Esattamente come accade per i muscoli del nostro corpo, anche il cervello può essere allenato. Dopo tutto se è vero che non si mette mai di imparare, è proprio grazie alle capacità del nostro cervello che questo è possibile. Ma come si fa a mantenerlo “giovane” e attivo, capace di apprendere, memorizzare e concentrarsi durante tutta la nostra vita? Con il training cognitivo.

Training cognitivo: cos’è e a cosa serve

Prima di capire cos’è il training cognitivo, però, è importante comprendere come funziona almeno in parte il nostro cervello.  Alla base del nostro pensiero e del comportamento, infatti, esistono tutta una serie di funzioni cognitive, che sono di fondamentale importanza nel processo di elaborazione e gestione delle diverse informazioni che ci vengono date e delle decisioni che prendiamo nel corso della nostra giornata.
Tra le funzioni cognitive sopra citate ci sono:

  • la capacità di concentrazione e attenzione;
  • le funzioni del linguaggio;
  • le percezioni;
  • la memoria a lungo termine e a breve termine;
  • le funzioni esecutive, come l’organizzazione, il ragionamento, la capacità di pianificare, di prendere decisione, ecc.

Il training cognitivo, quindi, o allenamento del cervello e delle sue funzioni cognitive, è proprio una sorta di terapia volta a migliorare le funzioni esecutive tramite determinate esercizi che vengono di volta in volta personalizzati. Un allenamento mentale utile a migliorare, riabilitare e potenziare le capacità cognitive, mantenendo il cervello impegnato in attività sempre nuove e diverse che lo aiutano a sforzarsi, ragionare, memorizzare e concentrarsi, potenziandone le abilità e mantenendolo attivo a prescindere dall’età. E che servono per mantenere il cervello “giovane” per rallentare il decadimento cognitivo che avviene con l’avanzare dell’età e per preservare la funzionalità celebrali, oltre a superare eventuali difficoltà o problemi legati all’apprendimento.

I vantaggi del training cognitivo

Una pratica che fa bene in ogni caso e a cui tutti dovremmo dedicarci, rallentando il fisiologico declino cognitivo a cui il cervello va incontro con l’età e mantenendo ben attive le funzioni e le abilità legate alla memoria, all’attenzione e alle abilità esecutive.

Ma non solo. Il training cognitivo, infatti, risulta essere particolarmente efficace per contrastare

disturbi specifici come la dislessia, la discalculia, i deficit dell’attenzione e la disortografia, ma anche il decadimento cognitivo causato da eventi cerebrali impattanti e traumatici come tumori cerebrali, ictus o traumi cranici e fino alle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Una tecnica che viene anche usata per contrastare il disturbo del linguaggio e i suoi sintomi, che possono manifestarsi a diversi livelli e gradi di intensità, colpendo diversi aspetti tra cui:

  • la capacità di produrre il linguaggio stesso,
  • la comprensione il linguaggio;
  • il ripetere le parole,
  • la capacità di scrittura e lettura.

Attività ed esercizi utili per il cervello

Ma quali sono gli esercizi di training cognitivo che vengono usati per andare a contrastare il decadimento cognitivo e migliorare la funzioni del cervello, mentendolo attivo e potenziando le abilità delle mente?

Si tratta essenzialmente di esercizi che possono essere più o meno facili e che possono anche essere simili a giochi, per esempio in cui è necessario ricordare la posizione di determinati oggetti o figure (come il Memory per chi ci ha giocato da piccolo). Ma anche il riconoscimento di numeri, colori, lettere, ecc.

E fino anche a specifici esercizi usati per rispondere alle esigenze di diverse fasce di età, dall’età infantile a quella adolescenziale, e fino all’età adulta e anziana. Pratiche che possono anche comprendere l’apprendimento di una nuova lingua (a prescindere dall’età) e che dovrebbero essere eseguite almeno una volta alla settimana.

I programmi di training cognitivo, infatti, si svolgono a cadenza settimanale e per circa quattro o cinque mesi, incrementando la difficoltà e degli stessi e praticando con costanza, in modo da ottenere benefici visibili e a lungo termine.

L’uso della tecnologia: opportunità e rischi

Da una parte, infatti, esistono dei veri e propri programmi creati attraverso le nuove tecnologie informatiche e il web e utili a contrastare le demenze grazie a interventi ed esercizi che agiscono su diverse sfere, come quella sociale, comportamentale, conoscitiva, mnemonica e relazionali, il cui obiettivo è quello di rallentare il declino cognitivo che sta alla base delle varie forme di malattia neurodegenerativa.

Dall’altra parte però è chiaro e provato che l’uso massiccio dei dispositivi digitali agisce sull’attenzione, sulla memoria e sugli stati emotivi, portando all’insorgenza di dipendenze, al degrado delle funzioni cognitive e perfino alla nascita di stati depressivi.

Non a caso è stato coniato il termine “digital dementia”, demenza digitale, un concetto introdotto dallo psichiatra e neuroscienziato, il dott. Spitzer, che definisce la demenza digitale come “il declino generale delle capacità mentali in termini di disturbi della memoria, dell’attenzione ed emotivi”.
L’uso della tecnologia, quindi, può essere un aiuto quanto un nemico delle nostre funzioni cognitive, tutto sta a come la si utilizza e quanto. Una tempistica che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe essere nulla nei bambini al di sotto dei due anni, e non più di due ore al giorno nei bambini più grandi e fino all’adolescenza, preservando il benessere del nostro cervello fin da giovani.

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