Cos'è la medicina rigenerativa: fino a che punto possiamo rigenerarci?
La medicina rigenerativa trova diversi utilizzi, ma si propone di trovarne, grazie alla ricerca scientifica, molti di più. Tuttavia esistono alcune obiezioni etiche.
La medicina rigenerativa trova diversi utilizzi, ma si propone di trovarne, grazie alla ricerca scientifica, molti di più. Tuttavia esistono alcune obiezioni etiche.
La medicina rigenerativa si fonda sulla capacità del corpo di guarire: come quando ci facciamo un piccolo taglio e le piastrine – in assenza di problematiche, come l’emofilia – accorrono a sanare la ferita, si forma una crosta, che poi cade, mostrando nuova pelle.
Come spiega WebMd, questa tecnica ha mosso i suoi primi passi negli anni ’90 del Novecento, inizialmente grazie all’ingegneria tissutale e alla ricerca sulle cellule staminali.
La medicina rigenerativa si basa sul sostituire o rigenerare parti dell’organismo che hanno subito lesioni o danni per varie ragioni e riguarda l’utilizzo di:
Il grosso è rappresentato dal ricorso alle cellule staminali, che vengono “coltivate” in laboratorio per comportarsi come alcuni tipi di cellule, soprattutto nei trapianti. Il loro utilizzo ricorre in particolare per la riparazione di tessuti cardiovascolari o di lesioni cerebrali, per il rafforzamento del sistema immunitario, per gli impianti cutanei, per i trapianti di organi, oltre che in alcuni tumori e per curare il diabete di tipo 1.
La tecnologia e l’innovazione, per quanto riguarda la medicina rigenerativa, si rivolge sempre più, come ai suoi esordi, all’ingegneria tissutale, grazie alla creazione di biomateriali creati con stampa in 3D, che vengono inseriti laddove è necessario rigenerare un tessuto. Sebbene molte persone abbiano già riscontrato i benefici di queste tecniche, la ricerca sul campo non si ferma mai.
C’è poi la questione delle terapie cellulari: le cellule staminali adulte che sono nel nostro organismo vengono prelevate (da sangue, grasso, midollo osseo, denti, muscoli scheletrici oppure cordone ombelicale alla nascita), per poi essere impiantate laddove c’è stata lesione o danno. E anche in questo caso la ricerca è in fieri.
Non bisogna dimenticare i dispositivi medici e gli organi artificiali, che sopperiscono alla necessità stringente ma molto difficoltosa di trovare degli organi compatibili, per evitare il rigetto in caso di trapianto da donazione. In questo caso si ricorre alla robotica a supporto degli organi creati artificialmente.
Le pratiche più comuni dell’applicazione della medicina rigenerativa, come su legge su AllianCerm, sono:
Come si legge sul saggio dal titolo Future regenerative medicine developments and their therapeutic applications, pubblicato su Science Direct, la ricerca è, come accennato, in continua evoluzione. Non si vuole solo curare disturbi, sebbene importanti, come l’infarto miocardico, le malattie vascolari o trattare le problematiche connesse con arti amputati o insufficienza d’organo, ma si mira a far sì che la medicina rigenerativa possa far sì che sempre più patologie o condizioni possano essere prevenute (o curate) attraverso questa tecnica. Per questa ragione ci si sta concentrando sulla sperimentazione animale su rettili e pesci zebra.
Già la sperimentazione animale solleva in alcune persone perplessità di natura etica, ma ce ne sono anche altre. Ricorrere sempre più spesso alla medicina rigenerativa potrebbe far incorrere nella possibilità che si chiuda un occhio di troppo su regolamentazione e qualità delle cellule staminali usate nei farmaci, con più rischi quindi per la salute invece che prospettive.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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