La liposuzione alimentare, o dieta oloproteica, è un regime alimentare della durata di 21 giorni che promette di modellare la silhouette agendo sulle adiposità localizzate. Il brevetto si deve al dott. Castaldo (responsabile dell’U.O. di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’A.O.R.N. San Giuseppe Moscati di Avellino).

In particolare, il raggio d’azione riguarda la parte bassa del bacino e parte alta delle cosce (nelle donne) e l’addome (per gli uomini). In queste zone le adiposità sono sottoposte all’influenza negativa di estrogeni e insulina che stimolano ulteriormente la produzione del grasso e ne impediscono la distruzione. La dieta oloproteica, invece, stimola la produzione di un ormone chiamato GH. Questo ormone contrasta gli effetti degli estrogeni e dell’insulina, determinando in tal modo la distruzione del grasso localizzato.

Sembrerebbe facile da seguire, ma come ogni dieta ha anche questa le sue “regole”, con vantaggi e controindicazioni. Ma soprattutto è importante specificare che è un regime alimentare che necessita di prescrizione medica e costante monitoraggio da parte di uno specialista. Mai improvvisarsi dietologi e nutrizionisti. Il consiglio è affidarsi sempre alle mani di persone competenti, in grado di aiutarci sulla base delle nostre esigenze, delle nostre necessità. Ma non solo: considerando anche le nostre caratteristiche cliniche, che variano da persona a persona.

Liposuzione alimentare: come funziona

liposuzione alimentare
Fonte: iStock

La liposuzione alimentare consente di perdere peso velocemente agendo sulla massa grassa senza alterare la massa muscolare, grazie all’apporto proteico. Comprende una fase di trattamento vero e proprio e una di mantenimento, di 2-3 settimane. In questo step c’è il graduale inserimento di carboidrati e di altri alimenti vietati fino a quel momento. Nel trattamento vero e proprio, invece, i momenti sono due. Nei primi 3 giorni si possono assumere solo 50 grammi di carboidrati e poi solo preparati proteici. Nei giorni a seguire si passa ai cibi proteici non grassi: sono da preferire carne bianca (pollo) e pesce magro (sogliola, merluzzo, spigola). Il contorno, rigorosamente di verdure, è consigliato (zucchine, broccoli, spinaci, radicchio, finocchi, insalata). Costante è il consulto del medico durante tutto il percorso.

Il vantaggio di questa dieta è che prevede un’alimentazione sì rigida e controllata, ma che non fa avvertire il senso della fame. Il dimagrimento localizzato si deve all’assunzione quasi esclusiva di proteine (1,2 g/kg nella donna e 1,5 g/kg nell’uomo), che hanno un basso apporto calorico. In questo modo si costringe l’organismo a utilizzare le proprie riserve energetiche. Oltre alle proteine, una parte consistente della riuscita di questa dieta sta nell’assunzione di integratori alimentari a base di aminoacidi. Fondamentale è anche bere almeno 2 litri di acqua al giorno per eliminare le tossine e non saltare mai i pasti.

La dieta oloproteica promette risultati veloci con perdita di peso fino a 500 gr al giorno (2-3 Kg alla settimana, in media). Si tratta del 7-10% del peso di partenza nell’arco dei 21 giorni, al termine del quale si può constatare una riduzione di due taglie corporee. Se seguita con precisione, ha l’ulteriore vantaggio di stabilizzare l’organismo, impedendo di riprendere i chili persi.

Le controindicazioni alla liposuzione alimentare

Non bisogna lasciarsi affascinare dal facile e veloce dimagrimento che questa dieta promette. Anche la liposuzione alimentare ha i suoi svantaggi, le sue controindicazioni e i suoi effetti collaterali. Questi si manifestano soprattutto se eseguita senza costante controllo medico.

L’elevata presenza di proteine riduce il senso della fame e il grasso corporeo senza incidere sulla massa magra, ma stimola la produzione di chetogeni. Questi sono dannosi per il sistema nervoso centrale e per quello cardio-vascolare. La chetosi può inoltre causare mal di testa, emicrania, cefalea, stipsi, alitosi, spossatezza e debolezza. La dieta oloproteica non è infatti adatta per donne in gravidanza e persone affette da patologie renali. Anche un diabete mellito di tipo I (diabete insulino-dipendente) potrebbe avere un impatto negativo sulla riuscita.

Deve essere il medico a prescrivere il trattamento, da eseguire con monitoraggio costante.

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