Cos'è il locus of control e come condiziona il nostro benessere
La maggior parte delle persone si colloca a metà strada tra i due estremi (intero ed esterno) dello spettro del locus of control.
La maggior parte delle persone si colloca a metà strada tra i due estremi (intero ed esterno) dello spettro del locus of control.
Negli anni ’50 lo psicologo Julian Rotter suggerì che il comportamento umano è governato dal “rinforzo”, ovvero dall’effetto di ricompense e punizioni. Le conseguenze delle nostre azioni contribuiscono a determinare le nostre convinzioni sui probabili risultati dei comportamenti ed eventi futuri. L’anticipazione di determinati risultati influenza comportamenti e atteggiamenti, vale a dire che un individuo è più propenso a perseguire un obiettivo se è stato ricompensato per sforzi simili in passato e se crede di poter influenzare le sue possibilità di successo futuro.
Mosso da questo principio, lo psicologo conia il termine locus of control, a cavallo tra la psicologia comportamentale e quella cognitiva, che si può tradurre come “il luogo attraverso cui si esercita il controllo”, e nel 1966 pubblicò un articolo su Psychological Monographs che riassumeva circa un decennio di ricerche approfondite condotte assieme ai suoi collaboratori, la maggior parte delle quali risultava inedita.
Il locus of control viene definito da Julian Rotter come il grado in cui una persona percepisce un risultato come dipendente dalle proprie azioni o da quelle di forze esterne, lungo un continuum che va da un orientamento più interno a un orientamento più esterno.
Lo psichiatra Philip Zimbardo, conosciuto anche ai non addetti ai lavoro per il controverso esperimento della prigione di Stanford, nel libro Psychology and Life scritto a quattro mani con il collega Richard J. Gerrig evidenzia:
L’orientamento al locus of control è la convinzione che i risultati delle nostre azioni dipendano da ciò che facciamo (orientamento al controllo interno) o da eventi al di fuori del nostro controllo personale (orientamento al controllo esterno).
Nello specifico, il locus of control interno definisce il controllo sui propri sforzi ed è correlato all’autocontrollo, chi coltiva questo orientamento lo fa nella convinzione che i risultati che ottiene dipendano dal proprio comportamento o dalle proprie caratteristiche personali. Chi ha un elevato locus of control interno crede di avere il controllo sul proprio percorso di vita, ignorando l’influenza dei fattori esterni. La determinazione e la risoluzione creativa dei problemi fanno parte di questo tipo di controllo: lo stress e i fallimenti non vengono attribuiti ad altri elementi o forze esterne.
Al contrario, il locus of control esterno definisce la convinzione che a determinare i risultati nella propria vita siano fattori esterni, incontrollabili ed estranei a sé. Le persone con un locus of control esterno ritengono di non avere molta autonomia sui propri risultati e sul proprio benessere. Il controllo personale è considerato limitato in quanto sono le forze esterne a guidare gli eventi e i cambiamenti della vita. Con questo orientamento al locus of control, se una persona supera un esame, può credere di esserci riuscito per fortuna o perché le domande erano facili. L’impotenza appresa e l’accresciuto bisogno di convalida possono essere sintomatici di un locus of control esterno.
Shane J. Lopez, direttore di ricerca del Clifton Strengths Institut, ha così delineato le caratteristiche delle persone con un locus of control interno o esterno dominante:
Il locus of control può avere un impatto notevole sulla propria vita e in generale sono poche le persone che lo hanno completamente interno o esterno, infatti la maggior parte si colloca a metà strada tra i due estremi dello spettro, inoltre, può variare in base al contesto, ad esempio se si è su luogo di lavoro o a casa, e può anche cambiare nel tempo.
Un locus of control interno moderato, piuttosto che forte, può rendere più capaci di accettare le situazioni che non si possono influenzare e di gestirle efficacemente quando si presentano, contrariamente, se si ha un locus of control esterno predominante, probabilmente si crederà che ciò che accade sia determinato dalla fortuna, dal destino o da persone autorevoli.
Questa impostazione rafforza l’impressione di essere impotenti, nella convinzione che non si riuscirà mai a cambiare la propria vita o una determinata situazione: affermazioni come “non posso farci niente”, “non ho scelta” ronzano nella testa in modo costante.
Il locus of control influisce quindi sull’autostima, la fiducia in sé stessi e sulla motivazione: a questo proposito lo psicologo sociale Albert Bandura, fautore della teoria dell’autoefficacia, ha dimostrato che, indipendentemente dal talento di una persona, il suo giudizio sulla propria capacità di riuscire a portare a termine un determinato compito, può profondamente influenzarne il risultato.
Gli individui con un’elevata autoefficacia avranno livelli più elevati di persistenza e si arrenderanno meno facilmente alle difficoltà rispetto a quelli con bassi livelli di autoefficacia.
Il concetto di locus of control è collegato a quello che in psicologia è definito come stile di attribuzione, una teoria del comportamento elaborata da Bernard Weiner nel 1986, che include il locus of control come uno dei 3 parametri assieme a stabilità e controllabilità, secondo i quali viene attribuita la causa delle situazioni e degli eventi che si vive. Weiner spiega che l’abilità è stabile e interna, mentre l’umore è instabile e interno, la difficoltà del compito può essere vista come stabile ed esterna, mentre la fortuna è vista come instabile ed esterna. La quantità di controllo percepita su ciascuno di questi aspetti può variare da persona a persona.
Il locus of control, assieme a questi altri elementi di valutazione, può influire significativamente anche sui rapporti interpersonali: l’interpretazione del comportamento o della reazione di estranei, amici o familiari può guidare l’opinione che si ha di loro e di conseguenza anche l’interazione del soggetto verrà modellata sulla base di tali considerazioni.
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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