Medicina funzionale: limiti e benefici rispetto alla medicina curativa

Probabilmente avremo già sentito parlare di omeopatia, osteopatia, e di altri metodi che non rientrano nella medicina tradizionale: fanno tutti parte della medicina funzionale. Vediamo cos'è e come funziona.

Termine coniato nel 1987 dal Dott. H. Schimmel, la medicina funzionale rappresenta tutte le metodologie di trattamento che non fanno parte della medicina tradizionale.

Si tratta infatti di una medicina di integrazione a quella curativa classica, che ha permesso negli ultimi decenni di ampliare le possibilità dei medici e migliorare il trattamento di diverse patologie e disturbi, oltre che ad aiutare nella prevenzione.

Vediamo di cosa si tratta, come funziona e le differenze con la medicina tradizionale.

Cos’è la medicina funzionale?

La medicina funzionale si può definire come una branca della medicina, anche se non è considerata come medicina convenzionale. Non sostituisce infatti la medicina tradizionale curativa, ma collabora con essa nella cura di patologie o condizioni mediche. La medicina funzionale pone l’attenzione sulle cause di dolori e patologie, piuttosto che sui sintomi. Si tratta di una serie di tecniche e studi che agiscono su quelle che sono le reazioni funzionali del nostro organismo.

L’obiettivo della medicina funzionale è il ripristino delle normali e fisiologiche funzioni dell’organismo, puntando ai fattori che causano i processi patologici. Il nostro organismo ha la capacità di reagire con dei propri meccanismi di regolazione quando avvengono eventi funzionali, come infezioni e malattie, per riportare l’equilibrio fisiologico. Tale medicina ha lo scopo di intervenire spingendo il corpo ad attivare questi meccanismi, senza interferire con farmaci o cure, ma solamente stimolando le reazioni naturali.

Permettendo di intervenire non solo come aiuto alla medicina tradizionale in presenza di una malattia, riducendone le conseguenze, ma anche di prevenirne l’insorgenza. Per farlo, utilizza principalmente metodologie e prodotti naturali, ad esempio con un’attenzione all’integrazione alimentare e della regolazione del sonno.

Mangiare correttamente e dormire bene possono fare la differenza. Non rappresentano una cura a patologie specifiche, ma possono aiutare nella gestione di malattie e in generale contribuire al benessere psico-fisico.

Il rapporto tra medicina funzionale e medicina curativa

medicina funzionale
Fonte: iStock

Fanno parte della medicina funzionale alcune tecniche e metodologie come: omeopatia, agopuntura, fitoterapia, osteopatia e medicina ortomolecolare. La medicina curativa non sconsiglia la medicina funzionale, e anzi, la utilizza come aiuto in affiancamento alle cure farmacologiche. La differenza principale tra le due tipologie di medicina è la durata dei trattamenti: la medicina funzionale permette un’efficacia più a lungo termine. Specialmente in malattie e allergie di cui la medicina riesce a curare ad oggi solamente i sintomi.

Affiancando una medicina funzionale, si possono avere benefici di lunga durata su problemi sistemici, come malattie cardiocircolatorie, tumori, diabete, Alzheimer, che colpisce più forte le donne, del sistema immunitario. Ma anche allergie e intolleranze, malattie autoimmuni, patologie degenerative, disturbi psicologici e comportamentali.

In tutti questi casi, non esiste una cura definitiva, e nemmeno la medicina funzionale può rappresentare una cura per la guarigione. Può però offrire un apporto significativo nella gestione dei sintomi psicofisici ad esempio, e nella tolleranza ai medicinali e dei loro effetti collaterali, spesso anche molto debilitanti. La medicina funzionale ha come interesse primario anche a riconoscere i segni premonitori di patologie, rallentando l’avanzamento della malattia.

Ma trova spazio anche quando un paziente non ha una malattia diagnosticata, ma non sta completamente bene. Per tutti i malesseri o malanni ritenuti passeggeri, ma che tornano a farsi sentire ciclicamente, le medicine alternative come quelle funzionali riescono a dare risposte e a far tornare il benessere dell’organismo, senza necessità di ricorrere a visite mediche e farmaci.

I benefici della medicina funzionale

Come abbiamo visto, la medicina funzionale offre un aiuto durante le varie fasi di malattie e condizioni mediche. Inoltre, garantisce un approccio che sia in grado di indagare e riconoscere le cause di un problema di salute. Spesso, sapere da cosa ha origine un disturbo, lo rende non solo riconoscibile dal medico e dal paziente, ma anche più accettabile. A differenza del metodo empirico e di indagine della medicina tradizionale che non sempre trova la causa, concentrandosi sulla cura sintomatologica.

Inoltre, favorisce la collaborazione tra paziente e curante, perché l’impegno e la conoscenza del paziente sono fondamentali nella riuscita della cura o del trattamento. Ogni paziente è unico, e viene trattato in maniera personalizzata rispetto ai suoi problemi.

Un altro aspetto benefico della medicina funzionale è la sua funzione integrativa alla medicina tradizionale. Si basa su meccanismi fisiologici dell’organismo, comprendendo il paziente a 360°. Inoltre, cerca di attingere il più possibile dalla natura, favorendo, almeno dove possibile, integratori e pratiche naturali rispetto ai farmaci classici, senza escluderli del tutto.

Infine, rispetto alla medicina tradizionale, quella funzionale tiene in considerazione maggiormente gli aspetti psicologici ed emotivi. Lo stress che spesso causa le disfunzioni su cui la medicina funzionale va a ricercare le cause dei disturbi è nella maggior parte dei casi emotivo o mentale. Per ritrovare il benessere totale, l’attenzione è quindi rivolta sia all’aspetto fisico che psichico. Questi sono i principali motivi per cui la medicina funzionale, in affiancamento alla medicina curativa, può rivelarsi un alleato importante.

I limiti e gli studi scientifici sull’efficacia

La medicina funzionale può essere quindi un metodo alternativo ai medicinali convenzionali, quando questi non sono necessari e si riesce a ritrovare il benessere in maniera naturale. Tuttavia, non è ritenuta una medicina vera e propria, perché per essere tale, una terapia, pratica o disciplina deve essere stata validata scientificamente. Per farlo, passa attraverso iter e procedure complesse che coinvolgono studi sperimentali strutturati e approvati dalla comunità scientifica.

Nonostante la medicina funzionale si basi su nozioni e studi scientifici già esistenti, per conoscere il nostro corpo e come funziona, non ci sono studi e ricerche sulla validità di queste discipline. Si intendono studi scientifici e sperimentali approvati e validati.

Il padre della medicina funzionale Jeffrey S. Bland ha scritto i principi della disciplina nel testo Functional Medicine Past, Present, and Future. Anche in questo caso, le evidenze scientifiche e gli studi riportati sono valutazioni sulla base di questionari e osservazione dei pazienti.

Un esempio è lo studio The impact of functional medicine on patient-reported outcomes in inflammatory arthritis: A retrospective study, nel quale si è chiesto a soggetti trattati con medicina tradizionale la compilazione di un questionario sul loro stato di salute. Il risultato si è basato su questi questionari, non su analisi cliniche fatte da medici. Di conseguenza, un limite alla medicina funzionale si potrebbe ritrovare nella mancanza di supporto e validazione scientifica.

Proprio questa mancanza di attestazione comunque snellisce il processo: quando una tecnica, derivante comunque da basi di Medicina Cinese e Ayurvedica, che hanno secoli di storia alle spalle, dà buoni risultati, viene messa in pratica senza dover attendere l’approvazione scientifica. Questo è possibile perché la medicina funzionale utilizza metodi naturali, non si pone come unica cura possibile e interagisce con la medicina tradizionale, l’unica con basi scientifiche approvate.

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