Come fare autoanalisi e il beneficio di 'parlare con sé stessi'
Tramite l'autoanalisi è possibile acquisire una maggiore consapevolezza di sé stessi scavando nella propria sfera emotiva.
Tramite l'autoanalisi è possibile acquisire una maggiore consapevolezza di sé stessi scavando nella propria sfera emotiva.
L’inconscio è la parte più remota della mente nella quale si annidano i ricordi rimossi, le esperienze segnanti e più in generale qualsiasi pensiero che in apparenza non ci appartiene ma che si rivela nelle azioni che si compiono quotidianamente e delle quali molto spesso non si ha coscienza (alcune manifestazioni sono scatti d’ira, tic, lapsus, amnesie o gesti involontari). L’autoanalisi viene definita dallo Psychology Dictionary come:
Esplorare il sé per comprendere meglio i pensieri e le emozioni personali. Il tentativo di applicare i principi psicoanalitici per studiare il proprio comportamento, i propri sentimenti e le proprie pulsioni.
La psicologa tedesca Karen Horney, che mise in discussione alcuni punti di vista dell’approccio freudiano, scrisse un libro dal titolo Self-Analysis pubblicato nel 1942 e ristampato successivamente anche in tempi recenti. Il testo affronta diversi aspetti dell’autoanalisi e fornisce suggerimenti su come praticarla. Per Karen Horney l’autoanalisi ruota attorno a 3 punti cardine:
Dal suo punto di vista, tecniche come la libera associazione e l’analisi dei sogni potevano essere esaminate per trovare un significato, soprattutto se evocavano emozioni. Un’altra tecnica consisteva nel cercare le contraddizioni e le esagerazioni nelle reazioni agli eventi quotidiani in quanto esse forniscono indizi preziosi su motivazioni e conflitti interiori.
La psicologa precisa come sia importante non biasimarsi o colpevolizzarsi durante il processo di autoanalisi, perché l’obiettivo è solo quello di capire cosa si ha dentro, perché anche se i propri conflitti sono difficili da sradicare, di solito si vive meglio dopo averli compresi. Questo è il motore che spinge la persona al cambiamento, sia nelle interazioni con gli altri che nei confronti di sé stesso.
L’autoanalisi può portare diversi benefici se praticata quotidianamente e con costanza nel lungo periodo:
Per fare autoanalisi è necessario porsi delle domande e il dottor Lino Fuso, psicologo e psicoterapeuta specializzato in psicodiagnostica clinica e giuridica, in un suo articolo riporta degli esempi utili: il processo di autoanalisi può partire interrogando le proprie emozioni: Come mi sento? Triste? Arrabbiato? Di cosa ho paura?; il secondo step è rappresentato dall’analisi situazionale potenzialmente causa dello stato emotivo: Qual è l’evento scatenante del mio disagio, di quello stato emotivo? Quando e dove mi succede? C’è qualcun altro con me in quelle circostanze?
E proprio con quest’ultima domanda che si passa ad affrontare la sfera delle relazioni: In che modo il relazionarmi con gli altri influisce sui miei comportamenti ed emozioni? Cos’è che rende problematico il rapporto con il mio partner/colleghi/figli/ecc…?
Interrogarsi anche sui propri pensieri e desideri è importante, ecco alcuni esempi di domande: Ho forse delle aspettative deluse? Cosa sto chiedendo a me stesso? Cosa sto chiedendo agli altri? Cosa vorrei ma non riesco ad ottenere? Cos’è insoddisfacente per me in questa determinata situazione e con queste persone?
A conclusione del processo di autoanalisi bisogna prendere in esame anche il proprio comportamento: Come sto gestendo questo problema? Il mio disagio è forse legato ad alcune mie abitudini? Cosa dovrei fare per affrontare questo problema?
Un modo funzionale e spesso consigliato di raccogliere tutte le risposte a queste domande è sicuramente quello di metterle nero su bianco. Scrivere un diario infatti stimola la memoria facilitando l’insorgere dei ricordi attraverso un processo lento e riflessivo che aiuta a chiarire le idee. Inoltre rappresenta un’utile valvola di sfogo per esternare liberamente i propri pensieri ed emozioni senza sentirsi giudicati. Ecco perché è possibile fare autoanalisi anche solo partendo da un ricordo o un pensiero e lasciarsi andare al flusso di coscienza.
Esaminare i propri sogni è un altro modo di fare autoanalisi in quanto l’inconscio si esprime liberamente quando la nostra razionalità e il controllo che manteniamo durante la veglia vengono abbandonati. Cercare di capire il significato di azioni e reazioni in apparenza assurde, può rivelare molto sul proprio stato emotivo e sul periodo che si sta vivendo.
Nonostante l’autoanalisi sia un ottimo modo per conoscersi meglio ed entrare in contatto profondo con sé stessi, trattandosi comunque di una metodologia “fai da te” presenta delle criticità. In un articolo scritto da Tomothy D. Wilson ed Elizabeth Dunn pubblicato su Annual Review of Psychology viene approfondito il tema:
Secondo quanto riportato dai due ricercatori la ragione più comune che causa il fallimento o comunque l’efficacia ridotta dell’autoanalisi sarebbe da ricondurre al fatto che le persone sono motivate a mantenere alcuni pensieri e sentimenti al di fuori della coscienza, di solito perché sono sgradevoli o ansiogeni. I tentativi di evitare i pensieri indesiderati è una delle idee centrali della psicoanalisi, che sostiene l’esistenza di un vasto deposito di pulsioni infantili che vengono attivamente tenute fuori dalla consapevolezza.
Un altro limite all’efficacia dell’autoanalisi risiede nel fatto che si tende a distorcere i propri comportamenti e pensieri a causa di preoccupazioni legate all’auto-rappresentazione. Quindi quella che prende la forma di una discordanza tra chi si pensa di essere e chi si è realmente è una distorsione dovuta al fatto che spesso vengono sfruttati inconsciamente processi mentali inaccessibili all’autoanalisi.
Collegato all’auto-rappresentazione di sé stessi è l’interpretazione errata di ricordi, sogni e manifestazioni emotive. La tendenza a formulare spiegazioni “comode” e corrispondenti a come si percepisce la propria persona possono sfociare in interpretazioni fallaci, non oggettive, che ricalcano la coerenza della rappresentazione personale.
Alla luce di queste criticità risulta fondamentale la guida di uno psicologo che possa da un lato fornire dei suggerimenti e dall’altro guidare all’analisi e all’interpretazione delle esternazioni. Inoltre chi soffre di vere e proprie patologie psichiatriche necessiterà di un supporto maggiormente strutturato e specifico da parte del professionista per poter riscontrare dei miglioramenti tangibili nel tempo.
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
Cosa ne pensi?