Igiene intima femminile e transgender: 4 miti da sfatare e reali esigenze
Sul tema dell'igiene intima femminile e transgender ci sono moltissimi miti da sfatare e reali esigenze che si conoscono ancora poco.
Sul tema dell'igiene intima femminile e transgender ci sono moltissimi miti da sfatare e reali esigenze che si conoscono ancora poco.
La conseguenza diretta è la scarsa conoscenza e informazione sull’igiene intima: tra miti da sfatare e reali esigenze.
La conferma è data dalla confusione esistente sul tema della sessualità. Cominciamo con il fare chiarezza sulla terminologia specifica e poi con miti da sfatare in merito all’igiene intima femminile e transgender.
Innanzitutto l’apparato genitale femminile è articolato. Possiamo distinguerlo, per maggiore chiarezza, in parte esterna che è scientificamente chiamata vulva e una parte interna che invece, si chiama vagina.
Sappiamo che potrebbe lasciarvi sorpres*, ma vulva e vagina non sono la stessa cosa.
La vulva è composta dal Monte di Venere, grandi e piccole labbra, clitoride, orifizio urinario, orifizio vaginale. La vagina è un organo cavo ed elastico lungo circa 8 cm, composta da: cervice uterina, utero, tube di Falloppio e ovaie.
La prima è esterna e di conseguenza comprende tutto ciò che si può vedere e toccare. La seconda più interna, ed è proprio la zona da cui vengono partoriti i bambini o si entra durante i rapporti sessuali vaginali.
Ecco alcuni miti che è importante vengano sfatati.
Falso.
Comunemente, siamo stati portat* a pensare che lavarsi spesso sia sinonimo di una corretta pulizia intima.
In realtà l’uso frequente di detergenti, prodotti per l’igiene intima con profumi aggressivi può andare a intaccare la flora naturale vaginale.
Realtà: la vagina è auto-pulente.
Quelle secrezioni che notiamo, le perdite biancastre, trasparenti, se non hanno odori forti e non provocano prurito o irritazioni, possiamo definirle come perdite buone perché essenziali per espellere i batteri all’interno dell’ecosistema.
Le secrezioni, così come il ciclo, non vanno stigmatizzate. La presenza naturale di secrezioni non deve portarci a pensare che dobbiamo lavarci di più, meglio, più in profondità. Difatti, la vulva deve essere lavata con la stessa frequenza con cui viene lavata qualsiasi parte del corpo, senza sfociare in un’eccessiva pulizia, perché come si sa, il troppo stroppia.
La questione è quindi molto più naturale di quanto si pensi, ma il tabù esistente intorno “all’odore del pesce” ha innescato il mito del “più mi lavo più sono pulita”.
I detergenti intimi devono essere congrui alla proprie esigenze, rispettare le proprie preferenze, avendo a disposizione molteplici scelte: detergenti gel, creme, mousse. Altro mito da sfatare: il profumo non è indicatore di un’igiene intima corretta. Ne consegue che i detergenti schiumogeni non sono i migliori.
A seconda dell’età è importante anche orientarsi verso prodotti differenti con pH diversi: neutro durante l’infanzia, in età fertile un prodotto con pH intorno a 3,5-4,5, leggermente alcalino o neutro in menopausa.
False entrambe.
Realtà: la routine quotidiana non cambia di molto.
È sufficiente lavarsi due volte al giorno con un detergente leggermente più acido – intorno al 3,5 di pH – per evitare arrossamenti o irritazioni per il contatto della pelle con l’assorbente.
In questo caso dobbiamo anche porre attenzione agli assorbenti che utilizziamo. Per gli assorbenti esterni è importante che siano traspiranti e ipoallergenici. Vanno cambiati 3 volte al giorno circa, anche se il flusso è leggero per evitare la proliferazione dei batteri.
Per gli assorbenti interni invece, la regola cambia: vanno cambiati molto più spesso, ogni 4 ore circa.
La coppetta mestruale non comporta un maggior rischio di infezioni ed inoltre non secca e non asciuga, semplicemente raccoglie il sangue e per questo è molto più igienica rispetto agli assorbenti. È la soluzione eco-friendly ed economica.
Spesso poco utilizzate, ma essenziali sono le salviette intime. La soluzione più comoda per detergere e rinfrescare, sopratutto dopo lo sport, dopo un viaggio, dopo una visita alla toilette. Anche durante il ciclo mestruale sono un valido alleato perché restituiscono una freschezza immediata.
Falso.
Realtà: la depilazione della vulva porta alla formazione di peli incarniti e follicolite, può aumentare anche il rischio di infezioni. I peli pubici servono, anche parecchio, perché ci proteggono da virus e batteri.
Tra i motivi per cui ricorriamo alla depilazione totale, ci sono le aspettative del partner, un’ulteriore pressione a cui si è sottoposti e che potremmo regolare trovando un giusto compresso con noi stess*.
Dopo la ceretta integrale, è necessario occuparsi della manutenzione della pelle e quindi, evitare sfregamenti, innalzamenti di temperatura, gli slip sintetici o in pizzo.
È maggiormente consigliato il cotone bianco – perché non trattato con tinture – sopratutto in caso di dermatiti e allergie cutanee. È consigliato anche uno scrub cutaneo qualche giorno prima, da evitare invece, nei giorni a seguire, come anche l’esposizione al sole.
Per il binomio depilazione – ciclo: è importante anche utilizzare assorbenti in cotone che favoriscono la traspirabilità.
Falso.
Realtà: le lavande vaginali sfruttano il detergente a getto liquido per lavare e pulire la vagina (N.B. non la vulva) quindi, verso la parte più interna.
Le lavande vanno praticate solo su consiglio medico, qualora ce ne fosse bisogno, perché come abbiamo detto precedentemente, la vagina è auto-pulente.
In questa seconda parte cercheremo di fare chiarezza su consigli pre e post l’intervento di riassegnazione anche chiamato SRS (Sex Reassignment Surgery), ovvero l’intervento chirurgico che ha la finalità di cambiare il sesso di nascita del paziente e convertirlo in quello di appartenenza desiderato.
Una persona transgender non è necessariamente una persona transessuale:
Soprattutto, l’intervento di riassegnazione è qualcosa di delicatamente soggettivo, potendosi identificare successivamente anche come persona non-binary, genderfluid, agender ecc.
Le tipologie di intervento sono due:
Per quanto riguarda specificatamente gli interventi di riassegnazione, i più comuni sono la vaginoplastica e la gonodectomia per la riconversione chirurgica del sesso (RCS) MtF e la falloplastica e metoidioplastica per l’intervento FtM.
Per effettuare una vaginoplastica sarà necessario aver seguito per almeno un anno una terapia ormonale.
Tra i consigli più frequenti del medico prima dell’intervento MtF avremo:
Post intervento, il chirurgo inserirà una protesi di silicone progettata per ottenere profondità. Sarà importante quindi il riposo assoluto per 24 ore e l’utilizzo di un catetere vescicale per 8-10 giorni. Anche post intervento sarà necessaria un’attenta igiene intima:
Altri consigli:
Per l’intervento di riassegnazione sessuale FtM anche qui i consigli generali sono gli stessi, cioè: smettere di fumare un mese prima e uno dopo la procedura, non assumere aspirina.
L’intervento di metoidioplastica, ossia la trasformazione del clitoride in una sorta di piccolo neo-pene, che verrà accompagnato insieme all’assunzione di ormoni maschili. A differenza della falloplastica, che consente agli uomini trans di ottenere un neo-pene, è un’operazione più semplice e meno invasiva.
I consigli sono:
L’isterectomia – rimozione dell’utero – consente la fine delle mestruazioni e l’ovariectomia – rimozione delle ovaie – elimina il principale organo di produzione degli estrogeni nel corpo. Alcuni pazienti tuttavia, scelgono di mantenere le ovaie per scopi di conservazione della fertilità.
Studentessa in giornalismo, aspirante reporter e femminista intersezionale. Sono ferma alla fase del perchè così per acquietarla leggo tanto, studio e viaggio, un po' con la fantasia, un po' con gli aerei.
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