativi, come rabbia, ostilità o disprezzo, sull’analista o sul terapeuta. Il paziente potrebbe sentirsi arrabbiato o deluso dal terapeuta, anche se questi sentimenti hanno radici più profonde nella sua storia personale.
  3. Transfert erotico: Questo tipo di transfert comporta la proiezione di desideri sessuali o romantici sull’analista o sulla figura terapeutica. Può manifestarsi come un’attrazione romantica o sessuale nei confronti del terapeuta.
  4. Transfert genitoriale: In questo caso il paziente potrebbe vedere l’analista come una figura genitoriale, ad esempio come un padre o una madre sostitutivi. Questo può portare a dinamiche simili a quelle di una relazione genitore-figlio.
  5. Transfert fraterno o sororale: In alcune situazioni il paziente può proiettare sull’analista dinamiche riconducibili alla relazione di fratellanza o sorellanza, vedendolo come un fratello o una sorella.
  6. Transfert di rivalità: In questo tipo di transfert il paziente potrebbe sperimentare sentimenti di competizione o rivalità con l’analista. Questo può riflettere dinamiche interne del paziente legate a questioni di rivalità o invidia.
  7. Transfert non familiare: Si verifica quando il paziente idealizza il terapeuta e riflette gli stereotipi che lo influenzano. Ad esempio, un sacerdote è visto come un santo, mentre da un medico ci si aspetta che curi e guarisca i disturbi.
  8. Transfert di cura: In questo transfert il paziente può cercare di ottenere cure speciali dall’analista, proiettando un bisogno di attenzioni influenzare la dinamica della terapia.

Transfert e controtransfert

Transfert e controtransfert descrivono le dinamiche che si sviluppano all’interno della relazione tra paziente e terapeuta, ma hanno prospettive diverse: se il transfert vede il paziente proiettare inconsciamente sul terapeuta le proprie emozioni e vissuti personali, nella dinamica di controtransfert è il terapeuta a proiettare i propri sentimenti ed emozioni sul paziente.

Se Freud considerava il controtransfert pericoloso perché si suppone che lo psicoanalista debba rimanere completamente obiettivo e distaccato, da allora queste opinioni sono state messe in discussione soprattutto dallo psicanalista Heinrich Racker, il quale sosteneva come non potesse essere in nessun modo neutrale e libero da nevrosi. Per lui il controtransfert agisce come una sorta di guida o di bussola mettendo in guardia l’analista da ciò che sta avvenendo, sia all’interno del paziente che nell’analisi nel suo complesso.

Un’altra fase dell’indagine del dottor Racker sul rapporto tra terapeuta e paziente gli ha permesso di delineare due tipi distinti di identificazioni di controtransfert: le identificazioni concordanti, ovvero quando l’Io, l’Es e il Super-Io dell’analista si allineano empaticamente con quelli del paziente, e le identificazioni complementari, che si verificano quando l’analista si identifica con il trattamento che il paziente gli riserva, come se il terapeuta fosse uno degli oggetti interni del paziente (cioè l’immagine mentale ed emotiva che la persona ha del terapista), il che porta l’analista a mettere in atto questo ruolo imposto.

Come per il transfert, anche il controtransfert ha un ruolo importante nel rapporto terapeutico: se il primo consente al terapeuta di aiutare il paziente nella comprensione delle emozioni proiettate, nello sviluppare una maggiore consapevolezza delle dinamiche interne e dei modelli di relazione che possono influenzare la sua vita; il secondo fornisce al terapeuta la consapevolezza su ciò che il paziente sta proiettando e può rivelare dinamiche sottili all’interno della relazione terapeutica.

La gestione corretta del controtransfert da parte del terapeuta è essenziale, infatti se questo conflitto non viene risolto per via del coinvolgimento troppo intenso nella relazione con il paziente, c’è il rischio di interrompere le sedute per evitare di provocare un danno nei confronti del paziente.

Come viene gestito nella terapia

La gestione del transfert è una parte integrante della terapia psicoanalitica e quando questo viene fatto in modo efficace, può diventare un potente strumento per esplorare le dinamiche interiori e affrontare le questioni non risolte:

  1. Riconoscimento e consapevolezza: Il primo passo nella gestione del transfert è il riconoscimento. Il terapeuta deve essere sensibile alle dinamiche emotive che emergono nella relazione terapeutica e alle possibili proiezioni del paziente. Questo richiede un elevato grado di consapevolezza da parte del terapeuta.
  2. Esplorazione: Una volta riconosciuto, il terapeuta può esplorare il transfert con il paziente. Questo coinvolge l’apertura di un dialogo sull’esperienza del paziente nella terapia, comprese le sue reazioni e sentimenti verso il terapeuta. L’obiettivo è aiutare il paziente a diventare consapevole delle proiezioni e delle dinamiche interne che stanno emergendo.
  3. Interpretazione: Il terapeuta può interpretare il transfert per il paziente. Ciò significa che il terapeuta cerca di spiegare al paziente come le dinamiche di transfert possono riflettere esperienze passate, relazioni significative o bisogni inconsci. Queste interpretazioni mirano a fornire al paziente una maggiore comprensione di sé e dei modelli di comportamento.
  4. Utilizzo terapeutico: Il transfert può essere utilizzato come un’opportunità terapeutica. Il terapeuta può lavorare con il paziente per esplorare come i sentimenti e le proiezioni nel transfert possono riflettere questioni irrisolte o emotivamente cariche. Questo processo può portare a una maggiore consapevolezza e a una crescita personale.
  5. Riflessione sulla relazione terapeutica: Il terapeuta deve anche riflettere sulla sua parte nella relazione terapeutica e sulle proprie reazioni di controtransfert. Comprendere e gestire il proprio controtransfert è essenziale per evitare che interferisca con la terapia.
  6. Etica e confidenzialità: Il terapeuta deve rispettare l’etica professionale e la confidenzialità durante la gestione del transfert. Ciò significa che le informazioni e le dinamiche emerse rimangono private e vengono utilizzate solo per scopi terapeutici.
  7. Flessibilità e adattamento: La gestione del transfert richiede flessibilità da parte del terapeuta. Ogni paziente è unico e le dinamiche di transfert possono variare notevolmente da una persona all’altra. Il terapeuta deve adattare la sua approccio in base alle esigenze del paziente.
  8. Sostegno e empatia: Durante il processo di gestione del transfert, è importante che il terapeuta fornisca sostegno ed empatia al paziente. Questo può sperimentare una gamma di emozioni intense e il terapeuta deve essere presente per aiutare a elaborare queste emozioni in modo sicuro e costruttivo.
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