Alcuni ragazzi stanno morendo dopo aver acquistato pillole contaminate sui social

I social sono il nuovo canale attraverso cui giovani e giovanissimi acquistano la droga, ma 1 pillola su 4 contiene dosi letali di Fentanyl, per questo i numeri dei decessi stanno salendo vertiginosamente.

Lo scorso anno, le vittime della droga negli Stati Uniti sono state 108.000. Un record, secondo le statistiche preliminari pubblicate dai Centers for Disease Control and Prevention. A colpire, però, non è solo il numero, ma il fatto che una parte allarmante di questi decessi ha avuto le stesse dinamiche e la stessa causa: pillole contraffatte contaminate da dosi letali di Fentanyl che adolescenti e giovani adulti hanno acquistato sui social media.

Come il ventenne Kade Webb che, preoccupato per la sua situazione finanziaria e con un figlio in arrivo, ha acquistato Percocet – un oppioide che viene normalmente somministrato sotto prescrizione medica – su Snapchat. Dopo averlo assunto, è crollato a terra ed è morto sul pavimento del bagno di un Safeway Market a Roseville, in California: le pillole contenevano una quantità letale di Fentanyl.

Le forniture di pillole contaminate con prodotti chimici provenienti da Cina e India sono sempre più diffuse sul mercato. L’anno scorso, la Drug Enforcement Administration federale ha sequestrato 20,4 milioni di pillole contraffatte: secondo gli esperti, sono solo una piccola parte di quelle prodotte e secondo le stime, quattro pillole su 10 contengono dosi letali di Fentanyl.

Il Fentanyl è più veloce ed economico da produrre rispetto all’eroina e 50 volte più potente, ed è perfetto per dare una forte dipendenza in poco tempo e aumentare il giro di clienti, ha spiegato dott.ssa Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse al New York Times:

Quando metti il Fentanyl in pillole vendute come benzodiazepine o per il dolore, stai raggiungendo un nuovo gruppo di clienti che non avresti se vendessi solo polvere di Fentanyl.

Secondo le forze dell’ordine della contea di Placer, in California, dove solo lo scorso anno sono morte 40 persone per avvelenamento da Fentanyl, i social media sono quasi esclusivamente l’unico canale attraverso cui procurarsi le pillole, che nel 90% sono a base di Fentanyl. Un fenomeno che, spiega ancora il NYT, ha risvolti inquietanti:

  1. Le overdose sono ora la principale causa di morte prevenibile tra le persone di età compresa tra i 18 ei 45 anni, prima del suicidio, degli incidenti stradali e della violenza armata. Non solo: nella fascia 18-25, i tassi di uso illecito di piccole da prescrizione e tra i più alti.
  2. Sebbene l’uso sperimentale di droghe da parte degli adolescenti negli Stati Uniti sia in calo dal 2010, le morti per Fentanyl in questa fascia d’età stanno crescendo vertiginosamente: erano 253 nel 2019, sono state 884 nel 2021.

De resto, come ricorda Il Post, la crisi causata dalla diffusione di farmaci oppioidi e dei painkillers avvenuta negli ultimi anni – una vera e propria epidemia – ha contribuito ad abbassare l’aspettativa di vita dei cittadini statunitensi.

Una diffusione così rapida non sarebbe stata possibile senza social media e app di messaggistica, scelti dagli spacciatori per le loro funzionalità legate alla privacy come messaggi crittografati o che scompaiono. A consacrare le piattaforme social come canale preferenziale è stata la pandemia di coronavirus, quando la domanda di farmaci da prescrizione illeciti è aumentata, sia da parte di nuovi clienti in preda all’ansia o alla noia che da quelli già alle prese con la dipendenza che l’isolamento ha tagliato fuori dai servizi di supporto.

Tim Mackey è professore all’Università della California di San Diego e gestisce una start-up finanziata dal governo federale che ha sviluppato software di intelligenza artificiale per rilevare le vendite illegali di droghe online. Ci sono venditori di droga su tutte le principali piattaforme di social media, ha spiegato al NYT,

inclusi Instagram, Facebook, Twitter, Snapchat, Pinterest, TikTok e piattaforme emergenti come Discord e Telegram. È un problema dell’intero ecosistema: finché tuo figlio è su una di quelle piattaforme, avrà il potenziale per essere esposto ai venditori di droga.

A gennaio, i genitori di bambini di 13 anni morti dopo aver assunto pillole contaminate hanno protestato davanti alla sede di Snap, la società madre di Snapchat, a Santa Monica, in California, esponendo cartelli che accusavano la compagnia di essere complice di un omicidio.

Snap e Meta, il genitore di Instagram e Facebook, però, riferiscono di aver interrotto un numero sempre più alto di scambi di droga, intervenendo non solo con filtri automatici ma bloccando le ricerche e reindirizzando verso contenuti che mettono in guardia sui pericoli delle droghe da prescrizione.

Snap ha affermato di aver preso provvedimenti su 144.000 account relativi alla droga soltanto negli Stati Uniti da luglio a dicembre,, mentre Facebook sarebbe intervenuto su quattro milioni di scambi legati alla droga in tutto il mondo solo nel quarto trimestre del 2021. Instagram è intervenuto su 1,2 milioni, cifre che rappresentano sia avvisi degli utenti che tecnologie di rilevamento preventivo.

Il problema? Quando le aziende rimuovono i rivenditori di droghe dalle loro piattaforme, molti passano semplicemente a un’altra: si parla di 10.000 nuovi account legati alla droga al mese.

 

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