«Attenta in discoteca che ti mettono la droga nel bicchiere». Quella di tantissimi genitori, parenti o amici preoccupati non è una paura infondata, né una leggenda metropolitana. La “droga dello stupro” – incolore, inodore, rapida ad agire e difficile da ritracciare nell’organismo – esiste e in alcuni casi è stata usata per approfittare sessualmente di persone inconsapevoli.

Chiamarla così, però, è fuorviante e può addirittura essere pericoloso.

Che cos’è la “droga dello stupro”?

Il termine “droga dello stupro” indica una tipologia di sostanze – generalmente liquidi incolori e insapori – di facile reperibilità, che non solo vengono utilizzate a scopo ricreativo ma che, per le loro caratteristiche, vengono somministrate in maniera fraudolenta a persone inconsapevoli per poter approfittare sessualmente di loro.

Queste sostanze, che vengono metabolizzate dall’organismo in maniera molto rapida, rendono infatti la vittima più disinibita, rilassata e predisposta alla fiducia, provocando uno stato simile all’ebbrezza alcolica.

Non solo: questa tipologia di droghe è difficile da rintracciare tramite analisi cliniche – sia perché vengono eliminate rapidamente sia perché alcune di queste, come il GHB, sono naturalmente presenti nell’organismo – e, se assunte in grandi quantità, provocano stati di amnesia che impediscono di ricostruire correttamente quanto accaduto durante l’assunzione.

Droga dello stupro: tipologie e principi attivi

Anche se nel linguaggio giornalistico e nell’uso comune si usa in modo generico l’espressione “droga dello stupro”, con questo termine ci si riferisce in realtà a sostanze diverse, almeno tre.

GHB

Il GHB (C4H8O3) è una molecola naturalmente presente in piccola concentrazione nel cervello umano. Nel 1960 è stata sintetizzata per la prima volta per ottenere «un medicamento ad effetto attenuante a livello di sistema nervoso centrale» e si è poi rivelata essere anche un sedativo.

Per un periodo è stato utilizzato come narcotico – un impiego sospeso a causa dei suoi effetti collaterali, tra cui spasmi epilettici – ed è attualmente utilizzato come trattamento nei casi di narcolessia. Commercializzato sotto forma di sali o liquido incolore e leggermente salato, è la sostanza conosciuta anche come “Ecstasy liquido”, sebbene nulla abbia a che vedere con l’omonimo Ecstasy, un derivato dell’anfetamina (MDMA).

GBL

Il GBL (C4H6O2), l’altra sostanza a cui ci si riferisce generalmente con l’espressione “droga dello stupro”, è un precursore metabolico del GHB: questo significa che, dopo essere stato assunto, subisce un processo biochimico, trasformandosi in GHB.

Essendo un precursore anche di altre sostanze, però, quello farmacologico non è l’unico utilizzo di questa sostanza, che è infatti impiegata in numerosi processi chimici. Viene infatti utilizzato, tra l’altro, per

solubilizzare il poliacrilonitrile, l’acetato di cellulosa, il polistirolo, la gommalacca e le resine, come additivo per gli oli da trivellazione, per gli sverniciatori e le sostanze ausiliarie per i tessili, come componente di prodotti «esenti da acetone» per rimuovere lo smalto per unghie e come reagente molto usato in sintesi organica.

Non sorprende quindi che, a fronte di uno spettro così ampio di coinvolgimento in vari processi chimici, il GBL – che si presenta come un liquido incolore e inodore – non sia illegale come il GHB: solo gli usi non autorizzati vengono sanzionati.

BD

Il GBL non è però l’unico precursore del GHB: esiste, infatti, anche l’1,4-butandiolo o BD (C4H10O2), che viene prodotto industrialmente su grande scala ed è un altro importante prodotto intermedio nell’industria chimica.

Gli effetti della droga dello stupro

Come già detto, tra gli effetti delle “droghe dello stupro” ci sono ebbrezza, rilassamento e stordimento, ma queste sostanze provocano anche un’intensificazione delle percezioni sensoriali e un «aumento della socialità e del desiderio sessuale».

L’effetto si verifica molto rapidamente, in genere già entro 15 minuti e il recupero dopo l’assunzione è rapido: «L’assunzione di GHB fa sì che le persone perdano i sensi e si sveglino poi sentendo gli effetti intensificati della dopamina sul loro cervello. Questo li fa sentire in forma e felici nonostante lo svenimento». Questo avviene perché , se all’inizio il GHB ha un effetto anestetizzante, in seguito provoca un aumento della dopamina, un neurotrasmettitore responsabile delle sensazioni di piacere e di gratificazione.

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In caso di assunzione di dosi eccessive GHB, GBL e BD possono provocare nausea, vomito, intontimento, sonnolenza, difficoltà respiratoria e svenimento. Se assunte in dosi eccessive per via orale o endovenosa l’effetto attenuante sul sistema nervoso centrale (l’effetto “narcotico”), può portare rapidamente al coma profondo.

Non solo: essendo prodotti di sintesi, le droghe dello stupro possono causare «corrosione della mucosa buccale e del tratto gastrointestinale superiore» dovuti ai residui di soda caustica (GHB), irritazioni cutanee se entrano in contatto con la pelle (GBL) o irritazioni alla congiuntiva se in contatto con gli occhi (GBL e BD).

Se assunti occasionalmente, non provocano dipendenza. L’assunzione cronica e in dosi elevate, invece, genera dipendenza psichica e fisica: al momento di interrompere l’uso si manifestano sintomi di disintossicazione – generalmente dopo 1 – 6 ore – tra cui tremore, polso rapido, irrequietezza, insonnia, ansia, nausea e vomito. Nei casi gravi si osserva inoltre delirio con accessi di sudore e abbassamento della pressione sanguigna.

“Droga dello stupro”: rischi e conseguenze

Complice anche una campagna di stampa che ha enfatizzato l’utilizzo criminoso di queste droghe, si è creato un legame indissolubile tra queste sostanze e le violenze sessuali ai danni di persone incoscienti. Sebbene quella dell’utilizzo di GHB, GBL e BD ai fini di stupro sia certamente una realtà concreta che è fondamentale denunciare e contrastare, l’espressione “droga dello stupro” è inesatta e potenzialmente pericolosa.

Da un lato, infatti, queste sostanze non vengono solo somministrate a insaputa di chi le assume, ma vengono sperimentate consapevolmente a scopo ricreativo, come nel caso mediatico che ha coinvolto Luca Morisi, ex social media manager di Matteo Salvini: sebbene l’utilizzo fosse pienamente libero da parte di tutti i participanti al festino, infatti, per riferirsi al caso i giornali hanno utilizzato a più riprese l’espressione “droga dello stupro”.

Dall’altro, utilizzare il termine “droga dello stupro” per riferirsi esclusivamente a questa tipologia di sostanze rischia di creare una percezione alterata dell’effettiva frequenza di somministrazione nei casi di stupro e una sottovalutazione delle altre sostanze che vengono utilizzate nei casi di violenza sessuale e che vedono come attori principali alcool, cannabinoidi, cocaina, benzodiazepine e anfetamine.

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