Genofobia: come si manifesta la fobia di chi ha paura degli atti sessuali
Chi soffre di genofobia prova una paura profonda degli atti sessuali, visti come pericolosi, dolorosi o fonte di imbarazzo.
Chi soffre di genofobia prova una paura profonda degli atti sessuali, visti come pericolosi, dolorosi o fonte di imbarazzo.
Ansia e malessere si manifestano anche al solo pensiero di una scena di sesso per via di un forte disagio interiore che ha cause di natura differente. Ecco come si manifesta il disturbo e cosa si può fare per contrastarlo.
Il termine genofobia deriva dall’unione di due parole greche: γένος (genos), che significa prole e φόβος (phobos), cioè paura e si definisce come un’intensa paura dei rapporti sessuali, di qualsiasi atto fisico che coinvolga l’intimità. A volte per descrivere questa fobia viene utilizzato anche il termine erotofobia, che tuttavia ha un significato più ampio, estendendo la paura non solo al sesso ma anche alla nudità e al contatto con i fluidi corporei.
La genofobia non è elencata nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association, 5a edizione (DSM-5), perché tutte le fobie rientrano nelle così dette fobie specifiche, un tipo di disturbo d’ansia. Le fobie specifiche sono risposte di paura estreme agli stimoli e sproporzionate rispetto all’effettiva minaccia.
In questo caso, il rapporto sessuale è lo stimolo che causa ansia e forte angoscia e spinge la persona a modificare anche drasticamente il proprio comportamento pur di evitare quella situazione.
La cause che portano l’insorgenza della genofobia sono diverse:
Chi ha subìto violenza sessuale potrebbe sviluppare la genofobia durante il percorso di ricostruzione del proprio equilibrio psico-emotivo. Il profondo trauma vissuto influenza inevitabilmente anche la sfera intima della persona e la sua visione del sesso.
I rapporti sessuali, se non protetti, comportano il rischio di numerose malattie a trasmissione sessuale, tra cui l’HIV. Chi soffre di genofobia ha il terrore di potersi ammalare e per questo vede il sesso come qualcosa di potenzialmente pericoloso a prescindere, e nonostante le precauzioni non è disposto in alcun modo a rischiare.
A volte l’ansia da prestazione può trasformarsi in vera e propria genofobia: quando la persona ha paura di non riuscire a soddisfare il partner, se inizialmente si sentiva solo insicura, nel tempo può provare un’ansia tale da sviluppare la fobia nei confronti dell’atto sessuale. Per questo pur di evitare di “fare brutta figura” rinuncia a priori al rapporto.
Chi passa da un sistema religioso o culturale che disapprova i rapporti sessuali ad un altro che non li vieta e non li stigmatizza, potrebbe sviluppare la genofobia come conseguenza del senso di colpa e della paura di rompere con le pratiche precedenti. Inoltre uno studio ha dimostrato come la circoncisione femminile possa causare l’insorgenza della genofobia con un aumento consistente dei livelli di ansia e depressione assieme alla perdita di autostima.
Vergognarsi del proprio corpo o essere convinti di avere un “difetto” fisico che andrebbe eliminato, quindi soffrire di dismorfofobia, spinge la persona ad evitare qualsiasi contatto intimo, per paura di essere giudicata o presa in giro.
La contrazione involontaria dei muscoli della vagina durante la penetrazione è un problema che porta molte donne ad avere paura dell’atto sessuale. Questo perché il vaginismo rende il rapporto estremamente doloroso se non impossibile e fa sì che la persona preferisca evitale totalmente i momenti di intimità pur di non provare dolore.
Le risposte alla genofobia sono spesso soggettive ma è comunque possibile individuare dei sintomi specifici:
Altri segnali di genofobia si manifestano attraverso mutazioni del comportamento che spingono chi ne soffre ad evitare e/o disincentivare il contatto intimo. Ecco alcuni esempi:
Molte persone provano vergogna o imbarazzo e sono riluttanti a condividere una fobia così profondamente personale ma rivolgersi a uno psicoterapeuta esperto in materia sessuale può essere illuminante per trovare le strategie giuste in base alla propria situazione e così sconfiggere la genofobia.
Anche la CBT (acronimo di Terapia Cognitivo Comportamentale) può essere d’aiuto consentendo alla persona di imparare a identificare la relazione causa-effetto tra i comportamenti e i sintomi della genofobia assieme alla comprensione delle cause sottostanti. Questa profonda presa di consapevolezza spianerà la strada a nuovi modelli comportamentali utili a gestire paura e ansia.
In certi casi risulta necessario il consulto medico e la somministrazione di antidepressivi o ansiolitici.
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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