In Giappone si parla di hikikomori, da noi in Italia di ritiro sociale. È un fenomeno che riguarda una fascia non trascurabile di popolazione adolescente, ma anche situata in diversi segmenti d’età. Certo, termine e concetto di hikikomori riguardano delle caratteristiche culturali tipiche della cultura nipponica, ma in ogni caso il fenomeno, con altro nome e altre radici culturali, è lo stesso.

Il termine, si legge sul sito dell’associazione Hikikomori Italia, viene da “stare in disparte” e si riferisce appunto al ritiro sociale più completo: non ci sono contatti di nessun tipo con il mondo esterno da parte di chi è interessato da questo fenomeno. Parliamo di ragazzi e uomini tra i 14 e i 30 anni, anche se il fenomeno potrebbe interessare una forbice percentuale di ragazze e donne della stessa età tra il 10 e il 30%.

Tuttavia la questione dell’età è in fieri e inizia anche a interessare gli over 40: questa condizione tende infatti a diventare cronica. In Giappone si parla di oltre un milione di casi, ma in effetti esistono indagini governative ufficiali, mentre in Italia si stima ci possano essere 100mila casi. Altre caratteristiche comuni a chi ne è colpito sono l’essere figlio unico e l’estrazione sociale medio-alta, oltre che una famiglia con genitori di successo che ricoprono incarichi dirigenziali nel proprio ambito lavorativo.

Il ritiro sociale in psicologia

Sul sito del Consultorio Antera viene spiegato che il ritiro sociale non rappresenta ancora una diagnosi possibile all’interno del Dsm-5, sebbene siano molti gli psicologi, gli psicanalisti, gli psichiatri e in generale i professionisti della salute mentale a occuparsene. Di solito, tra l’altro, la diagnosi è differenziale e viene dopo l’esclusione dell’ansia sociale, della depressione, di disturbi psicotici e di disturbi evitanti di personalità.

Nel ritiro sociale i soli contatti con il mondo esterno avvengono attraverso lo schermo del computer o dello smartphone: neppure la presenza di altre persone in casa fa sì che queste persone si mettano in relazione con gli altri. In alcuni casi vengono espresse anche aggressività e rabbia, a seguito dell’alterazione dei ritmi circadiani. A volte il fenomeno è associato con il suicidio fisico, che segue in un certo senso la “scomparsa” sociale.

Ritiro sociale: le possibili cause

Ritiro sociale
Fonte: iStock

Secondo Hikikomori Italia, le cause del ritiro sociale possono avere una diversa natura, ovvero:

  • cause sociali. Si tratta della forma più comune nella società giapponese, dove la realizzazione personale è un valore fondamentale, tanto da spingere molti all’ossessione. Tuttavia ognuno può avvertire, in modo diverso, una pressione sociale, ed è questo che spinge a isolarsi;
  • cause famigliari. Come accennato prima, in una famiglia in cui uno o entrambi i genitori ricoprono incarichi dirigenziali, questo può portare madri e padri a trascorrere fuori casa molto tempo, creando una profonda separazione con il figlio o i figli;
  • cause caratteriali. Timidezza, sensibilità, introversione sono caratteristiche comuni a tante persone, ma possono rappresentare il retroterra per l’isolamento. Certo, non tutti coloro che sono timidi, sensibili o introversi alla fine si isolano dal mondo;
  • cause scolastiche. Può accadere che il fenomeno si verifichi per accadimenti accidentali, ossia per esempio, per aver subito bullismo a scuola. In ogni caso, quando un adolescente rifiuta la scuola, può essere un campanello d’allarme e questo rifiuto può nascondere qualcosa di più profondo.

Le forme di ritiro sociale

Esistono dei sintomi per cui il ritiro sociale viene espresso: questi sintomi, che possono essere più o meno presenti, ne rappresentano le forme, cos’ come codificate dal Ministero della salute del Giappone. Si tratta di:

  • totale isolamento domestico per un periodo superiore a 6 mesi. A volte, se ci sono altre persone che vivono nella stessa abitazione, il solo contatto consiste nello scambio del piatto pieno/vuoto in occasione dei pasti;
  • mancanza di interesse per tutto ciò che avviene fuori dalla stanza o dalla casa, come a dire “dentro buono, fuori cattivo”;
  • nessun tipo di relazione con famigliari, amici, compagni di scuola, colleghi al lavoro, con l’eccezione della comunicazione via Internet.

Rischi e conseguenze del ritiro sociale

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La Fondazione Veronesi spiega che il ritiro sociale influisce negativamente sulla salute: può infatti originare depressione, ma si ripercuote anche nei termini delle conseguenze di un’alimentazione errata o dell’assenza di attività fisica. C’è poi la questione del sovvertimento dei ritmi circadiani, la confusione dell’alternarsi sonno-veglia e in più sono state riscontrate, connesse al ritiro sociale, anche delle forme di autolesionismo e dipendenza da sostanze nocive (stupefacenti o farmaci).

Ritiro sociale: come uscirne?

Naturalmente psicanalisi e psicoterapia sono fondamentali per aiutare una persona che si è isolata nel suo ritiro sociale. È possibile che le vengano prescritti dei farmaci, come per esempio antidepressivi, ma la difficoltà grossa è riuscire a far incontrare chi viene colpito dal fenomeno con un medico.

A questo proposito può essere utile che le sedute, almeno per i primi tempi, siano effettuale online, in modo da non forzare il paziente ad avere un incontro traumatico con la realtà esterna.

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