Come Emilia Clarke e Luke Perry: perché l'ictus colpisce persone sempre più giovani

L'ictus colpisce sempre più giovani. Complice uno stile di vita sbagliato e abitudini dannose. Ma ci sono modi per prevenirlo, ed evitare quanto successo a Luke Perry, scomparso proprio per l'ictus a soli 52 anni.

La morte a soli 52 anni di Luke Perry, celebre volto di Beverly Hills 90210, e le dichiarazioni rilasciate nel 2019 da Emilia Clarke sull’aver rischiato di morire per ictus nel 2011 hanno dato nuova visibilità al problema dell’ictus giovanile.

Luke Perry si trovava nella sua tenuta a Sherman Oaks, sita a Los Angeles, nel momento in cui ha accusato il malore. Lo stesso attore avrebbe richiesto telefonicamente di essere soccorso d’urgenza, e al momento del suo ricovero si sarebbe mostrato reattivo, rispondendo alle domande dei medici ma le sue condizioni sono peggiorate rapidamente.

I medici lo hanno sedato sperando che il suo corpo trovasse la forza per combattere. Purtroppo, però, non c’è stato nulla da fare. È deceduto cinque giorni più tardi circondato dalla sua famiglia: l’ex moglie Rachel Minnie Sharp, la fidanzata Wendy Madison Bauer con la quale aveva una relazione da oltre 11 anni, e i figli Jack e Sophie.

Anche Emilia Clarke, l’attrice divenuta celebre grazie a Game of Thrones, ha raccontato per la prima volta di essere sopravvissuta a ben due ictus cerebrali che l’hanno messa più volte in bilico tra la vita e la morte. L’attrice, infatti, ha scritto un articolo per The New Yorker, intitolato La battaglia per la vita, descrivendo così l’inizio del suo calvario:

Quando tutti i miei sogni d’infanzia sembravano avverarsi, ho quasi perso la testa e poi la vita. Non ho mai raccontato questa storia pubblicamente, ma adesso è arrivato quel momento. Avevo appena finito le riprese della prima stagione quando sono stata colpita dal primo dei due aneurismi.

Per fortuna ora, a distanza di pochi anni, tutta questa vicenda sembra essersi definitivamente conclusa, ma Emilia Clarke non ha affatto dimenticato quei momenti terribili fatti di paure e incertezze.

Qualche tempo dopo l’attrice ha voluto annunciare tramite il suo profilo Instagram la fondazione della sua associazione benefica SameYou che si occupa di assistenza e cure per le persone che hanno sofferto di ictus o problemi neurologici.

Secondo una recente ricerca su larga scala, pubblicata sulla rivista JAMA Neurology, il tasso di persone sotto i 45 anni ospedalizzate a causa di ictus è infatti in forte crescita. L’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e neoplasie.

Secondo SIIA in Italia ci sono circa 200.000 nuovi casi ogni anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive. L’ictus nel nostro Paese è la terza causa di morte (ma alcuni la indicano come seconda), dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e rappresenta la principale causa di invalidità e, secondo A.L.I.Ce. Italia Onlus – Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, nel 61% dei decessi si tratta di donne. Le stesse stime statistiche dicono che un uomo su 6 avrà un ictus nell’arco della sua vita, per le donne si parla invece di una su cinque. 
Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è di circa 913.000.

Le cause e i sintomi dell’ictus giovanile

L’ictus giovanile nasce da una chiusura (ischemia) o rottura (emorragia cerebrale) di un vaso celebrale che impedisce il corretto apporto di sostanze nutritive al cervello. La trombosi spesso si forma con un coagulo che dal cuore, muovendosi per il corpo, occlude l’arteria principale che irrora il cervello. La malattia può portare a paralisi e nel 10-20% anche alla morte entro un mese.

Ci sono dei segnali da tenere in considerazione anche se non si può parlare di veri e propri sintomi. Persone che soffrono di depressione, ansia, diabete o che seguono uno stile di vita sedentario e fumatori sono i soggetti più a rischio. Anche il “forame ovale pervio”, una anomalia al cuore che interessa il 30% della popolazione adulta, può portare alla malattia.

Altri indicatori dell’ictus giovanile sono la pressione alta, problemi seri alla vista, intorpidimento del corpo e in particolare del viso, braccia e gambe, vertigini, mal di testa, rigidità al collo, dolore alla spalla e affaticamento senza motivo. Nel caso in cui si registrino tali sintomi è consigliabile richiedere immediatamente un parere medico.

Saper riconoscere i segnali dell’ictus è fondamentale quando si manifesta. Per gli esperti esiste un periodo di tempo di 3 ore a partire dal primo segnale di ictus, chiamato “finestra d’oro”. In questo intervallo è fondamentale che i pazienti raggiungano un ospedale e siano sottoposti a trattamenti in grado di ripristinare il flusso di sangue al cervello e di ridurre al minimo i danni.

Come prevenire l’ictus giovanile

L’ictus è una malattia che si può prevenire, in almeno 3 casi su 4. Per questo motivo bisogna curare lo stile di vita, sottoporsi a controlli della pressione almeno due volte all’anno ed effettuare altri controlli per monitorare il funzionamento del cuore; è opportuno, poi, non abusare di alcolici e fare movimento.

L’alcol è da sempre considerato un elemento di rischio sia per l’ictus ischemico che per quello emorragico, aumentandone l’incidenza tra le tre e le quattro volte. Anche le sigarette portano ad una crescita delle possibilità di essere colpiti da ictus e di incorrere in arteriosclerosi precoce. La crescita dell’incidenza dell’ictus è del 40% per i fumatori moderati e dell’80% per chi fuma più di venti sigarette al giorno. Secondo recenti ricerche anche la cannabis espone al rischio ictus con una stretta correlazione temporale tra l’assunzione della sostanza e l’evento cerebrale. Per i pazienti ipertesi, diabetici o affetti da cardiopatie, i controlli periodici e l’adozione di una vita sana è ancora più importante.

Maggiore è la quota di frutta e verdura ingerita ogni giorno, minore è il rischio di incorrere nell’ictus. Questo perché i vegetali sono ricchi di antiossidanti e sostanze vasoprotettive. Da consumare con frequenza ogni varietà di cereale integrale, più legumi e semi oleosi. Aumentate il consumo di pesce, consumandolo almeno due volte a settimana. Ottimo il pesce azzurro, come salmone, trota e pesce spada. Limitate l’uso del sale, non superando i sei grammi giornalieri. Riducete anche le quantità di formaggi, salumi, prodotti in scatola, junk food e prodotti da forno come biscotti e fette biscottate spesso e volentieri addizionati di sale.

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