E se ci fosse un altro modo per alimentarsi in modo salutare, più sostenibile e che permetta di non rinunciare a nessuno dei cibi tipici della dieta mediterranea, carne compresa? In effetti c’è e si chiama social omnivore, a cui appartengono, traducendo in italiano, i cosiddetti onnivori sociali.

Si tratta di una nuova versione dell’essere vegetariani o di una declinazione dell’essere onnivori? Diciamo un mix di entrambe le cose, e che rappresenta quella schiera di persone che, se a casa propria segue un’alimentazione prettamente vegetariana e plant-based, quando si trova fuori a cena con gli amici o in una situazione di socialità consuma anche carne e pesce, con gusto e senza il mimino accenno di dubbio, costrizione o senso di colpa.

Come dire, un onnivoro consapevole e attento al benessere proprio e del mondo animale. Una tendenza amata da chi la segue e da chi la osserva, che manifesta equilibrio e che, diciamolo pure, può avere anche dei notevoli aspetti positivi.

Chi sono gli onnivori sociali?

Quando si parla di onnivori sociali, quindi, si potrebbe molto semplicemente riassumere il tutto descrivendo queste persone come coloro che mangiano di tutto quando sono fuori casa ma che preferiscono un’alimentazione vegetariana quando si trovano a casa.

Un rapporto con la tavola che potremmo definire ottimale e che, senza limitazioni o restrizioni di alcun genere, si sposa perfettamente con l’idea di seguire un’alimentazione sostenibile e consapevole verso la propria salute e verso il benessere animale, senza eccessi nel consumo o nel non consumo, ma seguendo con estrema naturalezza le proprie scelte alimentari. Anche quando si parla di menù.

Per un onnivoro sociale, infatti, non ci sono problemi nella scelta di un ristorante o di un altro, poiché ovunque si vada troveranno sempre qualcosa che li possa soddisfare. Diverso è il caso per un vegetariano, per esempio, che spesso si può trovare nella condizione di avere scelta limitatissima se si opta per un locale in cui la carne va per la maggiore, con buona pace sua e di chi mangia con lui/lei.

Ed è proprio questo il punto focale che contraddistingue gli onnivori sociali, appunto la socialità e la convivialità, l’importanza della condivisione del pasto in armonia, con se stessi, con ciò che si sta mangiando, con gli altri e con il luogo in cui è. Senza sensi di colpa, senza “obblighi” nella scelta su cosa consumare per ridotta possibilità nel menù, nel rispetto della propria memoria alimentare e dell’essere onnivoro dell’uomo.

E con il piacere di condividere il momento del pasto con assoluta serenità, soprattutto senza dover necessariamente comunicare le proprie abitudini alimentari.

Dieta veg e pressione sociale

Aspetti che spesso mancano in chi segue una dieta veg, e che molte volte pone chi sceglie questo stile alimentare a  doversi giustificare per le proprie scelte, a doversi adattare a menù non affini alla propria dieta ed etica e che, per questi e altri motivi, porta la persona a non trovare gioia nell’essere fuori a pranzo o cena perché non esistono le condizioni per poter soddisfare le proprie esigenze di gusto o anche solo la possibilità di avere una minima varietà di opzioni tra cui scegliere. E che spesso vanno a inficiare sulla soddisfazione generale del momento che si è vissuto.

Oltre al fatto che, spesso, a chi segue un’alimentazione prettamente o totalmente vegetale, vengono mosse critiche sui possibili danni della stessa, per lo più basate su stereotipi o scarsa informazione, sulla “tristezza” del non mangiare carne o sulla presunta rinuncia verso i piaceri della vita, fino ad arrivare alla vegefobia.

Affermazioni, queste, che vanno a giudizio di chi segue una dieta di questo tipo e che, in effetti, oltre a non avere alcun senso, vanno a limitare la libertà di godersi il momento del pasto.

Le “regole” degli onnivori sociali

Ma attenzione a non confondere gli onnivori sociali con altre tipologie di diete come quella flexitariana (che unisce i termini “flessibile” e “vegetariano”) e che comprende coloro che mangiano principalmente in modo vegetariano permettendosi occasionalmente un piatto di carne o di pesce.

Di base, infatti, pur facendo la stessa cosa, i social omnivore hanno meno flessibilità nella scelta del quando e dove, ma decidono si consumare occasionalmente carne o pesce solo quando si trovano a dividere il pasto con altre persone, quando si è fuori a pranzo o cena e in compagnia di amici, ma non a casa.

Una decisione che potrebbe nascere anche dal fatto di voler evitare la pressione sociale riguardo al cosa e come si mangia, ma anche sulla convenienza di non dover rinunciare a piatti che si amano e che si ha occasione di mangiare quando si è fuori casa, e a cui cedere solo quando si è al ristorante, feste o comunque in contesti sociali.

I vantaggi e i benefici

Nonostante una piccola parte degli onnivori sociali seguano questa modalità di “dieta” per comodità, per mancanza di tempo nella preparazione del cibo o per incapacità, però, è indubbio che chi segue questa tipologia di alimentazione si basi su un buonissimo equilibrio.

La dieta degli onnivori sociali è un ottimo compromesso, sia verso il miglioramento della propria salute, limitando in modo drastico il consumo di carne animale e di tutti gli effetti che questa può avere sull’organismo e, allo stesso tempo, verso la riduzione del proprio impatto sull’ambiente.

Due aspetti che hanno notevoli vantaggi per la salute e il proprio benessere personale ma anche per la salvaguarda dell’ambiente e degli animali, promuovendo l’eliminazione dello sfruttamento degli stessi e la limitazione o estinzione dell’allevamento intensivo e mostrando un occhio di riguardo al benessere generale del Pianeta.

C’è da chiedersi, però, se in una società priva di pregiudizi e stereotipi nei confronti di chi ha un’alimentazione plant based e con una scelta variegata di cibi vegetariani e vegani in ogni locale, gli onnivori sociali continuerebbero a mangiare carne anche fuori casa o opterebbero per continuare l’alimentazione che hanno in casa. In parole povere, se si tratta di un equilibrio messo in pratica più per costrizioni esterne, che per scelte personali.

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