La vulva è la parte esterna dell’organo genitale, dunque regione che circonda l’accesso alla vagina: comprende clitoride, grandi e piccole labbra, imene, orifizio esterno dell’uretra, ghiandole di Bartolini e vestibolo vaginale. La vagina è il tratto genitale elastico che dalla vulva arriva fino alla cervice (collo dell’utero). Quando sia vulva che vagina si infiammano contemporaneamente, si parla di vulvovaginite.

Vulvovaginite: le cause

Generalmente la causa della vulvovaginite va ricercata in un’alterazione della flora microbica, che sopraggiunge ad esempio dopo un periodo prolungato di assunzione di farmaci antibiotici. Oppure, la causa può essere un’alterazione del pH locale, dovuta al contatto con lo sperma o con il sangue mestruale.

Questo squilibrio si verifica per la formazione di un eccesso di Gardnerella Vaginalis, che non è un germe esterno, ma già presente naturalmente all’interno dell’apparato genitale femminile. La variazione dell’acidità della vagina comporta un aumento di Gardnerella, che sfocia nello sviluppo della vulvovaginite.

Nel caso di vulvovaginite da candida l’infiammazione è dovuta alla candida albicans; nel caso di vulvovaginite batterica è dovuta a streptococchi, stafilococchi o protozoi.

Possono essere cause di vulvovaginite sia la scarsa igiene che, di contro, l’eccessiva igiene: nel primo caso vi è proliferazione di batteri, mentre nel secondo gli agenti chimici aggrediscono la pelle o provocano reazioni allergiche. L’utilizzo del sapone intimo, infatti, è di norma consigliato solo una volta al giorno, preferendo nel resto della giornata l’uso della sola acqua.

Anche gli indumenti troppo stretti e la biancheria di materiale sintetico contribuiscono allo sviluppo della vulvovaginite, perché impediscono la giusta traspirazione.

Infine, il disturbo può essere portato da un’allergia verso gli assorbenti interni o i preservativi, oppure può essere messo in relazione con lo sfregamento nei rapporti sessuali senza adeguata lubrificazione.

Vulvovaginite: i sintomi

La vulvovaginite si manifesta generalmente con prurito, dolore durante i rapporti sessuali, arrossamento delle piccole e delle grandi labbra e dell’orifizio vaginale. Questi sintomi sono spesso accompagnati da secrezioni biancastre o giallastre e lieve sanguinamento; in qualche caso più raro anche escoriazioni e vescicole (soprattutto in caso di infezione da herpes virus). Anche urinare può risultare doloroso, a causa della diffusa secchezza vaginale.

Vulvovaginite: la terapia

vulvovaginite
Fonte: web

Il ruolo del ginecologo è fondamentale: rivolgersi a lui in caso di anomalie persistenti e dolori acuti è il primo passo per giungere quanto prima a una corretta diagnosi e dunque all’appropriato trattamento.

La cura dell’infezione, in caso di causa batterica, sarà un trattamento antibiotico per via orale o topica. Diverso il caso di un’infezione da candida, in cui bisognerà ricorrere agli antimicotici. Diversamente, se l’origine è di natura irritativa bisognerà mettere in atto alcune accortezze come la sospensione dell’uso dei saponi detergenti o degli assorbenti interni.

Due rimedi naturali sono:

  • i lavaggi locali con acqua e bicarbonato, per disinfettare la zona e combattere il prurito (un cucchiaio di bicarbonato in un litro d’acqua, una volta al giorno);
  • l’applicazione di creme alla calendula, che ha notevoli proprietà antimicrobiche e antisettiche.

La prevenzione svolge un ruolo importante: l’igiene e le corrette norme di profilassi possono fare la differenza. Per prevenire sicuramente è importante l’uso del preservativo, che limita il rischio di incorrere in infezioni, svolgono un ruolo decisivo gli indumenti intimi, perché sono da preferire quelli traspiranti e in cotone.

Un consiglio utile è anche evitare il continuo ricorso a salviette intime, salvaslip, assorbenti interni. Anche l’alimentazione fa la sua parte: è bene inserire lo yogurt e i fermenti lattici nella dieta quotidiana e limitare i carboidrati e gli zuccheri.

Vulvovaginite in gravidanza

La vulvovaginite può fare la sua comparsa anche durante la gravidanza, risultando più pericolosa, perché fa aumentare l’ipotesi di parto prematuro, eventualità potenzialmente rischiosa per mamma e bambino. Per questo le norme di prevenzione sono quanto mai fondamentali, per evitare di contrarre l’infezione. Può essere d’aiuto una costante misurazione del pH vaginale, per accertarsi che non salga: deve essere sempre inferiore a 4,5.

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