Un intervento unico nel suo genere che potrebbe rappresentare una vera e propria ancora di salvezza per chi ha la scoliosi idiopatica, ovvero senza una causa specifica.

Lo ha condotto l’équipe del dottor Francesco Lolli e del dottor Andrea Messina, dell’Unità di Neurochirurgia di Maria Cecilia Hospital, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, su una paziente, di quindici anni, con una  deformità della colonna vertebrale di 130 gradi Coob, che le provocava dolore nello svolgimento delle normali attività quotidiane, oltre che un enorme disagio a livello psicologico.

“La giovane soffriva da tempo di scoliosi e le indagini genetiche avevano escluso patologie sottostanti, quindi non si conosce l’origine della sua deformità – ha spiegato nel comunicato stampa diffuso il dottor Lolli, ortopedico – È giunta alla nostra attenzione perché la sua condizione è peggiorata molto rapidamente negli ultimi anni e non rispondeva positivamente ai trattamenti con busto. Se non fossimo intervenuti chirurgicamente, con il passare del tempo, sarebbe andata incontro a una grave insufficienza respiratoria e a una serie di problematiche cardiache e polmonari, proprio a causa della grave deformità della gabbia toracica, conseguenza della scoliosi”.

L’intervento di correzione si è svolto in due tempi, inserendo dapprima una barra magnetica transitoria, chiamata Growing Rod Magnetico, dentro la colonna vertebrale, generalmente usata sui pazienti pediatrici; questa, a differenza della tecnica HALO, che costringe il paziente all’immobilità per circa venti giorni, consente di lavorare sull’allungamento graduale della colonna vertebrale con la paziente comodamente a casa, salvo che per sedute periodiche in ambulatorio, senza preclusione alle normali attività.

In un secondo momento la paziente si è sottoposta a sedute di allungamento in ambulatorio, in cui, grazie a un attivatore esterno, si è riusciti a estendere la barra magnetica per correggere gradualmente la scolisoi, allungandola di circa 5 o 10 millimetri a ogni seduta, per un totale di 3 cm circa al mese.

La barra è stata eliminata con un secondo intervento dopo 40 giorni, prima di passare all’operazione di correzione definitiva della scoliosi;  come ha spiegato il dottore Messina, specialista in Neurochirurgia:

“Si tratta di un’operazione rischiosa, la letteratura scientifica parla di un rischio di danno neurologico dell’8%. La vertebrectomia si è però rivelata efficace, consentendo di correggere ulteriormente la curva della colonna vertebrale e di ottenere la correzione definitiva della scoliosi, un ottimo risultato funzionale ed estetico, quest’ultimo aspetto da non sottovalutare considerata anche la giovane età della paziente”.

“È stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutta l’équipe chirurgica e degli anestesisti, sia in sala operatoria sia in fase di gestione del dolore nel post-intervento – ha concluso Lolli –  Ciò che abbiamo fatto durerà per tutta la vita della giovane e non richiederà revisioni. La ragazza è tornata a casa sua in Sicilia, sta bene e ha ripreso la sua quotidianità. Il suo sorriso è la più grande ricompensa che potevamo desiderare.”

La scoliosi colpisce circa il 3% della popolazione italiana, e viene diagnosticata per l’80% dei casi in età adolescenziale; un intervento del genere potrebbe rappresentare davvero una manna dal cielo per i pazienti, soprattutto quelli più giovani, senza costringerli a rinunciare alle attività preferite durante il periodo di convalescenza.

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