"Sono un uomo e ho lottato contro un cancro al seno"
Il cancro al seno non colpisce solo le donne. In percentuale minore, anche gli uomini possono ammalarsi. Francesco è uno di loro.
Il cancro al seno non colpisce solo le donne. In percentuale minore, anche gli uomini possono ammalarsi. Francesco è uno di loro.
Il cancro al seno, per quanto sia a stragrande maggioranza un problema femminile, non colpisce esclusivamente le donne. Con un’incidenza minore, ma una casistica comunque rilevante, anche gli uomini possono infatti ammalarsi di tumore mammario, come del resto avevamo già spiegato in questo articolo.
Le percentuali di uomini che accusano un cancro al seno oscillano, come riporta Humanitas, tra lo 0,7 e l’1%, ossia un caso su 100 mila.
Parliamo, come detto, di numeri molto più piccoli rispetto alla controparte femminile, per cui quella mammaria rappresenta la neoplasia più frequente, con la possibilità di colpire una donna ogni 9 nell’arco della vita. In Italia, nel 2018, come riportato in questo articolo, si stima che le donne colpite siano state 52.800, a fronte di 500 uomini. Questa discrepanza considerevole, comunque, non rappresenta una ragione per ignorare o sottovalutare il problema.
Per quanto colpisca più frequentemente in età adulta – dopo i 60 anni, quando può comparire anche la ginecomastia senile – il cancro al seno maschile può interessare anche persone molto giovani, come successo a Francesco, che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.
“Tutto è iniziato quando avevo 13 anni – ci spiega – diciamo che avevo una vita normale (o quasi). C’è da dire che quando ero più piccolo pesavo molto, e quindi mi prendevano già in giro per il mio corpo.
A maggio del 2012 tutti cominciano a chiamarmi ‘tettina’ perché il mio petto aveva iniziato a gonfiarsi, provocandomi dolori assurdi, più o meno la sensazione di un ago che ti trapassa il petto. Non ho detto nulla a mia madre per un anno. Ma una volta, per puro caso, ho urtato uno spigolo della porta, e mi sono accorto di avere dei grandi noduli duri proprio sotto il capezzolo sinistro. Cominciai a diventarne ossessionato, tanto che ogni venti minuti ‘controllavo’ con la mano se i noduli erano cresciuti e se erano sempre lì. E sentivo che crescevano. Allora mi sono deciso a parlarne con mia madre.
Mi ha portato dalla pediatra, che disse che era tutto normale, che si trattava del normale sviluppo della ghiandola mammaria e che dovevo stare tranquillo.
In effetti, prima della pubertà le ghiandole mammarie hanno un aspetto simile in entrambi i sessi, e durante l’adolescenza i ragazzi possono andare incontro a ginecomastia puberale, ovvero a un aumento delle dimensioni della mammella che generalmente regredisce in poco tempo, ma che può provocare disagio soprattutto se associato a un rilevante aumento di peso o all’obesità.
“Fatto sta che il dolore aumenta, come i noduli, e cominciano a comparirne altri sotto al capezzolo destro; senza contare che il petto cominciava a gonfiarsi sempre di più.
A questo punto decidiamo di rivolgerci a un oncologo, che ha scoperto che le mie ipotesi erano azzeccate: avevo un tumore a entrambe le ghiandole mammarie. Inizialmente la cosa mi ha spaventato, ma non troppo, perché in fondo avevo finalmente la certezza del mio malessere. Dopo 3 mesi (avevo 14 anni) decidono di operarmi in via chirurgica, rimuovendo le ghiandole mammarie. Nei successivi due anni tutto è andato bene, e sono anche dimagrito. Ma poi qualcosa non va. Il pettorale sinistro torna a gonfiarsi e ritornano i noduli.
Mi sottopongono a 2 o 3 cicli di chemio per eliminare i residui tumorali. Quello della chemioterapia è stato per me il momento più ansioso e stressante: é una cosa che ti distrugge fisicamente e moralmente. Finalmente a 17 anni riesco a liberarmi del tumore.
Ora ho 26 anni e non ho più il tumore, sono ricresciuti i capelli e li porto lunghi fino al fondo schiena. Il cancro al seno maschile è un argomento importante ma inesplorato, perché parlare di cancro al seno e aggiungerci l’aggettivo maschile sembra un paradosso. Ho avuto paura, proprio perché il tumore al seno maschile è raro, e quindi le tecniche di cura non sono state perfettamente messe a punto. Ma magari col tempo miglioreranno“.
In effetti, la maggior parte degli studi e delle informazioni che si hanno sul tumore al seno maschile derivano da quello femminile, anche se i sintomi generalmente sono gli stessi, inclusi la presenza di un nodulo, le secrezioni dal capezzolo, spesso con presenza di sangue, la tensione o retrazione del capezzolo, l’ulcera, il gonfiore della parete del torace e l’ingrossamento dei linfonodi sotto l’ascella.
Come per il tumore femminile, anche in quello maschile si può parlare di predisposizione ereditaria o familiarità, presente circa nel 5-10% dei casi, e gli esami specifici da fare per avere una diagnosi certa sono mammografia, ecografia, biopsia all’ago fine (PAF o esame citologico) e ago biopsia (Tru – Cut o esame istologico).
Identici sono i trattamenti, come chemio e radioterapia, o la mastectomia (asportazione della ghiandola mammaria con conservazione della pelle ma asportazione di areola e capezzolo, o asportazione di tutta la ghiandola mammaria, con conservazione della pelle e del complesso areola-capezzolo), anche se per gli uomini la ricostruzione è più difficile, visto che le protesi disponibili non riproducono in modo adeguato la forma del seno maschile.
Per quanto più raro, il cancro al seno maschile esiste, e realtà come quella di Francesco non possono essere ignorate, soprattutto se davvero si vogliono migliorare le tecniche di ricerca e di cura per provare a debellare per sempre questo terribile avversario.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
Cosa ne pensi?