I pericoli del distanziamento sociale e del non incontrarsi di persona

La pandemia da Covid-19 ci ha costretto a stravolgere completamente le nostre abitudini, e con esse, a vivere relazioni e rapporti a distanza, ma il distanziamento sociale e l'isolamento che stiamo tuttora vivendo possono mettere a rischio il nostro benessere mentale, troppo spesso sottovalutato, soprattutto in questo difficile momento.

Quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo da tempo è senza dubbio uno stravolgimento epocale senza precedenti che ci ha costretti a rivedere in modo drastico abitudini che abbiamo sempre dato per scontato. Il distanziamento sociale e fisico a cui siamo stati relegati, e che ancora rappresenta una parte fondamentale della attuale realtà, ci ha però resi consapevoli di quanto una vita senza relazioni sia non solo innaturale e incompatibile con la nostra natura, ma anche dannosa, soprattutto in termini psicologici.

Ecco i motivi, i rischi che stiamo correndo e i nuovi metodi di sopravvivenza che stiamo mettendo in atto in attesa di riconquistarci la nostra vita, fino all’ultimo pezzetto.

Il distanziamento sociale

Il termine distanziamento sociale è diventato all’improvviso una regola con lo scoppio della pandemia da Covid-19 e ha imposto in tutto il mondo l’isolamento nella propria casa in alcuni periodi in cui le misure si sono fatte più rigide e la necessità di stare il più lontano possibile dagli altri per prevenire ed evitare la diffusione del contagio.

Il contatto fisico, gli abbracci, persino le strette di mano e le pacche sulle spalle sono state momentaneamente sospese e lo stesso uso della mascherina ci ha tolto il piacere di guardare le espressioni sui volti degli altri e godere anche di un semplice sorriso.

Ma di fatto, quello di cui stiamo parlando è un distanziamento di tipo fisico, sebbene, specie all’inizio dell’emergenza, i termini utilizzati fossero perlopiù distanziamento sociale e isolamento. L’osservazione può sembrare un dettaglio poco rilevante ma è ben più di una sfumatura linguistica, come vedremo meglio di seguito. Del resto, se non avevamo, e non abbiamo ancora, il contatto di persona, possiamo almeno contare sulla comunicazione online, via telefono o video, ed è proprio questa forma di socialità che ci consente di mantenere relazioni e legami, che mai come in questo momento sono diventate preziose.

Distanziamento sociale o distanziamento fisico?

Poco dopo lo scoppio della pandemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha iniziato a usare l’espressione “distanziamento fisico” al posto di “distanziamento sociale”. La scelta è stata spiegata in un briefing del 20 marzo 2020 dall’epidemiologa dell’OMS Maria Van Kerkhove:

Se mantenere una distanza fisica è assolutamente essenziale, ciò non significa che socialmente dobbiamo disconnetterci dai nostri cari, dalla nostra famiglia. La tecnologia, in questo momento, è così avanzata che possiamo rimanere connessi in molti modi senza essere fisicamente nella stessa stanza o essere fisicamente nello stesso spazio. Stiamo cambiando espressione di proposito perché vogliamo che le persone rimangano ancora connesse.

L’utilizzo del termine “distanziamento sociale” alludeva, anche se inconsciamente, alla necessità di un isolamento totale, trascurando invece un aspetto essenziale: l’importanza della connessione per tutelare il benessere psicologico e mentale delle persone, anche se costrette a stare a distanza.

Lo conferma anche Martin W. Bauer, professore di psicologia sociale e metodologia di ricerca alla London School of Economics, che ha accolto con favore il cambiamento di terminologia dell’OMS:

Ho pensato subito che questa fosse una scelta linguistica infelice. La distanza fisica si misura in metri o centimetri. È la distanza geografica dalla persona A alla persona B, mentre la distanza sociale è una misura della distanza attraverso i confini sociali. In questi strani tempi del virus, vogliamo una chiara distanza fisica (minimo due metri), ma allo stesso tempo, vogliamo che le persone rimangano vicine le une alle altre socialmente.

Le conseguenze del distanziamento sociale

Mentre ci occupavamo di salvaguardare la nostra salute fisica, abbiamo rischiato di trascurare o mettere a rischio la nostra salute psicologica e mentale. L’isolamento e il distanziamento possono infatti provocare pesanti effetti sulla psicologia degli esseri umani, considerata la loro innata natura sociale.

Stravolgere all’improvviso le abitudini e ritrovarsi senza contatti con l’esterno può provocare una importante regressione in percorsi di cura e riabilitazione, soprattutto nei casi di problematiche di tipo cognitivo e psicologico. Allo stesso modo, può disabituare alla socialità, soprattutto nei soggetti più fragili e vulnerabili, inducendoli a chiudersi in se stessi, in uno stato di solitudine e incomunicabilità.

Questo è quanto afferma in proposito Nicholas Christakis, sociologo presso l’Università di Yale:

La pandemia da coronavirus che si sta diffondendo su scala globale ci obbliga a sopprimere i nostri impulsi evolutivi legati alla connessione con i nostri simili, dal vedere gli amici al toccarci a vicenda. Le pandemie sono particolarmente impegnative per il genere umano, perché pregiudicano la nostra capacità di cooperazione e la nostra tendenza a socializzare.

Un’analisi del 2015 condotta da Julianne Holt-Lunstad, psicologa e ricercatrice della Brigham Young University, ci dice che, se protratto per lunghi periodi di tempo, l’isolamento sociale può aumentare il rischio di una serie di problemi di salute, tra cui malattie cardiache, depressione, demenza e persino la morte. Più precisamente, la ricercatrice ha sostenuto che l’isolamento sociale cronico aumenta il rischio di mortalità del 29% in determinati soggetti.

Gli studi di Holt-Lunstad hanno poi dimostrato che i contatti sociali possono attenuare le conseguenze e gli effetti dello stress, come da lei stessa dichiarato:

Il solo sapere che hai qualcuno su cui puoi contare in caso di bisogno è sufficiente a smorzare alcune di queste risposte anche se quella persona non è fisicamente presente.

Chris Segrin, uno scienziato comportamentale dell’Università dell’Arizona, ha sottolineato come momenti di emergenza e difficoltà possano essere particolarmente rischiose per alcune categorie di persone:

Le persone che già soffrono di problemi come ansia sociale, depressione, solitudine, abuso di sostanze o patologie croniche sono ovviamente molto più vulnerabili in periodi come questo.

Tra le categorie più a rischio ci sono anche gli anziani, come dimostra un recente rapporto della National Academy of Sciences che annovera tra le ragioni di una maggiore difficoltà di adattamento, la lontananza dai cari, la presenza di una malattia cronica o di deficit sensoriali, come la perdita dell’udito che possono rendere più difficile l’interazione attraverso supporti tecnologici.

Nonostante moltissimo possano fare questi tipi di comunicazione, soprattutto in momenti come questi, Segrin ribadisce però come non possano sostituire del tutto le interazioni dal vivo, per una ragione precisa, che ha proprio a che fare con la presenza fisica e il linguaggio del corpo, illeggibile attraverso uno schermo di un dispositivo elettronico:

Quando interagiamo con altre persone, molto del significato trasmesso tra due persone non è in realtà trasmesso nelle parole effettive, ma nel comportamento non verbale.

L’importanza delle relazioni sociali

Quasi come uno scherzo del destino, il tema dell’importanza delle relazioni sociali e degli effetti positivi sulla vita e la salute delle persone, è stato trattato poco prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, nel gennaio 2020, nel libro di Marissa King, dal titolo Social Chemistry: Decoding the Patterns of Human Connection.

Secondo King, professoressa di comportamento organizzativo alla Yale School of Management, il networking avrebbe infatti un notevole impatto sulla nostra vita professionale e personale, ma, nella sua analisi, si sofferma sul concetto di qualità delle relazioni:

La nozione che spesso sentiamo secondo la quale sarebbe la dimensione della nostra rete a contare o il numero di persone che conosciamo, è semplicemente sbagliata. Ciò che è molto più importante del numero di persone è la forza e la qualità delle nostre connessioni sociali.

Per King, infatti, connessioni di alta qualità sono in grado di potenziare il funzionamento cognitivo, la resilienza emotiva e favorire una maggiore soddisfazione sul lavoro e nella vita. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che l’assenza di relazioni sociali soddisfacenti può influire su uno stato di salute negativo e incidere sulla probabilità di morire prematuramente, quasi come l’obesità e il fumo.

L’amore ai tempi del distanziamento sociale

Il distanziamento fisico e l’isolamento cui siamo stati costretti per molto tempo hanno poi inevitabilmente modificato le relazioni amorose e gli appuntamenti. Sebbene l’intimità fisica e il contatto siano fondamentali, il mondo delle app di incontri e la comunicazione tecnologica hanno in parte supplito a queste mancanze, regalandoci la possibilità di condividere e vivere nuove connessioni, anche se prevalentemente virtuali.

E proprio le app di incontri hanno registrato in questo periodo cifre ai massimi storici, segno della necessità urgente di condivisione e bisogno di intimità, anche a distanza. Il 29 marzo, ad esempio, Tinder, la più famosa app di incontri al mondo, ha raggiunto un record storico con 3 miliardi di swipe, l’azione alla base del meccanismo della piattaforma che consente di mostrare apprezzamento o al contrario “declinare l’invito” degli incontri capitati sulla app. Si tratta del risultato più alto dal momento della sua creazione.

Match, il gruppo che possiede Tinder, Hinge e OKCupid, ha dichiarato che ad aprile lo scambio di messaggi sulle tre app è aumentato del 27% rispetto all’ultima settimana di febbraio. In particolare Hinge ha visto un picco del 30% nei messaggi inviati sulla sua app e un aumento dell’83% nei download complessivi.

E le stesse app di incontri si sono dovute adattare al periodo particolare, implementando nuove funzionalità che si muovono nella direzione di una migliore garanzia di sicurezza e che senza dubbio verranno mantenute anche in futuro in condizioni di normalità. Molte di loro hanno infatti introdotto una funzione che permette di fare videochiamate direttamente all’interno della piattaforma, una skill che consente di mettersi in contatto senza doversi necessariamente scambiare i numeri di telefono

Fino a pochi mesi fa sarebbe stato impensabile videochiamare o chiamare una persona conosciuta su una app per incontri, dove in genere ci si scambiava messaggi e si organizzavano appuntamenti dal vivo. Ma, come sostiene Elie Seidman, amministratore delegato di Tinder, la situazione emergenziale in cui ci troviamo ha di fatto soltanto accelerato un processo già in corso, che si sarebbe naturalmente verificato, considerato che gli utenti più giovani sono sempre più a loro agio nell’usare app e social network come luoghi in cui conoscersi e frequentarsi.

Lo conferma anche Logan Ury, direttore della scienza delle relazioni di Hinge:

In base ai risultati della nostra ricerca Hinge Labs, gli appuntamenti in video chat sono destinate a restare. La maggior parte dei nostri utenti che hanno provato gli appuntamenti virtuali dicono che li utilizzeranno come parte del loro processo di incontri anche in futuro, quando torneremo alla normalità. Gli utenti ci dicono inoltre che la video-chat funziona come una sorta di controllo delle vibrazioni’, qualcosa che conferma se c’è chimica e li aiuta a sentirsi più a loro agio poi in un eventuale incontro di persona.

Le conseguenze degli incontri online

Questo cambiamento di scenario, seppure rappresenti in parte un inevitabile impoverimento, ha anche portato a degli aspetti positivi, soprattutto perché ci ha costretti a ripensare modelli e comportamenti e ha suscitato in noi un maggiore senso di empatia e solidarietà.

Uno di questi aspetti è la diminuzione del fenomeno del ghosting, che spinge una persona a chiudere tutte le comunicazioni con il partner senza preavviso o motivazioni. In particolare si è registrata una riduzione del 27% del fenomeno tra gli utenti del sito di incontri Hinge rispetto al periodo precedente alla pandemia.

Il proliferare di incontri online e l’impossibilità di vedersi ci ha poi forzatamente costretti a sperimentare il cosiddetto “slow love, un nuovo metodo di frequentazione e corteggiamento, basato su ritmi più lenti e consapevoli, che ha risvegliato il piacere di connessioni mentali ed emotive, in un tempo in cui la fisicità era praticamente bandita. Il fenomeno, che riporta ad atmosfere romantiche e d’altri tempi, è stato ribattezzato dal sito di incontri eHarmony “Darcying” in onore del protagonista maschile del romanzo di Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Mr Darcy, appunto.

Il difficile periodo che stiamo vivendo ha poi avuto il merito di metterci di fronte alle priorità e di ricordarci il piacere della condivisione, spingendo molti ad interrogassi con sincerità sulle proprie scelte di vita: più della metà degli utenti di Hinge – circa il 52% – ha infatti dichiarato di essere pronta per una relazione seria e a lungo termine, mentre il 51% degli utenti ha affermato di essere più onesto con se stesso e con i propri sentimenti.

L’impossibilità di vedersi, come ovvio, ha però generato problemi di comunicazione, incomprensioni e portato a chiusure drastiche e improvvise, spesso sancite di fronte a uno schermo o per telefono. È proprio in questo periodo, ad esempio, che nasce lo Zumping, la chiusura di una relazione via Zoom, una delle piattaforme online più usate del momento. Un nome coniato dalla scrittrice Julia Moser, lasciata tramite la piattaforma in pieno periodo di pandemia.ì

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