La tiroide è una ghiandola situata all’interno del collo. Produce gli ormoni tiroidei, responsabili del buon funzionamento del metabolismo – per questo quando ci rivolgiamo a un dietologo, questi ci chiede gli esami del sangue, per constatare, tra le altre cose, il corretto funzionamento della tiroide. Nel corso della vita, questa ghiandola può sviluppare dei rigonfiamenti, che prendono il nome appunto di noduli alla tiroide: alcuni sono benigni, ma altri sono maligni e in alcuni casi possono evolversi in tumori. Per questo è fondamentale riconoscere i sintomi e individuare i fattori di rischio, così da rivolgersi tempestivamente al medico: potenzialmente può trattarsi di un problema facilmente superabile, come di qualcosa di più serio e importante.

Noduli alla tiroide, i sintomi

Noduli alla tiroide
Fonte: Pixabay

Il sintomo più evidente dei noduli alla tiroide è appunto il rigonfiamento al collo, formato da un ammasso di cellule: in corrispondenza del nodulo potrebbe anche comparire una sorta di livido. C’è poi da dire che in questi casi gli ormoni in circolo aumentano e questo può provocare una sensazione di ansia e di agitazione, che si traduce in tachicardia. Ci sono anche dei sintomi simili al mal di gola, come tosse, raucedine e difficoltà a deglutire: capita soprattutto per le forme maligne, ma non bisogna allarmarsi, soprattutto se ancora non si è consultato il medico. I pazienti possono anche soffrire di brividi e diarrea, spossatezza, calo di peso e mancanza di appetito.

I noduli alla tiroide sono pericolosi?

Tutto sta nella risposta a una grande domanda: benigni o maligni? La malignità di un nodulo alla tiroide può celare un tumore. Naturalmente non bisogna allarmarsi, perché, stando alla statistica, il tumore ricorre nel 5% dei casi di noduli alla tiroide: una minoranza certo, ma non bisogna mai sottovalutare nulla quando si tratta di salute. Infatti, di contro, la statistica dice anche che il 30% dei noduli esaminati in autopsia, su persone cui non erano stati diagnosticati, nascondeva un tumore.

Noduli alla tiroide, le cause

Noduli alla tiroide
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La causa più ricorrente dei noduli alla tiroide è la carenza iodica: per allontanare il rischio, in generale, sarebbe bene trascorrere quanto più tempo possibile al mare, soprattutto se si vive in zone dove lo iodio è scarso. Anche usare il sale iodato aiuta non poco. Tuttavia, viene riconosciuta a questa patologia una certa famigliarità: in altre parole, se ne hanno sofferto i vostri avi, è meglio comunicarlo al proprio medico che vi consiglierà sui test di screening, in particolare nel caso i noduli in passato si fossero dimostrati maligni. Di solito, sono le donne più colpite degli uomini, gli anziani più di bambini e adolescenti. Tra i fattori di rischio c’è anche il fumo di sigaretta.

Noduli alla tiroide vascolarizzati

I noduli alla tiroide possono essere anche ad alta o a bassa vascolarizzazione – ossia quando sono provvisti di vasi sanguigni. Di solito, nel primo caso ci potrebbe essere un tumore – anche per la correlazione con l’ipertiroidismo – nel secondo invece il nodulo dovrebbe essere benigno.

Noduli alla tiroide, le cure

Noduli alla tiroide
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Per curare i noduli alla tiroide, i medici di solito cercano di risalire alla causa che li ha provocati, ricorrendo alla tecnica dell’agoaspirato, una prassi molto comune che occorre per effettuare la biopsia. Ci sono molti tipi di cure, secondo che il caso sia più o meno grave. Nei casi più gravi, quando cioè il nodulo è maligno, si procede all’asportazione della tiroide e dei linfonodi a esso collegati, ma anche il nodulo può essere asportato interamente o parzialmente, secondo la gravità della situazione. Nei casi più lievi, si procede all’utilizzo di iodio radioattivo 131 – un isotopo radioattivo dello iodio appunto – oppure una terapia con farmaci per l’ipertiroidismo. Durante la cura farmacologica, la tiroide viene monitorata costantemente, anche per controllare eventuali cambiamenti nel nodulo stesso, come dimensione, forma o altro.

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