Misofonia, cosa accade nel cervello di chi non sopporta alcuni suoni
Perché alcune persone soffrono di misofonia? Uno studio da poco pubblicato potrebbe finalmente dare una risposta.
Perché alcune persone soffrono di misofonia? Uno studio da poco pubblicato potrebbe finalmente dare una risposta.
Perché ci sono persone misofone?
Come sappiamo, la misofonia è l’ipersensibilità o intolleranza a rumori specifici, in particolare quelli legati a masticazione e deglutizione, e ne soffre tra il 6 e il 20% della popolazione mondiale.
Fino a questo momento, come abbiamo scritto nell’articolo originale che segue, c’erano dubbi sulle cause dello sviluppo della misofonia, ma a quanto pare uno studio condotto dall’università di Newcastle, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience, potrebbe avere risposto all’interrogativo, mostrando cosa accade nel corpo dei misofoni quando recepiscono i suoni che scatenano il disturbo.
Analizzando le reazioni ai rumori di 37 persone con misofonia e di 42 persone prive del disturbo, è emersa una iperconnessione di alcune aree cerebrali, quindi una comunicazione più intensa tra corteccia uditiva e quelle zone del cervello preposte al controllo motorio del viso, in un momento in cui queste sono sollecitate da suoni sgradevoli, ma generalmente tollerabili. I soggetti non misofoni hanno riscontrato un semplice fastidio, ma chi soffre di misofonia ha mostrato reazioni spesso incontrollabili.
I ricercatori hanno spiegato che esiste un modello di comunicazione simile tra le regioni visive e quelle motorie, il che spiegherebbe la sensazione di fastidio non sopportabile, che può essere innescata anche da uno stimolo visivo. Nella pratica chi è misofono ha un sistema a specchio, che porta cioè a elaborare i movimenti degli altri attivando il cervello in maniera similare, in una sorta di iper-emulazione.
Una caratteristica del sistema dei neuroni specchio è che a uno schema di input uditivo o visivo (come appunto vedere o sentire qualcuno che mastica) si attivi una parte della corteccia motoria (corteccia motoria orofacciale) coinvolta nella produzione del movimento motorio associato all’input. Se in una persona non misofona questo non ha alcun tipo di conseguenza, nei misofoni invece il fastidio procurato è notevole.
Lo studio ha anche scoperto che il disturbo può essere ridotto imitando l’azione che produce il suono, in quanto la persona che ne soffre è riportata a uno stato di controllo della situazione.
Non sopportare determinati suoni ha un nome, misofonia. Un disturbo acustico non grave, ma che può compromettere alcuni aspetti della vita, e che rende molto fastidiosi alcuni rumori.
Qualcuno che mastica o deglutisce, il pianto di un bambino, l’abbaiare di un cane, il respiro pesante di una persona: sono tutte classi di suoni che causano più frequentemente misofonia, anche se la medicina non ha ancora trovato le ragioni scatenanti e una terapia del tutto efficace. Vediamo meglio di cosa si tratta e come si manifesta.
Il termine misofonia deriva dal greco “misos” che vuol dire odio, e “fonos“, ossia suono: pertanto il significato letterale è “odio del suono”. Questa definizione descrive bene il disturbo acustico, che rende davvero insopportabili e intollerabili certi suoni per chi ne soffre.
L’intolleranza può derivare da rumori emessi da una persona, un animale, anche se meno, o una cosa. A partire dal 2000 è riconosciuta come un disturbo a se stante, spesso legato a forme di disturbo ossessivo compulsivo.
Come per altri problemi cognitivi e comportamentali infatti, la misofonia provoca aggressività, attacchi di ansia e panico, e anche episodi di depressione. La misofonia riguarda circa il 60% di persone che soffrono di acufene, e il 20% di tutta la popolazione. I misofonici si rendono conto di avere un problema, e che le loro reazioni a certi suoni sono esagerate rispetto alle altre persone. Questo rende sicuramente più attuabile la ricerca di un rimedio.
Le cause di misofonia non sono ancora del tutto chiare. Gli studi hanno fatto emergere che probabilmente si tratta di un malfunzionamento del sistema uditivo centrale. Una ricerca pubblicata nel 2016 su Current Biology ha rilevato alcune informazioni importanti: grazie a una risonanza magnetica effettuata su soggetti misofonici e non, a contatto con determinati suoni ritenuti fastidiosi, è emerso che si attiva nei misofonici un meccanismo “combatti o fuggi”, innescando la produzione di adrenalina e cortisolo.
Inoltre, si è manifestata attività maggiore nella corteccia prefrontale ventrocentrale, implicata nell’elaborazione del rischio e della paura. Si è vista poi una maggiore attività del lobo dell’insula, area del cervello coinvolta nei processi di selezione rispetto a cosa fare attenzione, legata anche ad aree che regolano emozioni e memoria.
Nonostante le cause siano ancora incerte, sono chiari i fattori, dunque i suoni, che causano maggiormente l’insorgenza di misofonia:
La misofonia sembra svilupparsi, secondo gli studi, in età puberale, tra i 9 e i 13 anni, in maniera maggiore nelle persone di sesso femminile. I sintomi rilevabili riguardano più specificatamente le reazioni e i comportamenti indotti dall’ascolto del suono non tollerato.
Si parla quindi innanzitutto di fastidio e disagio, anche forti, aggressività e irritabilità, disgusto e agitazione, con conseguente tendenza ad allontanarsi dalla fonte del suono. La misofonia può anche manifestarsi con attacchi di panico, talvolta incontrollato, episodi di rabbia, attacchi d’ansia, rilevati anche nell’accelerazione del battito cardiaco, della sudorazione e della tensione muscolare.
Nonostante sia oggi un disturbo riconosciuto, la medicina non ha ancora trovato un trattamento specifico per la misofonia. Dal punto di vista farmacologico, i test hanno rilevato che nessun tipo di medicinale riesce a curare il disturbo misofonico. Esistono comunque dei trattamenti che si sono dimostrati efficaci anche nell’80% dei casi. Si tratta della terapia del suono, o TRT (Tinnitus Retraining Therapy), usata principalmente per trattare gli acufeni per la desensibilizzazione acustica.
Esporre gradualmente per un periodo di tempo prolungato e costante al suono che provoca misofonia sembra abituare l’orecchio e il cervello alla sopportazione, riducendo il grado di intolleranza. Questa terapia non è validata da tutti i medici, tanto che alcuni temono che possa peggiorare la situazione. Un’alternativa alla desensibilizzazione acustica è la terapia cognitivo-comportamentale, il cui scopo è insegnare a dominare il rumore, e specialmente le proprie reazioni negative ad esso, tra cui come abbiamo visto attacchi di ansia o di panico, rabbia e aggressività.
La misofonia non è un disturbo grave, ma può avere complicazioni dal punto di vista sociale e relazionale, quando spinge chi ne soffre ad allontanarsi dalle fonti dei suoni fastidiosi, come anche il luogo di lavoro o di scuola. Per questo è importante riconoscere il problema e provare a fare qualcosa per risolverlo, anche semplicemente coprendo i rumori con della musica o con un generatore di rumore bianco, quando possibile.
Amante della lettura, della musica e serie tv addicted, aspiro a diventare scrittrice di romanzi. Nel frattempo coltivo la mia passione scrivendo articoli su ciò che più mi piace: benessere, enogastronomia, cultura e attualità.
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