Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8 nell’arco della vita. I dati di Nastro Rosa, associazione di AIRC che si occupa proprio di cancro mammario e di prevenzione, parlano di numeri sempre a livelli allarmanti, anche se la buona notizia è che, negli ultimi vent’anni, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è stata in costante aumento ed è passata dall’81% all’87%.

Fare informazione ed educazione sull’argomento rimane di un’importanza estrema soprattutto nell’opera di prevenzione, che il più delle volte si dimostra fondamentale per riuscire a combattere la malattia. Familiarità, stile di vita, esami e autopalpazione: gli elementi per conoscere al meglio questo nemico terribile e poterlo affrontare a viso aperto sono tanti e tutti da conoscere affinché la lotta possa avere esito positivo.

I dati del tumore al seno in Italia

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Secondo gli ultimi dati AIRTUM ricavati dai Registri tumori italiani, riportati sul sito di Nastro Rosa, il tumore al seno è il più frequente nelle donne in Italia (anche se abbiamo visto che neppure gli uomini ne sono immuni), ed è infatti responsabile di 3 casi di cancro su 10 tra le donne. Si stima che nel 2016 in Italia ne siano stati diagnosticati oltre 50.000 e benché come abbiamo accennato la percentuale di sopravvivenza sia arrivata, fortunatamente, all’87%, lo screening resta un passo indispensabile per riuscire a prendere in tempo la malattia.

Nel 5/7 % dei casi il tumore al seno è ereditario e un quarto di questi è caratterizzato dalla presenza di mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2; tuttavia, il fattore di ereditarietà è solo uno di quelli che mette a rischio il soggetto, che spesso fatica a capire che si tratta comunque e sempre di un calcolo delle probabilità: un alto rischio non equivale a dire che certamente ci si ammalerà, così come chi lo ha basso non può essere del tutto sicuro di non ammalarsi mai. Nel caso del cancro, inoltre, la ricerca dei fattori di rischio si complica ulteriormente perché, tranne rarissimi casi, non è possibile imputare alla malattia una singola causa: in genere infatti sono molteplici gli elementi che intervengono, ad esempio i geni ereditati dai genitori, l’ambiente in cui si vive, le scelte che si fanno anche rispetto agli stili di vita seguiti. Per questo è molto importante essere informati su quali sono i fattori di rischio di tumore al seno e fare degli screening periodici.

6 cose da sapere sul tumore al seno

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Un utilissimo test proposto da nastrorosa.it aiuta a capire molte cose importanti sul tumore al seno.

1. Non c’è nessuna condizione che metta al sicuro totalmente

Non esiste una condizione che metta assolutamente al sicuro dal rischio di un tumore mammario. È vero che il tumore al seno tende a manifestarsi con più frequenza nella donne dopo la menopausa, ma questo non significa che anche quelle molto giovani, soprattutto in presenza di una predisposizione genetica familiare, non possano essere considerate a rischio. Ugualmente, anche se è più raro, il tumore si può sviluppare nella ghiandola mammaria maschile: in Italia, secondo i dati raccolti da AIRTUM,  ci sono circa 500 casi l’anno di tumore al seno maschile. Pure la mastectomia totale bilaterale, ossia l’asportazione del tessuto mammario di entrambi i seni, che si prende in considerazione nei casi in cui il rischio di ammalarsi è considerato molto elevato, non esclude del tutto il rischio, poiché è possibile che rimangano in sede piccoli frammenti di tessuto mammario nei quali potrebbe svilupparsi la malattia.

2. Il rischio aumenta se ci sono casi in famiglia

Per famiglia parliamo di consanguinei, quindi sono esclusi i parenti del partner o il partner stesso; il rischio aumenta se c’è familiarità, ovvero si sono verificati uno, due o più casi tra i parenti stretti (genitori, fratelli, figli) in età giovanile. La presenza di casi di cancro in famiglia con legami di secondo grado (zii, nipoti, nonni) è da considerarsi molto meno frequente. Allo stesso modo un tumore al seno comparso in una madre o una sorella dopo i 50 anni  non indica necessariamente un aumento del rischio.  È senz’altro più importante segnalare un caso in età giovanile, o due o più casi tra familiari stretti manifestatisi dopo la menopausa.

3. I test genetici per la ricerca di mutazioni del BRCA1 e BRCA2 aiutano a riconoscere anche la predisposizione per il tumore all’ovaio

Le due più frequenti mutazioni responsabili del tumore al seno, BRCA1 e BRCA2, sono legate anche a un maggior rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio; quest’ultimo colpisce mediatamente quasi 4 donne su 10 con mutazione in BRCA1, meno di 2 su 10 con mutazione in BRCA2. Dal 45 al 90% delle donne che presentano almeno una di queste mutazioni avranno un tumore al seno nel corso della propria vita. Negli uomini, invece, la mutazione BRCA2 favorisce il tumore alla prostata, raramente quello alla mammella. Insomma entrambe le mutazioni e in entrambi i sessi sono corresponsabili di altri tipi di tumore. I test genetici sviluppati negli ultimi anni richiedono una goccia di sangue, e riescono così a individuare la presenza di una mutazione che predispone al tumore al seno. Benché possano essere acquistati anche online, si invita a diffidare di questa modalità, che non fornisce garanzia di attendibilità e richiede comunque l’interpretazione di un medico. L’esame è semplice e non invasivo, ma deve comunque essere preceduto da un counselling genetico, ovvero un colloquio approfondito con uno specialista.

4. L’allattamento al seno riduce il rischio

Le gravidanze, soprattutto se avute prima dei 24-30 anni di età, e l’allattamento prolungato al seno, durante il quale la prolattina contrasta l’azione degli estrogeni, hanno un’azione di riduzione del rischio. Ma val la pena ricordare che molti tumori al seno sono sensibili alla stimolazione proveniente dagli ormoni sessuali, ecco perché la malattia è più frequente tra le donne le cui ghiandole sono state esposte a questo fattore più a lungo nel corso della loro vita: mestruazioni precoci (prima dei 12 anni di età) così come la menopausa tardiva (oltre i 55 anni) sono potenziali fattori di rischio.

5. Cosa aumenta il rischio (in percentuali minime)

Gli ormoni assunti a scopo anticoncezionale, come la pillola, o per il trattamento dei sintomi della menopausa possono aumentare leggermente il rischio di tumore al seno, rapportati ai dosaggi e al tempo dell’assunzione. Per quanto riguarda la pillola anticoncezionale, se il suo uso per oltre 5-10 anni aumenta minimamente il rischio di tumore al seno, svolge un’azione protettiva per quanto riguarda l’ovaio.

6. Lo stile di vita per non aumentare il rischio

Fumare, è risaputo, aumenta notevolmente il rischio di sviluppare tumori; in generale, comunque, è bene improntare il proprio stile di vita alla salute e al benessere, eliminando del tutto o riducendo al minimo l’assunzione di alcol, incrementando il consumo di frutta e verdura e svolgendo una regolare attività fisica (almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana). Gli studiosi stanno ancora invece dibattendo sull’incidenza dell’elevato consumo di carne rossa sul manifestarsi del tumore al seno, assodato che quantità eccessiva aumentino il rischio di sviluppare cancri all’intestino.

Ecco infine chi contattare per fare prevenzione

Informazioni di servizio per la prevenzione

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Poiché la prevenzione è di importanza vitale per curare il tumore al seno, moltissime associazioni italiane promuovono campagne di sensibilizzazione e di informazione a tal proposito, anche attraverso screening gratuiti in determinati periodi dell’anno.

Il numero verde AIRC per avere informazioni sulla prevenzione è 800.350.350, e per ogni informazione si può consultare il sito alla pagina riguardante la prevenzione.

Sul sito Lilt, invece, è possibile cercare ambulatori nella propria regione di appartenenza per richiedere uno screening e prenotare visite.

Komen Italia ha invece organizzato la Carovana della Prevenzione, un nuovo progetto ideato in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli che offrirà gratuitamente, per tutto il mese di ottobre 2017, prestazioni cliniche e diagnostiche di prevenzione, soprattutto alle categorie più disagiate, su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa è partita da Brescia il 1° ottobre e andrà avanti per 28 giornate itineranti offrendo mammografie, ecografie mammarie, ecografie ginecologiche e Pap test, visite cliniche, consulenze specifiche ed esami diagnostici di prevenzione secondaria per altre patologie femminili, attualmente non coperte da programmi di screening del Sistema Sanitario Nazionale. Qui il link per scoprire le tappe del progetto.

Sul sito ANT è possibile prenotare visite sia registrandosi online che, in caso di difficoltà o per prenotare visite per figli minorenni, telefonando allo 051.7190170 o scrivendo una mail a visite.prevenzione@ant.it. Sullo stesso sito sono consultabili i calendari delle visite.

La Fondazione Umberto Veronesi prosegue invece con la sua iniziativa Pink is Good, grazie a cui è possibile donare da un minimo di 10 euro in su in favore della ricerca.

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