Si parla sempre più spesso di microdosing di sostanze psichedeliche associato a un presunto miglioramento delle capacità creative o per alleviare alcune malattie o condizioni relative alla salute mentale.

Lo comprendiamo: è facile storcere il naso. Quando si sente parlare di droga, ci si immagina comunemente la tossicodipendenza, quindi una conseguenza negativa dell’uso di droga. Ma ci sono alcune sostanze psicotrope che non danno dipendenza (tranne in casi limite, ma parliamo di dipendenza psicologica, non fisica), come invece fanno più comunemente, per esempio, cocaina o eroina.

Vi facciamo un esempio al solo scopo di farvi leggere questo articolo senza pregiudizi. Gran parte delle droghe psichedeliche oggi conosciute è legata agli studi di Albert Hofmann. Questi era un chimico svizzero, che ha sintetizzato e provato per primo queste droghe, a partire dall’LSD, l’acido lisergico che ha ispirato scrittori e artisti come Timothy Leary, Aldous Huxley, Federico Fellini, e di cui ha fatto uso perfino il premio Nobel per la Fisica Richard Feynman. Hoffmann è morto all’età di 102 anni, lucidissimo. Una delle sue citazioni recita:

Invece di sprecare tutte queste energie e sforzi diretti a far guerra alle droghe, perché non si presta attenzione a droghe che possano porre fine alla guerra?

Di Hoffman e delle derive delle droghe psichedeliche però torneremo a parlarvi tra poco.

Cos’è il microdosing?

Microdosing
Fonte: Pexels

Per capire il microdosing dobbiamo fare un passo indietro. Tutte le sostanze in natura o sintetiche non sono dannose o benefiche in senso assoluto, ma lo sono in relazione alla concentrazione e alla quantità in cui vengono somministrate. È lo stesso concetto alla base dei veleni: perfino l’acqua, l’elemento naturale più importante insieme alla luce, è dannosa, se ne beviamo 26 litri tutti insieme. Questo significa che se usiamo una sostanza psichedelica in percentuali decisamente inferiori alla cosiddetta “dose ricreativa”, non ci dovrebbero essere effetti collaterali in teoria.

Si tratta dello stesso principio della cannabis legale. Il Thc contenuto nella cannabis legale è di gran lunga inferiore a quella di un comune spinello. A titolo semplificativo, non “sballa”. Così ha iniziato a farsi strada un’idea, ovvero che il microdosing di sostanze psichedeliche potrebbe non avere ricadute negative sulla salute, ma, sfruttando le qualità di queste sostanze psicotrope, si potrebbe ottenere benefici sulla creatività, sull’empatia, sulla percezione della realtà o su problemi di salute mentale come ansia e depressione.

Ma si tratta appunto solo di una teoria. Non solo attualmente esistono solo piccoli e limitati studi scientifici in merito, ma esiste anche la problematica della legalità. In Italia, per esempio, come in moltissime altre parti del mondo, queste sostanze sono illegali e questo rappresenta un grosso ostacolo. In mano abbiamo solo gli studi di Hoffmann, che però non prende in esame strettamente il microdosing, sebbene proprio quegli studi potrebbero rappresentare un punto di partenza.

Le sostanze comunemente utilizzate

In un articolo apparso sul sito di Harvard, il medico Peter Grinspoon prende in esame la problematica alla luce delle sostanze eleggibili a microdosing. In pratica è molto complesso e complicato che si ricorra all’LSD, perché il dosaggio è difficile da stabilire. Ma in generale potrebbero essere eleggibili tutte quelle sostanze che contengono psilocibina, come per esempio i funghi allucinogeni, i cosiddetti “funghi magici”, per utilizzare un’espressione casa allo scrittore Tom Robbins. Ma, spiega Grinspoon, diciamo che una microdose di psilocibina in un funghetto allucinogeno può corrispondere a 0,3 grammi di fungo.

Può corrispondere, ma non è detto, perché la concentrazione di psilocibina nell’ipotetico fungo in questione può essere maggiore. Perfino nella canapa italiana potrebbe essere contenuta talvolta una percentuale di Thc incompatibile con il confine legale. Negli anni ’70 in Italia alcuni giovani furono infatti arrestati mentre colti a rubare un grande quantitativo di canapa da un campo: l’aneddoto è narrato in un libricino dei Settebelli di Stampa Alternativa proprio perché quella canapa conteneva Thc superiore alla norma.

Gli effetti del microdosing

Microdosing
Fonte: Pexels

Non essendoci grandi studi su questa tematica, gli effetti sono per lo più ipotetici. In pratica non si sa se i risultati di studi limitati siano effettivi oppure il microdosing abbia innescato una sorta di effetto placebo.

La speranza di chi sostiene il microdosing è che possa avere ricadute benefiche

  • sull’umore;
  • sull’empatia;
  • contro l’ansia;
  • contro la depressione;
  • contro alcune forme di psicosi;
  • sulla creatività.

Rischi e conseguenze

Sebbene Hoffman abbia decantato moltissimo l’uso di droghe psichedeliche, ha scritto anche questa frase:

L’uso sbagliato e inappropriato ha fatto sì che l’Lsd sia diventato il mio figlio problematico.

In altre parole, il primo rischio è l’abuso di queste sostanze. Ne sapeva qualcosa Syd Barrett, il genio musicale la cui salute mentale fu minata profondamente e irrimediabilmente dall’abuso di Lsd. Teniamo presente anche che psilocibina e Lsd portano a tolleranza fisiologica: questo si traduce nel fatto che, anche se ne assumiamo delle microdosi, pian piano questo potrebbe non bastare più al nostro organismo per ottenere i presunti effetti benefici.

Di solito però la psilocibina è ritenuta abbastanza sicura: gli indigeni americani ne hanno fatto uso per secoli. Sicuramente però anche questa sostanza è sconsigliata in presenza di schizofrenia o disturbo bipolare. Probabilmente se il nodo dell’illegalità dovesse allentarsi o addirittura sciogliersi, è probabile che verranno eseguiti studi su ampie fasce di popolazione.

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