I vaccini sono attualmente l’unica preziosissima arma che abbiamo a disposizione per contrastare il Covid-19 e tornare a vivere una vita normale. Per evitare inutili allarmismi o informazioni imprecise e fuorvianti, è bene fare chiarezza sull’argomento e conoscere nel dettaglio ciò di cui si sta parlando.

Qui di seguito potete trovare caratteristiche e differenze dei vaccini contro il Covid-19 attualmente autorizzati e raccomandati nel nostro Paese. Al momento in Italia i vaccini utilizzati sono tre:

  • Pfizer-BioNTech
  • Moderna
  • AstraZeneca (oggi Vaxzevria)
  • Johnson & Johnson / Janssen

Vediamo ora i quattro vaccini al confronto.

Il vaccino Johnson & Johnson / Janssen

La campagna di somministrazione del vaccino Johnson & Johnson, come noto, sarebbe dovuta partire all’inizio di aprile in Italia, ma a causa della sospensione temporanea negli Stati Uniti, decisa dalla Food and Drug Administration (FDA), ente governativo americano che regolamenta l’uso di farmaci e alimenti, per via di alcuni rarissimi casi di trombosi cerebrale, il rilascio sul suolo europeo è stato rimandato di qualche tempo.

In Italia, comunque, il vaccino è arrivato il 21 aprile; la scelta di bloccarne la diffusione, come si legge da questa dichiarazione congiunta della FDA e della CDC (Centers for Disease Control and Prevention), il più importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti, su 6,8 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson somministrate in America, è dipesa da verificarsi di sei casi di un tipo di coagulo di sangue chiamato trombosi del seno venoso cerebrale, visto in combinazione con bassi livelli di piastrine – problema simile a quanto accaduto con il vaccino AstraZeneca. I sei casi si sono verificati tra le donne di età compresa tra 18 e 48 anni, e i sintomi sono comparsi da 6 a 13 giorni dopo la vaccinazione.

In Europa, comunque, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), pur non escludendo una correlazione tra la somministrazione del vaccino Johnson&Johnson e l’insorgenza di episodi trombotici, ha dato il via libera alla somministrazione del vaccino, vista soprattutto la rarità dei casi registrati (8, su oltre sette milioni di iniezioni effettuate negli Stati Uniti).

Qui di seguito le caratteristiche tecniche del vaccino:

Tipo di vaccino: Vettore virale.

Spieghiamo subito cosa sono i vaccini vettoriali. Questi tipi di vaccino contengono non una parte del materiale delle virus, come nei vaccini Pfizer e Moderna – che vedremo a breve – ma una versione modificata di un virus diverso da quello che causa il Covid-19. All’interno del guscio del virus modificato, c’è del materiale del virus che causa il Covid.

Questo, che viene chiamato “vettore virale”, una volta che arriva nelle nostre cellule, dà loro le istruzioni per creare la proteina Spike. Questa seconda parte, quindi, funziona come nel vaccino di tipo mRNA. Ossia, le nostre cellule fanno delle copie della proteina, il nostro corpo le riconosce come qualcosa di estraneo a sé, che non dovrebbe essere lì, e crea i linfociti T e B che, se e quando saremo infettati, sapranno come combattere il virus.

Numero di iniezioni: 1 sola iniezione.

Modalità di somministrazione: iniezione intramuscolo, nella parte superiore del braccio

Efficacia del vaccino
Sulla base delle evidenze degli studi clinici, il vaccino J&J/Janssen è stato efficace al 66,3% nel prevenire la malattia da Covid-19, confermata in laboratorio in persone che hanno ricevuto due dosi e che non avevano prove di essere state precedentemente infettate.

Chi dovrebbe farsi vaccinare
Il vaccino J&J/Janssen è indicato per persone dai 18 anni in su.

Chi non dovrebbe farsi vaccinare
Su questa parte, le informazioni coincidono con i vaccini precedenti, consultare quindi quanto scritto per Pfizer in apertura.

Effetti collaterali
Anche con questo vaccino, gli effetti sono sempre gli stessi descritti in precedenza.

Dati di sicurezza
Negli studi clinici effettuati, gli effetti collaterali erano comuni entro 7 giorni dalla vaccinazione, ma erano perlopiù da lievi a moderati. E sono risultati più comuni nelle persone tra i 18 e i 59 anni rispetto alle persone dai 60 anni in su. Sempre secondo i test clinici, il vaccino ha avuto un’alta efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione e la morte nelle persone che si sono ammalate. Nessuna persona che si è ammalata di COVID-19 almeno 4 settimane dopo aver ricevuto il vaccino J&J/Janssen ha infatti dovuto essere ricoverata.

Bisogna ricordare che con qualsiasi dei vaccini finora descritti, il corpo ha bisogno di tempo per costruire una adeguata protezione, è pertanto necessario continuare ad usare tutti gli strumenti di protezione e rispettare le norme anti-Covid. Le persone sono considerate completamente vaccinate infatti, due settimane dopo la seconda iniezione del vaccino Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca, e due settimane dopo l’unica iniziazione del vaccino J&J/Janssen.

Il vaccino AstraZeneca

Prima di vedere nello specifico le sue caratteristiche, affrontiamo una questione centrale di cui è stato protagonista il vaccino AstraZeneca nelle ultime settimane, come è successo per il vaccino Johnson & Johnson / Janssen. Ci riferiamo ai casi di disturbi della coagulazione del sangue che hanno portato a episodi di trombosi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue in alcuni soggetti a cui era stato inoculato il vaccino AstraZeneca. In un primo momento l’EMA, l’Agenzia europea del farmaco, aveva escluso possibili correlazioni tra i due fenomeni, facendo ripartire la campagna di vaccinazione che era stata sospesa in alcuni Paesi, tra cui l’Italia.

In data 7 aprile 2021, l’EMA ha però aggiornato le sue indicazioni sul vaccino, ora denominato Vaxzevria. Il comitato per la sicurezza dell’EMA (Prac) ha infatti così deliberato a seguito della riunione conclusasi alle ore 16.00 di mercoledì 7 aprile:

Le rare trombosi dovrebbero essere elencate come effetti collaterali molto rari del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca.

Come riporta il Corriere, EMA riferisce che al momento non è possibile identificare specifici fattori di rischio e che “l’età, il sesso o la precedente storia medica di disturbi della coagulazione non sono stati in grado di essere confermati poiché gli eventi rari si osservano in tutte le età e in uomini e donne”.

Il PRAC ha riferito che nei rari casi accaduti, i coaguli di sangue formatisi nelle vene del cervello e nelle arterie si sono verificati in associazione a bassi livelli di piastrine e talvolta a sanguinamento, ma che la combinazione di coaguli di sangue e piastrine basse risulta molto rara. Il comitato per la sicurezza dell’EMA conclude quindi che i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione del Covid-19 superano i rischi degli effetti collaterali definiti, appunto, molto rari.

Il meccanismo che si è verificato nei casi rarissimi riportati è stato un meccanismo di autoimmunità. Lo chiarisce al Corriere Pier Mannuccio Mannucci, uno degli esperti di coagulazione nominati da AIFA per supportare le decisioni sulle trombosi:

Si tratta di un meccanismo di autoimmunità. Cioè si dà il vaccino, il vaccino dovrebbe stimolare la produzione di anticorpi con la proteina «spike». In alcune persone, per fortuna non in tutte, stimola anche la produzione dei cosiddetti auto-anticorpi, cioè di anticorpi rivolti verso delle cellule che sono parte del nostro organismo, in questo caso le piastrine e i fattori della coagulazione.

EMA raccomanda poi agli operatori sanitari e alle persone che ricevono il vaccino di prestare attenzione a precisi sintomi, come scritto nel foglietto illustrativo: Consultare un medico se sviluppano sintomi di coaguli di sangue come mancanza di respiro, dolore toracico, gonfiore delle gambe, dolore addominale persistente sintomi neurologici come mal di testa grave e persistente e visione offuscata petecchie oltre il sito di vaccinazione dopo pochi giorni.

La riunione dei ministri della Sanità dei 27 Stati membri, tenutasi nella serata del 7 aprile, dopo i pronunciamenti di EMA, non ha portato alla definizione di un approccio coordinato all’uso di AstraZeneca, come invece consigliato dalla commissaria Ue alla Salute, Stella Kyrialides, che invitava gli Stati membri “a parlare con una sola voce per aumentare la fiducia del pubblico nelle vaccinazioni”. I governi dei vari Stati hanno così proceduto autonomamente.

L’Italia ha deliberato che il vaccino Vaxzevria è raccomandato per gli over 60. Una scelta dettata dal fatto che la maggior parte dei rarissimi episodici trombotici verificatisi, è stata osservata in giovani donne al di sotto dei 55 anni.

Inoltre, il presidente del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, ha aggiunto che “non ci sono elementi per non considerare la somministrazione di AstraZeneca in chi ha ricevuto la prima dose di questo vaccino” e ribadisce in modo chiaro l’efficacia del vaccino:

Questo non è né il funerale né l’eutanasia del vaccino AstraZencea. È un vaccino efficace.

Qui di seguito le indicazioni tecniche del vaccino:

Tipo di vaccino: Vettore virale

Dunque, è come il precedente, appena descritto. La versione modificata utilizzata dal team di Oxford-AstraZeneca è in questo caso un adenovirus di scimpanzé, che può entrare nelle cellule, ma non può replicarsi al loro interno. È però in grado di veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. C’è un’altra differenza tra i primi due vaccini e questo: mentre i vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna immagazzinano le istruzioni in RNA a singolo filamento, il vaccino AstraZeneca utilizza il DNA a doppio filamento.

Numero di iniezioni: 2 iniezioni a distanza di almeno 4-12 settimane l’una dall’altra

Modalità di somministrazione: via intramuscolare della parte superiore del braccio.

Efficacia del vaccino
Secondo gli studi clinici effettuati, l’efficacia risulta al 63%, ma, secondo uno studio recente, sale fino all’82% se si aspettano 12 settimane prima della seconda dose.
La sua efficacia sarebbe inferiore rispetto a quella dei vaccini a base di mRNA nel ridurre le “infezioni sintomatiche”, ma risulterebbe maggiore per quanto riguarda le ospedalizzazioni. Secondo uno studio condotto dalla Sanità Pubblica in Scozia, ancora però in attesa di revisione, il vaccino AstraZeneca favorirebbe una riduzione delle ospedalizzazioni del 94% dopo una sola dose, un dato maggiore di quello ottenuto con Pfizer-BioNTech, che si ferma all’84%.

Chi dovrebbe farsi vaccinare
In Italia il vaccino di AstraZeneca è stato inizialmente considerato indicato per tutte le persone di età superiore ai 18 anni, ad eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili. Successivamente era stato sconsigliato agli over 65, ma poi l’Aifa si era espressa a favore, purché questi soggetti non siano vulnerabili a causa di particolari patologie pregresse.

Dopo le vicende descritte in precedenza, gli Stati membri dell’UE hanno aggiornato le indicazioni, consigliando la somministrazione del vaccino alle sole persone anziane. In Italia, Il presidente del Comitato tecnico scientifico ha annunciato nella serata del 7 aprile che il vaccino viene consigliato alle persone over 60 e che non ci sono motivi per non procedere con la seconda dose nei soggetti a cui è già stata inoculata la prima somministrazione.

Il vaccino Pfizer-BioNTech

È notizia di lunedì 10 maggio che la Food and Drug Administration ha autorizzato l’uso del vaccino Pfizer-BioNTech Covid-19 per i bambini dai 12 ai 15 anni negli Stati Uniti, stabilendo un passo cruciale per la ripresa della nazione dalla pandemia e un vantaggio per milioni di americani famiglie desiderose di un ritorno alla normalità.

La conclusione è giunta dopo che in uno studio clinico, Pfizer e BioNTech hanno arruolato 2.260 partecipanti di età compresa tra 12 e 15 anni somministrando loro due dosi di vaccino o un placebo a tre settimane di distanza; in 18 casi sono state registrate infezioni sintomatiche da Coronavirus nel gruppo placebo, nessuno tra i giovanissimi che hanno ricevuto il vaccino. Il via libera definitivo non potrà comunque esserci senza l’approvazione del comitato consultivo dei Centers for Disease Control and Prevention, che dovrebbe riunirsi a breve proprio per esaminare i dati e formulare raccomandazioni per l’uso del vaccino nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni.

Tipo di vaccino: mRNA

Facciamo subito chiarezza su cosa siano i vaccini di tipo mRNA (di questo tipo fanno parte sia Pfizer che Modena, come vedremo dopo). Questi tipi di vaccini contengono una parte del materiale del virus che causa il Covid-19, che dà alle nostre cellule le istruzioni per creare una proteina, la proteina Spike, che significa punta o chiodo, e che ricopre di protuberanze la superficie esterna di SARS-CoV-2, dandogli quell’aspetto che si vede al microscopio.

Questa proteina viene moltiplicata dalle nostre cellule, ossia ne vengono fatte delle copie, e poi viene distrutto il materiale genetico del vaccino. Il nostro corpo riconoscere che quella proteina non dovrebbe essere presente e si difende, formando linfociti T e B che si ricorderanno come combattere il virus nel caso in cui verremo infettati.

Numero di iniezioni: 2 iniezioni a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.

Modalità di somministrazione: iniezione via intramuscolare, nella parte superiore del braccio.

Efficacia del vaccino Stando alle prove degli studi clinici effettuati, il vaccino Pfizer-BioNTech è risultato efficace al 95% nel prevenire la malattia da Covid-19 confermata in laboratorio in persone senza evidenza di infezione precedente.

Chi dovrebbe essere vaccinato: È raccomandato per le persone dai 16 anni in su.

Chi non dovrebbe farsi vaccinare
Le persone che hanno manifestato una reazione allergica grave (anafilassi) o una reazione allergica immediata, anche se non grave, a qualsiasi ingrediente di un vaccino mRNA Covid-19 o alla prima dose del vaccino.

Ricordiamo che una reazione viene considerata grave se risulta necessario il trattamento con epinefrina o l’ospedalizzazione. Per reazione immediata, si intende invece una reazione entro 4 ore dalla vaccinazione, compresi sintomi come orticaria, gonfiore e distress respiratorio.
donne in gravidanza e in allattamento e le persone sotto i 16 anni non vengono vaccinate con nessun tipo di vaccino.
Per quanto riguarda, invece, le persone che hanno già contratto la malattia, al momento viene consigliata loro la vaccinazione, anche per via della presenza di nuove varianti del coronavirus.

Effetti collaterali comuni
Gli effetti collaterali sono normali, perché ci indicano che il nostro corpo sta effettivamente costruendo una protezione. In genere possono prevedere dolore, arrossamento e gonfiore nel braccio in cui si è fatta l’iniezione, e in generale stanchezza, mal di testa, dolore muscolare, brividi, nausea e febbre. Di solito si manifestano entro uno o due giorni dalla somministrazione del vaccino e spariscono in pochi giorni. Questi possono risultare leggermente più intensi dopo la seconda iniezione.

Dati di sicurezza
Sempre stando agli studi clinici effettuati, i sintomi di reattogenicità, ossia gli effetti collaterali che si verificano entro 7 giorni dalla vaccinazione, erano comuni ma perlopiù di entità lieve o moderata. Come anticipato, i sintomi come febbre, brividi, stanchezza e mal di testa sono risultati più comuni dopo la seconda dose del vaccino.

Il vaccino Moderna

Il vaccino Moderna è dello stesso tipo di Pfizer, ossia mRNA, quindi molte delle informazioni che lo riguardano saranno simili o uguali a quelle che vi abbiamo appena dato.

Tipo di vaccino: mRNA

Numero di iniezioni: 2 iniezioni a distanza di 28 giorni.

Modalità di somministrazione: iniezione via intramuscolare, nella parte superiore del braccio.

Efficacia del vaccino
Sulla base delle evidenze degli studi clinici, il vaccino Moderna è stato efficace al 94,1% nel prevenire la malattia, confermata in laboratorio in persone che hanno ricevuto due dosi senza evidenza di infezione precedente.

Chi dovrebbe farsi vaccinare
Questo vaccino è raccomandato per le persone dai 18 anni in su.

Chi non dovrebbe farsi vaccinare
Vedere la parte relativa a Pfizer.

Effetti collaterali comuni
Per questo aspetto, come per i dati di sicurezza, vedere la parte relativa a Pfizer.

Vaccini e varianti: quanto sono efficaci?

Ancora non è del tutto chiaro quanto i vaccini attualmente approvati siano efficaci contro le varianti del Covid-19. Sono infatti in corso studi clinici e indagini approfondite per poter presentare dati più certi e attendibili. Quello che è emerso sino a ora è che al momento, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, tutti i vaccini sembrano essere pienamente efficaci contro la variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia.

Il vaccino russo: Sputnik V

Bisogna aggiungere l’esistenza anche del vaccino Sputnik V sviluppato dal Centro nazionale russo di ricerca epidemiologica e microbiologica, di cui il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica – tecnicamente la “rolling review“. Quest’ultima si basa sui risultati di studi di laboratorio e studi clinici negli adulti, per verificare se lo Sputnik V indurrebbe la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2 e proseguirà fino a quando verrà appurato che i benefici superano i rischi e ci saranno sufficienti prove a sostegno di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio.

Il vaccino Sputnik V è composto da due diversi virus che appartengono alla famiglia degli adenovirus, Ad26 e Ad5. Questi sono stati modificati, in modo che possano contenere il gene responsabile della produzione della proteina Spike, senza però riprodursi nell’organismo né attivando la malattia. Questi due virus vengono iniettati separatamente, l’Ad26 durante la prima dose, mentre il secondo, l’Ad5, durante la seconda. Il vaccino, una volta iniettato, diffonde il gene nelle cellule, queste utilizzano il gene per produrre la proteina Spike, che, non venendo riconosciuta dal corpo, spinge quest’ultimo a produrre anticorpi e cellule T. Questi, nel caso in cui il soggetto contraesse la malattia, saranno in grado di farvi fronte.

Il vaccino cinese

C’è poi anche il vaccino cinese che è è costituito da virus inattivato. I vaccini inattivati sono cioè prodotti a partire da microrganismi completi ma inattivati, ossia uccisi da qualche metodo fisico o chimico, come l’esposizione al calore oppure con l’utilizzo di specifiche sostanze. In pratica, con questo vaccino, si coltiva il SARS-CoV-2 e poi lo si “uccide”: questo non sarà quindi in grado di entrare dentro una cellula e replicarsi.

Mentre gli altri vaccini, che abbiamo visto fino ad ora, stimolano la produzione di anticorpi e linfociti T diretti contro la proteina Spike, il vaccino cinese stimola una risposta contro il virus nel suo insieme.

Da test clinici effettuati, si stima che il vaccino cinese CanSino, che prevede una sola dose, abbia un’efficacia la 65,28% dopo 28 giorni dalla somministrazione ed è stato recentemente approvato in Ungheria, senza che ci sia stata però un’approvazione da parte dell’EMA.

Si tratta del primo Paese in Europa, mentre era già stato approvato in Messico e in Pakistan. La decisione dell’Istituto nazionale ungherese per il farmaco si basa sui risultati preliminari della fase 3 dei trial clinici. L’Ungheria aveva già approvato uno degli altri vaccini cinesi, quello della Sinopharm, facendo partire l’inoculazione lo scorso 24 febbraio.

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