Non è raro sentire un bambino balbettare, eppure questo piccolo disturbo è spesso causa di disagio e di imbarazzo, perché capita che chi soffre di balbuzie diventi oggetto di prese in giro e derisione da parte dei compagni di scuola, ad esempio. Un comportamento antipatico e stupido, che finisce con il far sentire “sbagliato” il bambino e lo porta talvolta a chiudersi in se stesso, rendendogli difficile la socializzazione e l’apertura con gli altri.

Eppure, come detto, la balbuzie è tutt’altro che rara e men che meno incurabile; un esempio celebre? Vi basti pensare che, da bambino, come da lui stesso dichiarato, balbuziente era Paolo Bonolis. Certamente occorre compiere un lavoro mirato che aiuti a correggere il difetto, e non lasciarsi scoraggiare di fronte alle prime, inevitabili difficoltà. Per conoscere il proprio “nemico” è importante prima di tutto parlarne, e capire che non si è da soli a combatterlo.

Cos’è la balbuzie

Parliamo di un disordine del linguaggio in cui vengono ripetute involontariamente sillabe o parole, si prolungano certi suoni o ci si blocca o si esita durante la conversazione. Si tratta, quindi, di un’alterazione del versante elocutorio, detto anche disfluenza verbale, in cui chi ne soffre non può esprimere correttamente un pensiero o un concetto, nonostante nella sua mente sia formulato perfettamente, perché non è in grado di trovare i “tempi giusti” per esprimersi durante il dialogo.

Le cause della balbuzie

Sono pressoché sconosciute, anche se si ritiene abbiano origini neurofisiologiche. La sua comparsa avviene generalmente tra i 3 i 6 anni, più raramente da adolescenti e adulti, e può manifestarsi in situazioni come il canto o la ripetizione di un testo appreso a memoria.

Se in una prima fase, quella della prima infanzia, la balbuzie può essere facilitata da fattori genetici ed emotivi che vanno a influire in maniera negativa sullo sviluppo (isolamento sociale, mancanza di affetto, situazione familiare spiacevole) nell’età adulta essa è conseguenza di eventi neurologici, come ictus, traumi cranici, tumori cerebrali, oppure l’utilizzo di droghe o il verificarsi di situazioni particolarmente drammatiche (lutti, fine di una relazione).

Infine, al disturbo contribuiscono carenza di sonno, ansia e una bassa autostima.

I dati della balbuzie

Come detto parliamo di un fenomeno tutt’altro che raro, e di cui anzi negli ultimi anni si parla sempre più spesso, proprio per togliere quello stigma che ancora coinvolge chi ne soffre; nel nostro Paese, ad esempio, negli ultimi 10 anni i casi sono cresciuti dell’8%, soprattutto per via di un’attenzione maggiore verso il disturbo, come è emerso dal primo convegno italiano sui disturbi della fluenza verbale, nell’ottobre del 2019.

L’aumento dei casi non è causato da fattori esterni (o comunque di questo non vi è alcuna evidenza al momento) ma dal miglioramento delle conoscenze di un fenomeno multifattoriale, che coinvolge nella diagnosi tutte le categorie professionali sanitarie impegnate su questo fronte, soprattutto i logopedisti – ha spiegato Tiziana Rossetto, logopedista e presidente della FLI (la federazione dei logopedisti) – C’è insomma maggiore competenza e conoscenza del fenomeno. Negli scorsi decenni i bambini disfluenti e balbuzienti venivano considerati ‘stupidi’, stigmatizzati, lasciati soli, esclusi da scuola. Oggi vengono diagnosticati immediatamente e aiutati non solo a scuola, ma anche a casa.

Alte sono però anche le possibilità di recuperare fluidità nel linguaggio, attorno al 75%, se la balbuzie viene trattata al primo insorgere, ovvero prima dei 7 anni, mentre diminuiscono gradualmente man mano che si sale con l’età.

In generale, la balbuzie, tra i disturbi più frequenti del linguaggio, incide nella popolazione mondiale tra lo 0,72% e l’1%, ed è presente in ogni etnia e cultura. In Italia la balbuzie interessa circa un milione di persone (1,7% della popolazione), di cui 150 mila minori, con maggiore incidenza sul sesso maschile. Ne soffre il 17% dei bambini, mentre tra uomini e donne il rapporto è di 4:1, tra ragazzi e ragazze di 2:1. C’è un dato, estremamente rilevante, che riguarda gli episodi di bullismo: ben il 68% dei giovani balbuzienti rischia di esserne vittime.

Le conseguenze psicologiche della balbuzie

Il 50% degli adulti balbuzienti manifesta un disturbo d’ansia, generalmente ansia o fobia sociale. Inoltre, presentano tutti dei tratti comuni, quali introversione, depressione e sentimenti di colpa o vergogna, dovuti all’impossibilità di gestire l’ansia.

A livello emotivo, il balbuziente può sviluppare rabbia nei confronti di se stesso, ma anche un’aggressività celata verso gli altri, vergogna e, di conseguenza, una bassa autostima, uno scarso senso di autoefficacia; può facilmente dimostrare di rinunciare alle situazioni e fuggire da situazioni che per lui rappresentano fonte di stress.

Per quanto riguarda i bambini, è sicuramente con l’ingresso nella scuola elementare che questi ultimi prendono coscienza del disturbo, anche se i condizionamenti sociali cominceranno ad avvertirsi soprattutto nella prima adolescenza, incidendo inevitabilmente sulla considerazione di sé. Molte delle persone che presentano il disturbo tendono a viverlo come un tabù, e perciò rimandano anche le terapie che, invece, potrebbero aiutarle moltissimo nella sua risoluzione.

Cosa fare con un bimbo balbuziente

La parola d’ordine è sicuramente una: pazienza. La prima cosa da fare è infatti cercare di mettere il bambino a proprio agio, per far sì che avverta meno ansia nel parlare. I genitori devono essere attenti a fornire un modello verbale che il bambino possa facilmente riprodurre, e quindi essere dei buoni comunicatori: non anticipate il suo pensiero, terminando per lui il concetto che sta esprimendo; non incalzatelo con espressioni come “Dai, su!” o “E allora?”. Mostrate di provare interesse per ciò che sta dicendo, e non per come lo sta facendo.

Evitate frasi come “Parla lentamente”, “Respira profondamente”, “Rilassati”, che non sono effettivamente di aiuto.

Ovviamente, il ricorso a logopedisti potrebbe aiutare notevolmente il bambino balbuziente, grazie ad alcune tecniche mirate e naturalmente personalizzate in base al livello di criticità del disturbo; fra queste, figurano tecniche di respirazione e di instaurazione della fluenza; rilassamento; desensibilizzazione sistematica; terapia cognitiva e training assertivo, ma anche tecniche per migliorare l’autostima, come la terapia centrata sul riconoscimento, l’accettazione e la gestione delle emozioni.
La ricerca ha distinto tre tipi diversi di balbuzie, in base ai quali adattare ovviamente il trattamento migliore: si ha infatti la

  • balbuzie clonica, caratterizzata dalla ripetizione di parti della parola, interne, iniziali o finali.
  • balbuzie tonica, in cui si assiste ad un vero e proprio blocco della parola.
  • balbuzie mista, che si caratterizza appunto come  un misto tra le due forme precedenti.

Cosa significa essere balbuziente raccontato da chi lo è

Per capire cosa significhi, per una persona che ne soffre, essere balbuziente, vi invitiamo a leggere questo post di Stephen, balbuziente e oggi Speech Language Pathologist, ovvero esperto di comunicazione che cerca, anche attraverso il suo account Instagram, di fornire preziosi consigli e aiuto agli altri balbuzienti.

PERCHÉ FACCIO QUELLO CHE FACCIO, MI CHIEDETE?
Ecco una lista di cose che possono essere impegnative (o addirittura pietrificanti) per una persona che balbetta (almeno per me):
Ordinare da Starbucks.
Chiedere aiuto per trovare qualcosa al supermercato.
Fare due chiacchiere accanto a qualcuno sull’aereo.
Dire il proprio nome quando ci si presenta.
Ordinare qualsiasi cosa in italiano (Macaroni Grill infesta ancora i miei incubi)
Dire i nomi dei vostri figli.
Alzare la mano per rispondere a una domanda in classe.
Leggere a voce alta.
Dire il nome del college che si frequenta.
Chiamare per contestare una multa.
Fare due chiacchiere con i conoscenti a pranzo.
Dire piccolezze come “Grazie” e “Prego”.
Fare un discorso in classe di inglese su The Great Gatsby.
Spiegare come funziona un nuovo gadget che avete ricevuto per Natale.
Lasciare un messaggio in segreteria all’ufficio del vostro medico.
Indicare la data di nascita in modo da poter ritirare la nuova prescrizione sul sito della farmacia.
Ordinare il tuo gusto di gelato preferito.
Chiedere dove si trova il camerino in un qualsiasi negozio di abbigliamento.
Chiedere un avviso quando si è stati fermati per eccesso di velocità.
Raccontare la vostra giornata.
Leggere un libro a vostro figlio
La balbuzie è tutto il giorno, ogni giorno,  gente. Può consumarti. Può essere schiacciante e non finisce mai.
E non c’è nessuno che si senta come io mi sentivo ogni secondo da bambino.
Ecco perché sono arrivato qui nel novembre 2018 e ho iniziato a condividere ciò che ha funzionato per me, sia come persona balbuziente che come SLP.

Oggi siamo più di 20 mila a seguire il mio viaggio, e non ho intenzione di fermarmi presto!

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