Sana alimentazione, esercizio fisico e “piccoli” accorgimenti possono essere molto utili nella prevenzione e nella cura dell’osteoporosi, una patologia che colpisce soprattutto le donne in menopausa (ma non solo). In molti casi, però, occorre anche un trattamento terapico mirato.

Osteoporosi: le cause

L’osteoporosi consiste in una osteopatia che ha come caratteristiche principali la riduzione quantitativa della massa ossea (osteopenia), nonché le alterazioni della microarchitettura dell’osso. Ne conseguono l’aumento del rischio di traumi e fratture, strettamente connesso all’incremento della fragilità delle ossa.

L’osteoporosi può essere primaria, se legata all’impoverimento fisiologico della massa ossea, oppure secondaria se collegata ad altre condizioni, quali malattie del sangue, assunzione di determinati farmaci, malattie endocrine, malattie gastrointestinali. Un altro legame sussiste, inoltre, tra osteoporosi e menopausa, dunque la patologia in esame può essere associata anche ai processi di invecchiamento.

Ancora, altri fattori di rischio per l’osteoporosi sono rappresentati dal consumo di caffè, di alcol, dal fumo, dalla magrezza, da un’alimentazione carente di calcio, dalla menopausa precoce, dal menarca tardivo, dalla poca attività fisica svolta.

Per un’eventuale diagnosi dell’osteoporosi si ricorre alla MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), ovvero un esame che consente di misurare la quantità di calcio presente nelle ossa. Attualmente, la MOC si realizza anche con un’apparecchiatura di ultima generazione che prende il nome di Dexa-MOC (acronimo di densitometria ossea), molto più precisa di quella tradizionale.

Osteoporosi: i sintomi iniziali e quelli successivi

Osteoporosi
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Nelle prime fasi dell’osteoporosi, il soggetto interessato non avverte dolore o altri sintomi. Solo una volta che la patologia è andata a indebolire le ossa, si potrebbero avvertire i primi sintomi tipici della malattia, come assumere una postura curva, avere mal di schiena, notare una riduzione della statura, andare incontro a traumi e fratture, che potrebbero interessare femore, polso, e così via.

Il fatto che l’osteoporosi possa non presentare sin da subito sintomi e segnali, le è valso l’appellativo di malattia silente, proprio perché la riduzione della massa ossea non implica manifestazioni nell’immediato. Infatti, prima di raggiungere lo stadio avanzato, la malattia in questione non dà vita a segnali ed eventi degni di nota.

Ne consegue che viene consigliato di ricorrere all’esame della MOC solo in specifici casi, ovvero in virtù del fattore età (più di 65 anni per le donne, oltre i 70 per gli uomini), in presenza di pregresse fratture determinate da fragilità (indipendentemente dall’età), in caso di riscontro radiologico di osteoporosi e, ancora, quando ricorrono fattori di rischio per la malattia in oggetto, come ad esempio malattie ad essa associate oppure assunzione di farmaci che potrebbero incidere. La MOC viene suggerita anche alle donne in post-menopausa.

Osteoporosi: alimentazione e cura

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Come è possibile curare l’osteoporosi? Il trattamento completo mirato alla cura della malattia in esame comprende più azioni. Vale a dire:

  • alimentazione sana
  • attività fisica regolare
  • assunzione di farmaci, nel caso in cui vengano prescritti
  • maggiore attenzione verso pericoli e movimenti che potrebbero determinare traumi e fratture.

Concentrandoci sull’alimentazione, diversi cibi sono in grado di apportare calcio. Tra questi si collocano i latticini, soia e derivati, le verdure a foglia verde scuro, il salmone e le sardine. Se la dieta che si segue non garantisce la quantità di calcio necessaria, può essere integrata mediante il consumo di supplementi, nella forma di citrati di calcio, carboidrati e fosfati.

Occorre però tener conto del fatto che il calcio di origine alimentare comporta decisamente meno rischi di calcoli renali, pertanto un soggetto affetto da tali disturbi sarà tenuto a incrementare i liquidi e l’apporto di calcio alimentare, andando a ridurre, di contro, le quantità di calcio ingerito tramite integratori e affini.

Inoltre, un ruolo importante è svolto anche dalla vitamina D, in quanto è fondamentale per l’assorbimento intestinale del calcio. I cibi ricchi di questa vitamina sono gli oli di pesce e i pesci grassi.

A una dieta mirata occorre associare un regolare esercizio fisico, dal momento che l’attività fisica incide in maniera positiva sui fattori di rischio dell’osteoporosi, determinando un significativo calo del rischio di fratture. Ovviamente, è bene farsi consigliare da un esperto circa gli esercizi e le attività da svolgere.

Osteoporosi giovanile

L’osteoporosi giovanile idiopatica (IJO) consiste in una malattia da demineralizzazione primitiva dell’osso. Solitamente compare nella fase prepuberale, tra gli 8 e i 12 anni. Il primo segnale dell’IJO è rappresentato, solitamente, dal dolore nella parte bassa della schiena, alle anche e ai piedi.

L’osteoporosi giovanile può essere di due tipi: primitiva, una forma più rara e dipendente dal corredo biologico della persona; secondaria, legata alle malattie che implicano una riduzione della densità ossea.

Con una diagnosi precoce e i trattamenti terapici necessari, dall’osteoporosi giovanile idiopatica è possibile recuperare, raggiungendo completamente la formazione ossea ottimale. Anche in questa circostanza, oltre alle terapie, è necessario attribuire la giusta importanza all’alimentazione e all’attività fisica.

Osteoporosi e sanità: i diritti di chi ne è affetto

In Italia l’esenzione per osteoporosi è possibile in presenza delle condizioni previste dalla nota Aifa n. 79, così come evidenziato anche dalle determinazioni aggiornate al 2015 ed al 2017 dell’Agenzia italiana del farmaco.

Nello specifico, l’esenzione per osteoporosi è sempre possibile per due categorie di pazienti, ossia:

  • i soggetti che hanno già subito, a causa della riduzione della densità ossea dovuta all’osteoporosi diagnosticata e certificata, delle fratture o degli abbassamenti vertebrali in conseguenza della riduzione del fisiologico spazio presente fra le vertebre in dipendenza della malattia (in tal caso si parla di prevenzione secondaria);
  • le donne in menopausa oppure gli uomini con età superiore a 50 anni che, sulla base di cause articolari accertate e certificate, sono considerati soggetti ad alto rischio di frattura pur non presentando, ancora, dei danni ossei (prevenzione primaria).

Per essere ammessi al beneficio dell’esenzione per osteoporosi, il paziente deve prima procedere con la diagnosi e poi con la certificazione della malattia, eseguendo la MOC presso un centro medico del Servizio sanitario nazionale o presso un laboratorio privato convenzionato col Servizio sanitario nazionale.

Per godere del beneficio in questione, la densità ossea risultante dalla MOC deve essere impoverita, e l’esame deve rilevare un serio pericolo di frattura o di alterazione della colonna vertebrale. Nel dettaglio, è necessario che la MOC evidenzi un valore di Tscore (unità di misura della densità ossea) uguale oppure inferiore a 3.

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