A tutte noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di andare dal ginecologo e di essere “ispezionate” con lo speculum, l’oggetto con cui generalmente si effettua la visita per il pap-test.

E nessuna di noi, crediamo, avrà mai giudicato o dubitato della necessità del suo impiego, rimettendosi alla propria ignoranza nel campo della medicina e alla professionalità di chi invece sa esattamente perché deve essere utilizzato; anzi, probabilmente ne avremo apprezzato l’utilizzo per prevenire le malattie della cervice, sopportando anche quel po’ di dolore e imbarazzo che il ritrovarsi con le speculum intento a esplorare le nostre zone più intime comporta.

Bene, forse pochi sapranno che lo speculum, in passato, è stato lungamente utilizzato come vero e proprio strumento di tortura dal suo inventore, il medico J. Marion Sims, che fino a poco tempo fa vantava una statua in bronzo, eretta nel 1894, nientemeno che a Central Park, accompagnata dalla didascalia commemorativa “i cui brillanti successi portarono fama alla chirurgia Americana nel mondo”.

Ora la statua non esiste più, a seguito delle decine di proteste arrivate al municipio della Grande Mela da parte del Black Youth Project 100, un gruppo di attivisti di giustizia sociale di età compresa tra i 18 e i 35 anni, per farla rimuovere. Il motivo? Sims avrebbe usato per anni donne di colore come cavie da laboratorio per testare procedure mediche, infliggendo loro dei dolori inimmaginabili e praticamente senza anestesia.

L’oggetto attraverso cui Sims portava avanti i suoi “esperimenti”, riporta un articolo dell’Independent, era proprio lo speculum; quello che oggi noi tutte consideriamo uno strumento, sicuramente non piacevole, con utile per valutare lo stato di salute del nostro apparato genitale.

Sims, fra i pionieri della chirurgia volta a risolvere la fistola, condizione che lascia le donne incontinenti dopo il parto, ed esecutore del primo intervento chirurgico alla cistifellea e della prima inseminazione artificiale di successo, compì molti dei suoi progressi  procedendo con interventi sperimentali proprio sulle schiave, senza naturalmente chiedere loro il consenso.

Secondo un articolo del Washington Post del 2006, riportato nel 2017 sempre dall’Independent, “Anarcha Wescott, paziente di Sims, ha subito 30 interventi chirurgici mentre Sims lavorava per perfezionare la tecnica: era tra una dozzina di schiavi su cui Sims operava ripetutamente senza anestesia, che era appena in fase di sviluppo“.

Lo stesso Sims, del resto, ha raccontato nella propria autobiografia di aver operato su tre ragazze di colore, Anarcha, Lucy e Betsey, facendo, si legge nell’articolo, una “proposta ai proprietari di negri: se mi darai Anarcha e Betsey per l’esperimento, accetto di non eseguire nessun esperimento o operazione su nessuna delle due mettendo in pericolo le loro vite”.

Anarcha è stata descritta come “una mulatta” di circa 14 anni; Lucy aveva circa 18 anni e aveva dato alla luce un bambino. Furono tutte “curate” da Sims attraverso operazioni invasive fatte proprio con lo speculum.

Del resto, l’idea che proprio questo particolare beccuccio sia in grado di privare la donna del controllo sul proprio corpo era già stata espressa, nel 1972, dalla femminista Carol Downer, arrestata, imprigionata e messa a processo per aver praticato medicina senza una licenza medica. La Downer aveva insegnato ad alcune donne a usare lo speculum su se stesse per condurre l’esame del collo uterino in completa autonomia.

Eppure, anche voci dello stesso mondo medico, come la professoressa Janice Rymer, vice-presidente per l’educazione al Royal College di Ostetricia e Ginecologia, e professoressa di ostetricia al King’s College di Londra, non escludono che l’utilizzo dello speculum da parte delle donne stesse possa essere un’opzione da valutare.

Gli esami intimi sono spesso difficili per molte donne, e la comunicazione è vitale nell’aiutare una paziente nel sentirsi più a suo agio. Non vuoi traumatizzare la paziente. È importante durante il primo pap test“.

Tra le donne che soffrono maggiormente per l’utilizzo dello speculum ci sono, ad esempio, coloro che hanno l’utero retroflesso, come Victoria, che nell’articolo ha raccontato:

Io lo dico sempre, di avere l’utero retroflesso e qualcuno sa come gestire questa cosa, ma altri no. Se si inserisce lo speculum in maniera standard, si sarà in grado di inserirlo solo pochissimo. L’ultima infermiera non riuscì a farlo fin quando non mi sono seduta sulle mani e le ho detto esattamente cosa fare“.

Ma allora, stando così le cose, com’è possibile che negli ambulatori si continui a utilizzare uno strumento datato 1840, che peraltro ha causato (e causa) tanto dolore alle donne?

A onor di cronaca, nel 2005 l’azeienda FemSpec progettò e brevettò uno speculum gonfiabile, fatto di poliuretano, lo stesso materiale di cui sono fatti i preservativi, per intenderci, dalle dimensioni di un assorbente interno e capace di espandersi una volta dentro il corpo.

Eppure, questa idea potenzialmente innovativa è naufragata, complice, ha riferito il direttore di marketing del FemSuite, anche di un certo osteggiamento da parte dei team medici: “Dottori e infermieri lo prendevano in esame, se ne dicevano favorevoli, ma poi non si prendevano la briga di imparare qualcosa di nuovo“.

Stessa sorte anche per il prototipo ideato nel 2016 da uno studente del Pratt Institute, uno speculum dalla forma curva che avrebbe reso il suo inserimento più agevole.

Del resto, non è una novità che il dolore delle donne venga sistematicamente banalizzato e sottovalutato. Si chiama health gap, ed è un vero e proprio sintomi di disparità di genere in cui le donne, nemmeno a dirlo, sono pesantemente penalizzate.

Fra le novità più interessanti proposte per “mandare in pensione” lo speculum e sostituirlo con qualcosa di più confortevole per le donne c’è la gamma disegnata dal gruppo statunitense Ceek Women’s Health, pensata sulle diversità di corpi ed esigenze, ma anche Yona, che si propone di eliminare una serie di problematiche; fra le altre, il terribile rumore che lo speculum fa quando viene divaricato completamente. Senza contare che, prendendo spunto dai sex toys, è realizzato in silicone.

Nel frattempo, organizzare dei veri e propri training ai medici affinché usino in una maniera davvero consapevole del dolore altrui lo speculum sarebbero certamente graditi.

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